Gerusalemme illuminata

Viaggi

di Letizia Fargion Piattelli

Proprio in questi giorni, Shimon Peres,  durante la conferenza stampa che ha chiuso la sua visita in Grecia, ha detto: “ Noi vogliamo un mondo di turisti, non di terroristi”. Una frase d’effetto, senza dubbio, specie se si pensa al recente attentato di Burgas, o a quello sventato domenica scorsa al confine con l’Egitto… Al di là della cronaca (e della retorica), è fuori di dubbio che Israele stia investendo, e molto, nelle politiche per il turismo; e che questi investimenti, tutto sommato, stiano dando dei buoni frutti.

Turismo, per un paese come Israele (o l’Italia), significa mare, natura – anche divertimenti se pensiamo a Tel Aviv – ma significa soprattutto e innanzitutto cultura. L’amministrazione comunale di Gerusalemme, su questo fronte è molto attiva;  da diversi anni organizza eventi e manifestazioni che diversifichino le proposte culturali tradizionali e che quindi attraggano un turismo alternativo a quello che già normalmente si riversa nella città. Tra queste iniziative possiamo senz’altro indicare il Festival Internazionale della Letteratura, che ogni anno ospita scrittori e intellettuali da tutto il mondo. Quest’anno per esempio, ad aprile, sul podio di Misheknot Shaananim, oltre ai più noti Amos Oz, David Grossman e Meir Shalev c’erano anche Sayed Kashua e l’algerino Boualem Sansal (che in una recente intervista al Corriere della Sera ha ricordato come proprio quella partecipazione gli sia costata il rifiuto del “Prix du Roman Arabe”, oltre che un’accusa di tradimento…).

Ma possiamo inserire anche una manifestazione di tutt’altro genere che si è rivelata di grande attrattiva per il pubblico: il Festival delle Luci. Da quattro anni a questa parte, nel mese di giugno, Gerusalemme diventa meta di artisti provenienti da tutto il mondo, che con le loro opere luminose e colorate, per una settimana trasformano la città in un suggestivo e magico museo a cielo aperto. Le stradine della città vecchia, le antiche mura, le rovine romane, i colonnati e le piazzette, diventano lo sfondo ideale per sculture e installazioni visive. I luoghi della città, scelti per le esposizioni esaltano le opere, e queste a loro volta esaltano i luoghi, le speciali architetture, i colori – il rosa che illumina le antiche costruzioni della città all’ora del tramonto, emana un fascino da cui non si può non essere rapiti.

L’ultima edizione del Festival, lo scorso 6-14 giugno, ha visto la partecipazione di ben 30 artisti, israeliani e stranieri, che proprio in questa occasione hanno avuto modo non solo di “esporre” le loro opere in una delle cornici più suggestive al mondo, ma anche di farsi conoscere da un pubblico vasto e internazionale come quello di Gerusalemme. Così è stato quest’anno per un artista pugliese, Giuseppe Di Cagna, la cui scultura luminosa a forma di cupola di dimensioni gigantesche, è stata una delle opere più apprezzate del Festival.

Appena fuori della porta di Jaffa infatti, De Cagna ha installato una gigantesca cupola di 30 metri di diametro, realizzata con 63.000 lampade a led di innumerevoli colori, visibile da tutta la città. L’opera è diventata immediatamente meta e oggetto di curiosità per migliaia di visitatori, molti dei quali, una volta sotto quella spettacolare cupola, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di una foto ricordo e di un ballo al ritmo delle più famose canzoni italiane degli anni Sessanta e Settanta. Qualcuno dice anche che sotto la cupola italiana parecchie coppie si siano promessi amore eterno.
Vero o meno che sia, certo è che niente più dell’arte, della musica, della cultura in generale, riesce a creare ponti, a stabilire connessioni, dialoghi, talvolta persino impensabili. Proprio come, a suo modo, fa il turismo.
Nel caso di Italia e Israele quel “ponte” esiste già, ma occasioni come queste lo rendono ogni volta più saldo.