di Andrea Finzi e Sonia Schoonejans
Italia ebraica: Puglia. A Lecce un imprenditore scopre e recupera i resti della Sinagoga e del mikvé. Una joint venture per recuperare le strutture porta all’apertura ai turisti
Sono molti anni che la riscoperta dell’Ebraismo nell’Italia meridionale e le iniziative a essa collegate sono in continua ascesa. In Puglia, dove la diffusa presenza ebraica ha avuto nel corso dei secoli caratteri peculiari per la posizione geografica che ne ha fatto una terra d’incontro con le comunità dei Balcani e della Turchia, la rinascita della comunità di Trani ha dato ulteriore impulso a iniziative di ricerca in tutta la regione. Nella sola provincia di Lecce, ben sedici sono le località della memoria ebraica, che va dall’epoca romana a quella medievale fino alla fine del ‘400 – epoca della cacciata o della conversione forzata – al più recente periodo del passaggio della Brigata Ebraica nel 1944 e dell’accoglienza ai sopravvissuti della Shoah alla fine della guerra.
Lecce, celebrata in tutto il mondo come gioiello del Barocco pugliese, era rimasta per molti anni al di fuori del circuito degli itinerari ebraici. Nessuna reliquia sembrava restare della sua gloriosa comunità, che pur aveva conosciuto momenti di grande prosperità: il suo periodo d’oro fu quello del regno feudale di Maria d’Enghien, andata in sposa a Raimondo del Balzo Orsini conte di Soleto nel 1399, che ne protesse e favorì lo sviluppo economico e culturale, proseguito per buona parte del XV secolo, attraendo in città figure di spicco come Abraham Balmes, filosofo e valente medico. Gli attacchi e le vessazioni iniziarono nel 1463, quando, nel momento di disordine che seguì la morte del principe di Lecce, protettore degli ebrei, il popolino si lanciò all’assalto della Giudecca con devastazioni, furti e omicidi. Ma il peggio avvenne nel 1495, quando, al grido di “muoiano gli ebrei o si facciano cristiani!”, una folla invasata appiccò l’incendio alla sinagoga, sulle cui ceneri venne costruita una chiesa. Seguì una campagna di conversioni forzate e di espulsioni (gherush) che ridusse la consistenza della comunità da oltre 180 “fuochi” (famiglie) su 1322 censiti nel 1463, a soli 23 nel 1532. Anche la toponomastica del vasto quartiere ebraico scomparve, per riapparire soltanto nel 1871 quando venne attribuito il nome di “via della Sinagoga” all’arteria centrale dell’antica Giudecca. Nel frattempo, dei resti e dell’esistenza stessa della sinagoga si era persa ogni memoria, dato che la chiesetta costruita al suo posto nel 1495 era stata inglobata nel palazzo eretto a metà del ‘500 dal ricco commerciante bergamasco Marco Trono e venne sconsacrata nel 1771 perché letteralmente sommersa da abitazioni civili. Dopo diversi passaggi di mano nel corso dei secoli, il palazzo ha preso il nome degli attuali proprietari, la famiglia Taurino.
I resti della sinagoga e la sua storia sono stati riscoperti grazie a un evento fortuito, assolutamente provvidenziale. Nel 2006, un privato cittadino, Michelangelo Mazzotta, acquista uno stabile medievale in via della Sinagoga. Attratto dal passato racchiuso in quel nome, inizia ricerche di archivio e scavi. Aiutato da Francesco de Giorgi e da altri, come lui entusiasti archeologi dilettanti, inizia a esplorare i sotterranei e le fondamenta di Palazzo Taurino, posto a chiudere la piazza della chiesa barocca di Santa Croce, una delle più belle e imponenti del centro di Lecce. Dopo i primi ritrovamenti, Mazzotta coinvolge in una joint venture (sempre assolutamente autofinanziata) le Comunità Ebraiche di Napoli e di Trani, oltre all’Università del Salento con Fabrizio Lelli, docente di Linguistica e Letteratura Ebraica, e con i suoi giovani ricercatori.
Nasce il Museo ebraico
Dopo dieci anni, nel 2016, nella piazza di Santa Croce è stato inaugurato il museo “Palazzo Taurino – Medieval Jewish Lecce” che ospita la mostra permanente “Sotto il Barocco: incontri nella Lecce Medievale”. Il direttore del Museo, il professor Lelli, fa parte del comitato scientifico insieme ai docenti dell’Università del Salento, l’archeologo Paul Arthur, l’anglista David Katan e l’architetto Fabrizio Ghio.
Perché “Sotto il Barocco”? Perché il piano stradale della città medievale è situato ad alcuni metri di profondità sotto quello attuale; ed è proprio qui, nei sotterranei di Palazzo Taurino, che si apre lo straordinario percorso nel cuore dell’antica Giudecca: stupefacenti, già all’inizio, sono le quattro singolari vasche quadrate costruite proprio sul decorso dell’Idume, un piccolo fiume carsico che scorre sotto la città: esse fungevano da riserva d’acqua per i mikwaiot che sono stati riportati alla luce pochi metri più avanti, in perfetto stato di conservazione. Nel cortile del palazzo è ben visibile la nicchia per una mezuzà di fronte ad una colonna appartenuta all’antico Beth haKenesseth e sormontata dal busto di San Francesco di Paola, ovviamente aggiunta…
Il percorso sotterraneo, costruito con numerosi supporti multimediali, è ricco di informazioni sulla storia antica e recente del popolo ebraico, sulle tradizioni, le feste e naturalmente sulla vivacissima storia della Comunità leccese. Una delle sale è dedicata alla proiezione di documentari: particolarmente commovente è quello del 2015 sul ritorno a S. Maria di Leuca di alcuni figli di sopravvissuti alla Shoah, nati nell’ospedale di quel paese, e sul loro incontro con anziani del posto che avevano aiutato i loro genitori. Infine, nei sotterranei del Palazzo Adorno, situato a pochi passi dal Museo, è visibile una lapide con la scritta ebraica “Questa è la casa di D-o” che venne murata capovolta, in segno di spregio, nelle fogne del palazzo.
Il museo di Lecce si aggiunge all’altro polo museale, il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di S. Maria al Bagno, le cui pareti sono decorate con i murales dell’artista israeliano Zvi Miller: esso sorge sui luoghi del più grande campo di accoglienza per profughi ebrei del Salento, attivo già nel 1944, dotato di sinagoga e di tutto quanto serviva per ridare speranza e preparare al futuro migliaia di “displaced persons”.
Info sul museo di Lecce:
info@palazzotaurino.com,
www.palazzotaurino.com. Michelangelo Mazzotta ha trasformato la casa medievale nel B&B “Michelangelo”.