di Roberto Zadik
L’Ucraina come diversi Paesi dell’ex Urss, è un Paese estremamente contraddittorio, affascinante, segnato da grandi figure di Giusti e Saggi come da terribili e costanti persecuzioni antisemite. Infatti è impressionante pensare a quanti Tzaddikim e grandi rabbini nacquero proprio in queste terre vivendo spesso un’esistenza inquieta e difficile segnata da pogrom, fughe, violenze e povertà. Due di questi grandi Maestri ucraini sono stati – ben prima del Rebbe di Lubavitch (1902-1994) – il Baal Shem Tov, fondatore del chassidismo moderno che in 62 anni di vita ha enormemente influenzato il pensiero ebraico, e il suo bisnipote Rabbi Nachman di Breslov, personaggio intenso, enigmatico, coraggioso e rigoroso che nonostante sia morto da più di duecento anni, ancora oggi attira e influenza un gran numero di ebrei in tutto il mondo grazie alla forza e alla positività del suo messaggio venendo spesso definito “Il Rabbino della Gioia”.
Proprio dedicato a questi due grandi Giusti, è stato il mio viaggio, compiuto assieme a mia moglie dal 30 luglio al 4 agosto e suddiviso in varie tappe.
Il viaggio: da dove è partito e come è stato organizzato
Da tempo il pensiero e l’energia di Rabbi Nachman (1772-1810) mi affascinavano e leggendo e traducendo dall’inglese parti del Likutey Moharan (il suo testo principale) e le misteriose e mistiche storie dei “Sipurei Maasiot”, raccolta di racconti in apparenza simili a fiabe prive di qualunque riferimento ebraico ma dense di messaggi di grande profondità, sognavo di visitare i luoghi dove egli aveva vissuto. Così finalmente questa estate, mia moglie ha contattato una persona del Breslov Institute di Gerusalemme e attraverso la loro agenzia abbiamo organizzato questo emozionante viaggio. Non solo a Uman, città in cui il grande Rabbi Nachman visse l’ultimo periodo della sua breve vita durata solo 38 anni prima di morire di tubercolosi il secondo giorno di Succot, ma anche in altri luoghi altrettanto importanti.
Partiti di prima mattina, il 30 luglio e arrivati due e mezza dopo al bellissimo e moderno aeroporto di Kiev abbiamo incontrato un autista che non parlava quasi inglese, cominciando così la nostra esperienza. Subito dopo siamo usciti dalla capitale ucraina, dove nel 1902 nacque il Rebbe di Lubavitch, dirigendoci verso Berdicev, famosa il suo grande Saggio, Rabbi Itzchak e prima tappa del viaggio. Percorrendo le strade sterrate e i boschi delle campagne ucraine e cercando di comunicare con l’autista, siamo arrivati nella cittadina imbattendoci nel suo cimitero affollato di tombe e nella sinagoga in cui si trovava il sepolcro di questo importante personaggio.
Chi era Rabbi Itzhak di Berdicev?
Fra la metà del Settecento e i primi anni dell’Ottocento, il chassidismo ebbe i suoi massimi esponenti, molto osteggiati sia dai laici col movimento dell’Haskala che predicava valori razionali e illuministi che dai rigorosi oppositori del chassidismo come i “misnagdim” (fra i più noti il Gaon di Vilna e il suo discepolo Rabbi Chaim di Volozhin). E Rabbi Itzhak di Berdicev (1740-1809) fu uno dei principali rabbini chassidici. Discepolo del Maggid di Mezerich che aveva studiato col Baal Shem Tov, egli passò alla storia per la sua semplicità, la sua fede e il suo altruismo venendo per questo addirittura definito “il difensore del popolo ebraico davanti a Dio”, e autore di prestigiose opere come Kedushat Ha Levi (La santità dei Leviti). Grande amico dell’Alte Rebbe, altro importante personaggio chassidico e autore del “Tanya” splendido testo cabbalistico, padre di tre figli, Rabbi Itzhak morì a 68 anni nel 1809, un anno prima di Rabbi Nachman.
Quando la sua tomba fu deturpata
Arrivati nella tomba di questo Maestro, in una sinagoga ricostruita e con un guardiano che come tutti gli altri non sapeva l’inglese, ho incontrato un giovane ucraino locale di religione ebraica che mi ha concesso una breve intervista. Come diverse volte in Ucraina e anche sulla tomba di Rabbi Nachman, stando alla sua testimonianza confermata dal sito www.antisemitism.org.il , nel dicembre 2010 un vandalo aveva deturpato con una svastica e alcune ingiurie la sua tomba venendo condannato a un anno e mezzo di prigione solo per “aver rovinato il sepolcro”. Stando al racconto del giovane studente di yeshiva nella cittadina vivono 300 ebrei locali e tutti i giorni “la sua tomba viene costantemente visitata da numerosi turisti”. Rassicurandomi sulla situazione attuale, il ragazzo ha specificato che “ora è tutto tranquillo”. Berdicev è un luogo importante della tradizione ebraica e prima della Seconda Guerra Mondiale, come ha detto il giovane “ci vivevano 50mila ebrei”.
Viaggio dal Baal Shem Tov, a Medzibozh
Tornando alla macchina dell’autista, sempre nello stesso giorno, siamo andati a Medzibozh, altra località sperduta nelle campagne, a una certa distanza da Berdicev e famosa per aver dato i natali al Baal Shem Tov (1698-1760) protagonista di una serie di storie e aneddoti mirabilmente descritti nel libro “Storie del Baal Shem Tov” dell’importante scrittore ebreo galiziano Shmuel Yossef Agnon. Alloggiando in un hotel semplice e confortevole chiamato “Holiness” (Santità) – e visto il luogo il nome è decisamente appropriato -, lì ho trovato non una cittadina come pensavo ma un luogo semplice e un po’ isolato con il Tempio ricostruito e dedicato al grande Maestro e in un’altra palazzina le tombe, la sua e quelle dei suoi sette migliori studenti. Anche Rabbi Nachman nacque nello stesso luogo ma tutti lo conoscono come “di Breslov” perché lì visse molti anni della sua breve esistenza e che come molti maestri divenne famoso per il luogo in cui è vissuto e non per la sua città natale. Il Baal Shem Tov è noto per una serie di importanti insegnamenti, per la gioia e la positività dei suoi contenuti, per i commenti ai Salmi e alla Torah e per l’assoluta fede che tutto dipende da Dio e che bisogna elogiarlo e omaggiarlo in ogni attività umana.
Fra il Mikve di Mayane e sulle colline di Brazlav
Dopo una notte all’hotel e abbondante colazione in stile israeliano ho continuato il mio viaggio sulle orme degli Tzaddikim. Prima immergendomi nel gelido Mikve della località di Mayane, tutto ricostruito in un edificio moderno e ben funzionante, dove si dice che il Baal Shem Tov si immergesse quotidianamente, e poi ho attinto l’acqua al pozzo lì vicino dove, sempre secondo vari racconti, pare che il Maestro chassidico si recasse per la Netillat Yadaim (lavanda delle mani). Dopo una breve sosta, siamo andati verso la collina di Brazlav. Brazlav è la pronuncia ucraina del luogo ma Breslov non era solo il nome in yiddish. Secondo l’interpretazione data da Rabbi Nachman esso significava “cuore di carne” (Lev Basar”) pronto a ricevere con sentimento la Torah. Un posto decisamente strano, immerso nella natura, dove si dice avesse vissuto Rabbi Nachman venendo soprannominato per questo “di Breslov” e, salendo una scalinata mentre il vento frusciava leggero fra le foglie dei tanti alberi, sono andato alla tomba di Reb Nosson.
Chi era Reb Nosson?
Noto per essere stato il discepolo e amico più stretto di Rabbi Nacham, Rabbi Nathan Steinhartz, in Yiddish Nosson (1780-1844), non fu solamente colui che trascrisse le lezioni e gli insegnamenti del suo Maestro, ma rappresentò un personaggio decisamente importante. Innanzitutto comprendere i contenuti a volte molto enigmatici e misteriosi di Rabbi Nachman non era certo facile ed egli contrariamente alla volontà del Maestro che voleva bruciare i suoi manoscritti – come lo scrittore Kafka che fu suo grande ammiratore – decise di conservarli e di diffonderli. Reb Nosson fu fondamentale non solo come “scriba” ma anche come continuatore della chassidut Breslov. Curiosamente la sua vita durata 64 anni rivela alcune analogie con quella di Rabbi Nachman. Come lui si sposò due volte, fu vittima di numerose persecuzioni venendo perfino denunciato come “falso profeta” e arrestato dalle autorità zariste e morì in una ricorrenza importante, il giorno del Digiuno di Tevet. Figlio di un grande talmudista, accompagnò fedelmente il suo amico e maestro negli ultimi 8 anni della sua vita, che riconobbe che “senza Reb Nosson non sarebbe rimasto nulla di quello che ho scritto”. Personaggio arguto, colto e raffinato fu autore di numerosi discorsi e grazie a lui, ogni anno a Rosha haShanà migliaia di persone visitano la tomba di Rabbi Nachman a Uman. Infatti fu proprio lui a organizzare il primo pellegrinaggio poco dopo la sua morte.
Ultimi tre giorni a Uman, sulla tomba di Rabbi Nachman
Tappa principale del viaggio è stata Uman, la città dove Rabbi Nachman è morto ed è stato sepolto. Scelta da lui quando ormai malato di tubercolosi dopo uno spericolato e intenso viaggio in Terra Santa disse “questo è un bel luogo per morire”. Egli andò a vivere lì dove nel 1768 migliaia di ebrei erano stati massacrati dai Cosacchi ed essendo diventata una comunità decisamente assimilata, cercò di riavvicinare all’ebraismo più persone possibili riuscendo egregiamente in questa missione.
Uman non è un posto qualunque. Divisa fra una cittadina dinamica ma di campagna, con autobus e veicoli che spesso sembrano usciti dagli anni ’60 e negozi semplici dove i proprietari non brillano per gentilezza, andando nella zona ebraica tutto cambia. Sembra infatti di stare in Israele e la specialità del posto non si limita alla tomba. Entrando in queste strade ci si trova in una specie di quartiere ebraico e l’atmosfera è simile a una cittadina israeliana, solo che nella campagna ucraina. Negozi con scritte in ebraico, commessi ucraini che parlano perfettamente la lingua, pizzerie e ristoranti kasher e gruppi di ebrei ortodossi ma anche laici che sentendo il fascino della figura di Rabbi Nachman si dirigono nelle varie ore del giorno sulla sua Tomba.
La Tomba
Entrando in uno stabile moderno si incontrano due grandi sinagoghe attigue una all’altra e in una delle quali si trova la tomba del Maestro. Pieno di gente, di turisti, di persone che leggendo la raccolta dei dieci Salmi di “rimedio fisico e spirituale” compilati da Rabbi Nachman nel suo Tikkun Ha Klali ci si sente parte di un’atmosfera decisamente spirituale.
Sono stati tre giorni di preghiera, conversazioni e risate coi tanti amici israeliani incontrati nell’hotel Hoshen, un periodo di studio e di riflessione ma anche di socialità e dove ho potuto conoscere gli insegnamenti, spesso sottovalutati o completamente sconosciuti in Italia, di questo grande Maestro.
In questi anni la tomba è stata oggetto non solo di vivaci pellegrinaggi con masse di turisti e fedeli, anche non ebrei, ma anche di due tristi episodi di antisemitismo. Il 26 settembre 2010 nel 200esimo anniversario dalla morte di Rabbi Nachman, un giovane israeliano è stato accoltellato da un ucraino morendo a soli 19 anni. Il 21 dicembre 2016 la tomba è stata dissacrata da un gruppo di neonazisti ucraini. Con grande sconcerto i visitatori hanno trovato una testa di maiale, una svastica e del sangue finto sulla tomba e le autorità israeliane e ucraine hanno condannato l’accaduto. Nonostante questi episodi da tempo il clima è decisamente tranquillo e vivace. Come ha dichiarato in una breve intervista uno shaliach (inviato) Breslov “a Uman vivono settanta famiglie ebraiche, ma in ogni periodo vengono numerosi turisti, soprattutto a Roshashanna, dove l’anno scorso sono arrivate 80mila persone.” In sette anni che egli vive a Uman ricorda solo di un giovane che “diceva qualche offesa” ma nulla di più, aggiungendo “mia moglie gira per strada da sola tranquillamente”.
A Kiev nella sinagoga del Rebbe di Lubavitch
Ultimo giorno in Ucraina, dove siamo tornati a Kiev cercando luoghi ebraici interessanti. Nella città moderna, efficiente e caotica, ho visitato una sinagoga dedicata al Rebbe di Lubavitch e completamente ricostruita. Uno shaliach Chabad americano incontrato casualmente ha raccontato di come fosse stata distrutta e trasformata in un teatro e successivamente ricostruita negli anni ’90. Si tratta di un tempio molto grande suddiviso in tre piani e con un ristorantino Kasher al pian terreno. Dentro qualche oggetto antico come una Menorah e diverse immagini del Rebbe di Lubavich, dell’Alte Rebbe e di un Sofer ucraino intento a scrivere una pagina di Torah.
L’insegnamento di Rabbi Nachman
La positività ma anche il rigore, la semplice profondità priva di sofisticazione intellettuale, la conoscenza sorprendente dell’animo umano che questo giovane e precocemente scomparso Maestro possedeva sono ancora oggi sorprendenti, credere nonostante tutto, non abbattersi durante i problemi, accettare le sfide con ottimismo e saggezza, giudicare gli altri favorevolmente e contenere la rabbia e combattere la tristezza che egli condannava spesso e volentieri, sono messaggi di incredibile modernità rispetto alla sua epoca che hanno affascinato e coinvolto non solo me ma anche tanti giovani israeliani e non, tornati alla teshuvà grazie alla appassionante e ironica profondità dei suoi interventi. Non solo gioia ma molto un universo spirituale di grande fascino e energia.