I partecipanti al viaggio di Kesher
A poche ore da Milano, una regione francese dalla storia travagliata e le cui vicende hanno condizionato anche gli ebrei. Territorio di confine con la Prussia (poi Germania), è stata alternativamente annessa dai francesi e dai tedeschi.
Un nuovo viaggio di Kesher ha riunito una folta compagine di milanesi e non solo, da domenica 14 a venerdì 19 maggio, alla scoperta dell’Alsazia ebraica. Prima meta Strasburgo, con tour dell’Alsazia settentrionale (Hanau Lichtenberg) e occidentale (Valee de la Bruche e Vosges) con escursioni a Mulhouse, Ungersheim, Bischheim, Bouxwiller, Pfaffenhoffen, Obernai, Rosheim e Riquewihr. Dietro ogni nome, poco conosciuto ai più, antiche sinagoghe e tracce di vita ebraica. Ecco le voci dei partecipanti.
Un viaggio fatto di mille emozioni come sono io che mi lascio vivere! Figuriamoci per quello che è in me così profondo ed essenziale come l’ebraismo. Ho conosciuto persone e luoghi inaspettati e realtà pazzesche sia nell’aspetto positivo che negativo. Innanzitutto la bellezza di vedere tanti e diversi betè haknesset, venire a sapere di una presenza tanto antica dell’ebraismo alsaziano, cosa veramente insospettabile.
Strasburgo è una città bellissima, colma di storia antica e nuova che pulsa di vitalità. Il rabbino capo, rav Abraham Weill, è sorprendentemente attivo, giovane ed elegantissimo. Passeggiare per le strade pulitissime e scoprire religiosi che si avviano tranquillamente con la kippà e gli zizzit come in Eretz Israel!
Eravamo un gruppo numeroso composto di 60 persone che non conoscevo e di diversa provenienza, per lo più milanesi. Chi mi ha accolta appellandomi “La Romana” con simpatia e affetto e chi no. È stata una bellissima esperienza grazie al lavoro infaticabile di Paola Hazan Boccia e a chi affettuosamente mi ha dato l’assist per le mie battute. Grazie di cuore. Alla prossima
Prof.ssa Mara Ester Astrologo
Il viaggio è stato molto interessante, non avevo dubbi. La guida, André, è una persona eccezionale: una persona colta, capace di trasmettere, di entusiasmare, una persona interessante. Nonostante la stanchezza, torno arricchita e con la volontà di partecipare al prossimo appuntamento.
Grazie Paola
Ester Picciotto
Cara Paola, chi con te ha fatto esperienza in questo e altri viaggi sa benissimo che tu ce la metti tutta per farci divertire, ce la metti tutta per farci mangiare bene, ce la metti tutta per offrirci un po’ di cultura e ce la metti tutta per far sì che il sole rischiari le nostre giornate. Davvero ce la metti tutta e noi te ne siamo grati e ti riconosciamo esperienza, buona volontà e dedizione. Anche questa volta dunque ce l’hai messa tutta!
Non è colpa tua del resto se i panini hanno messo alla prova le nostre protesi, se le lunghe code all’unica toilette disponibile ha sempre lasciato dietro di sé due o tre vittime, non è colpa tua se a Colmar ci siamo persi due del gruppo che per un terribile malinteso sono ancora lì ad attraversare la strada da una parte all’altra senza riuscire a fermarsi. La cosa buona è che i poveretti sono diventati lo spasso del paese che è radunato a guardarli convinti che si tratti di un ben noto gioco ebraico!
Siamo perfettamente consapevoli e ce ne rammarichiamo profondamente, del fatto che non siamo stati un gruppo perfetto. La puntualità non è stata la nostra virtù, abbiamo bevuto più acqua del necessario, da cui le soste ogni dieci minuti, abbiamo preteso di insegnare l’italiano in coro alla traduttrice e ci siamo lamentati con crudeltà quando sono finalmente finite le pizzette!
Bene! Cosa fatta capo ha. Non si può più tornare indietro! Inutile piangere sul latte versato e via dicendo!
Ti promettiamo comunque che al prossimo viaggio cercheremo di non venire, affinchè tu possa avere la chance di imbatterti in un gruppo più disciplinato e meno anarchico, anche se magari meno simpatico!
Ah! Ci dispiace anche che tu abbia dovuto sempre contarci più volte ad ogni partenza perché non ti tornavano mai i conti! Anzi, dobbiamo confessarti adesso che una di noi è ancora chiusa in una toilette di Riquewihr. Pazienza, la recupererai al prossimo viaggio!
Alla fine, prima di ringraziarti dal profondo del cuore, ti preghiamo di avvertirci quando organizzerai il prossimo viaggio di Kesher, magari in Kazakistan! Con affetto da tutti noi, un gruppo di comari alsaziane
Dario Calimani
Cinque giorni alla scoperta dell’Alsazia ebraica: un viaggio intenso, denso di emozioni, interessantissimo.
André, la nostra guida ucraina, persona colta con profonda conoscenza storica, ci ha permesso di avvicinarci al mondo ebraico ashkenazita presente in Alsazia fin dal dodicesimo secolo e oscillante tra Francia e Germania a seconda delle circostanze e degli avvicendamenti politici e sempre tra un pogrom e un’espulsione. Argomento questo ben approfondito anche durante la visita all’interessante Memoriale dell’Alsazia Mosella di Schirmeck che ripercorre la storia della Regione attraverso installazioni e ricostruzioni ambientali di grande impatto. Le preziose spiegazioni forniteci, nel corso del viaggio, da Rav Goldstein hanno contribuito ad arricchire ulteriormente le nostre conoscenze sulla storia dell’Ebraismo askenazita.
Paola ha saputo fronteggiare, fin dalla prima sera, con encomiabile professionalità e determinazione le difficoltà e le intemperanze derivanti dall’eccesso di zelo della nostra guida.
L’iniziale malumore, serpeggiante tra taluni affamati in attesa della cena, si è così fatalmente trasformato in un festoso “happening” all’insegna della Pizza Strasburghese.
L’autista si è dimostrato abilissimo nel destreggiarsi tra le stradine della campagna alsaziana; a Colmar l’attraversamento delle strade alla ricerca del bus perduto è stato epico e verrà ricordato certamente negli annali di Kesher. La compagnia simpatica e gioiosa ha contribuito a rendere il viaggio piacevolissimo.
Il Garden Party dell’ultima sera, alla presenza del console di Metz e di altri ospiti, è stata una occasione d’incontro simpaticissima dove allegria, vivacità, canti e balli si sono intrecciati in un’atmosfera festosa; è stata la ciliegina sulla torta di questo memorabile viaggio che ciascuno di noi ricorderà certamente con gioia.
Egle Bassan Schreiber
Alle 7 precise eravamo tutti puntuali ed emozionati in attesa del pullman che ci avrebbe accompagnati per cinque giorni alla scoperta dell’Alsazia ebraica. Anche se le previsioni meteo erano pessime il tempo è stato più che clemente. Abbiamo avuto giornate di sole che ci hanno permesso di visitare luoghi dalle atmosfere indimenticabili. André, la nostra guida tuttofare, è stato molto affettuoso anche se un po’ pasticcione: alcune volte a colazione c’erano i formaggi e non i coltelli, altre gli yogurt e non i cucchiaini! Paola si è data molto da fare per accontentare tutti. I meravigliosi paesini con le case dalle strutture tradizionali e colorate, le sinagoghe, i cimiteri ci hanno incantato. Ottima la compagnia! Grazie a Paola e a tutti i partecipanti. A presto per un’altra avventura!
Doris Slucki
Quando Paola mi ha chiesto se volevo fare questo viaggio con Kesher (il mio primo) ho avuto molti dubbi pensando di non farcela a camminare e a stare così tante ore fuori… Devo ricredermi perché ho conosciuto posti bellissimi e una realtà ebraica molto interessante antica ed attuale dell’Alsazia, e insieme conoscere belle persone. Grazie a Paola per la sua umanità, pazienza e grande energia B’H
Ester Mordakhai
Il viaggio che Kesher ha organizzato quest’anno era evidentemente molto ambito, se si pensa al numero dei partecipanti: ben 62! In effetti, la meta intelligentemente scelta ci ha permesso di scoprire l’esistenza di un’Alsazia ebraica sin dal tempo delle sue lontane origini e di visitare i luoghi dove la sua storia si svolse; luoghi di cui, forse, avremmo continuato ad ignorare l’esistenza. Uno per tutti il Memoriale dell’Alsazia-Mosella, che ripercorre in modo comparato la Storia Moderna della Regione e la tragedia del nostro Popolo. Per averci offerto questa opportunità siamo molto grati a Kesher! Un plauso a Paola, per non aver mai perso il suo entusiasmo, nonostante l’impegno di gestire un gruppo tanto numeroso e alcune difficoltà che si sono presentate, dovute all’Agenzia organizzatrice. Grazie a Rav Goldstein, che con le sue conversazioni ha completato un quadro molto interessante dell’Ebraismo alsaziano e del suo legame con il mondo ashkenazita.
Una riflessione sul cibo, non certo l’elemento principale, ma comunque da non sottovalutare in un viaggio di più giorni, con i vincoli imposti dalla kasheruth. Nell’organizzare i pasti e scegliere la loro sede, l’Agenzia ha di certo fatto una scelta economica vantaggiosa, ma con risultati mediocri e al di sotto del livello registrato nei precedenti viaggi di Kesher. In futuro si dovrà fare di meglio!
Infine, non si può ricordare questo viaggio senza un cenno ai partecipanti: un gruppo molto piacevole e collaborante, quasi sempre di buon umore, nonostante il percorso a volte faticoso e i tempi compressi fissati dal programma; gruppo che ha dimostrato come sia importante ritrovarsi e stare insieme. Come affermano i nostri Saggi: noi esistiamo e ci realizziamo compiutamente se siamo parte di una collettività.
Sara Levi Ascoli
Come i precedenti, anche questo viaggio di Kesher ha fatto centro. Siamo partiti in bus in bella e numerosa compagnia alla volta di Strasburgo in una stranamente fredda mattina di metà maggio. È stata una fantastica occasione per conoscere la città e i dintorni, culla dell’ebraismo ashkenazita. Sì perché anche i dintorni di Strasburgo hanno rivelato l’esistenza di diverse sinagoghe antiche, tanto belle anche perché del tutto inattese. Agli ebrei era infatti stato vietato per lungo tempo di risiedere in città, ecco perché l’ebraismo alsaziano è per lo più rurale. Che emozione far rivivere queste sinagoghe semi- abbandonate recitando una tefillah e ascoltando addirittura un breve concerto di arpa suonato dall’unica ebrea rimasta a Benfeld insieme al marito! Ahimé, abbiamo visto anche una sinagoga trasformata in abitazione: ci si è stretto il cuore.
Non sono mancati due cimiteri ebraici con tombe che risalivano al XVI secolo, e perfino una gita in battello sull’Ill, il fiume di Strasburgo, sotto una pioggia torrenziale. Siamo tornati in albergo bagnati fino all’osso, ma in compagnia tutto diventa allegro e divertente.
Molto interessanti anche le spiegazioni di André, la nostra guida, e soprattutto quelle di Rav Goldstein, che non ha perso occasione per offrirci degli approfondimenti sulla situazione dell’ebraismo ashkenazita nei vari Paesi. Insomma, un viaggio a tutto tondo e una grande esperienza di ebraismo vissuto intensamente.
Silvia Hassan
Ci risulta difficile concentrare in poche parole, oltretutto da condividere su un articolo, il ringraziamento per la magnifica esperienza che abbiamo vissuto con questo viaggio. Ci teniamo ad esprimere la nostra gratitudine per l’immane lavoro che questi viaggi comportano, in fase di progettazione, programmazione e realizzazione. E non fa assolutamente nulla se vi sono stati degli imprevisti, cancellazioni o incomprensioni… Gestire 60 menti (oltretutto ebree, quindi almeno il doppio) è impossibile.
Quindi grazie grazie grazie a Paola per averci permesso di condividere questa bellissima esperienza con tante splendide persone. In passato, sopraffatti da impegni lavorativi non abbiamo potuto godere di questi viaggi. Vorremmo riavvolgere il nastro del tempo e recuperare tutti i viaggi che abbiamo perso.
Ettore ed Enrica Scandiani
A poche ore da Milano, ci accoglie una regione della Francia ricca di una storia travagliata e le cui vicende hanno condizionato anche gli ebrei della regione. Territorio di confine con la Prussia (poi Germania), è stata alternativamente annessa dai francesi e dai tedeschi che, ogni volta, hanno tentato di imporre la loro lingua e la loro cultura alla popolazione locale, spesso cambiandone anche il nome da Alsace-Moselle (comunemente nota come Alsazia-Lorena) a Reichsland Elsass-Lothringen e viceversa. È ciò che accadde precedentemente, quando l’Alsazia divenne francese dopo la guerra dei Trent’Anni sotto Luigi XIV.
Successivamente la repubblica di Mulhouse, rimasta con Basilea si riunì al resto dell’Alsazia durante la Rivoluzione Francese. Tuttavia nel 1871 fu conquistata dalla Prussia e rimase in mano tedesca fino al 1918.
Fu proprio a Mulhouse che nacque Alfred Dreyfus, che scelse di trasferirsi in Francia dopo la conquista prussiana e fu poi notoriamente accusato di spionaggio, ebreo originario di una regione ormai germanica.
La regione tornò nuovamente tedesca, durante l’occupazione nazista, nel corso della quale, fu considerata parte della Germania.
La storia di questo territorio è molto ben illustrata nel museo-memoriale di Schirmeck-La Broque che abbiamo avuto occasione di visitare.
Gli ebrei, come in altre contrade europee, hanno subito nel corso dei secoli persecuzioni e soprusi, ma restarono presenti durante un lungo periodo, come testimoniano i cimiteri ebraici con lapidi risalenti a centinaia di anni che abbiamo trovato nella regione.
La prima comunità si costituì intorno all’anno 1000 e fu poi oggetto di discriminazioni e accuse culminanti con il massacro di S. Valentino del 1349 causato dall’accusa di aver avvelenato i pozzi e diffuso la peste nera.
L’antisemitismo di matrice religiosa della regione è ben rappresentato dalle due statue della Cattedrale di Strasburgo, la prima raffigurante la Chiesa trionfante Incoronata, l’altra la Sinagoga cieca e con la testa bassa.
Cacciati via dalle grandi città come Strasburgo, Mulhouse e Colmar, nei secoli successivi gli ebrei sono tornati gradualmente ad abitare piccoli insediamenti provinciali, come testimoniano le numerose sinagoghe in località rurali, come Benfeld, Bouxwiller, Ingwiller, Rosenwiller, Rosheim, Schirmeck, Obernai.
Dopo la Rivoluzione francese, gli ebrei ebbero nuovamente il permesso di abitare e di lavorare anche nelle città; così, gradualmente, le piccole comunità si ridussero e infine si svuotarono.
Oggi gli edifici delle sinagoghe ancora esistenti nei villaggi sono mantenuti da poche persone (anche da non ebrei); altre sono state vendute e utilizzate per scopi diversi. Abbiamo visto, durante il nostro viaggio, una ex sinagoga trasformata in tre appartamenti privati e un’altra utilizzata parzialmente come box auto.
Nel 1890 fu costruita una nuova grande sinagoga in Quai Kléber a Strasburgo, in stile neo-romanico (come la cattedrale di Mainz e la chiesa della Dormizione a Gerusalemme), ma che fu poi fatta saltare in aria dai nazisti nel 1940. Nel 1958 fu successivamente costruita in un altro luogo una nuova sinagoga, chiamata Sinagoga della Pace.
Oggi la comunità ebraica di Strasburgo ha accolto anche gli emigrati sefarditi dal Nord Africa specialmente dall’Algeria e conta circa 15.000 ebrei, divisi tra sefarditi e askenaziti.
A Strasburgo abbiamo inoltre visitato il Parlamento Europeo, una monumentale costruzione, forse più simile ad una cattedrale nel deserto, che conta 500 dipendenti quando il Parlamento non è in sessione e 8.000 quando il Parlamento si riunisce per una settimana al mese.
Alla fine del viaggio, che è servito anche a familiarizzare tra noi, mi sono reso conto personalmente di aver arricchito la mia cultura e le mie conoscenze con prospettive a me finora ignote.
Raffaele Picciotto