di Fiona Diwan
Profilo di Jonny Daniels, l’uomo che ha reso la questione della Legge approvata in Polonia sulla Shoah un affare internazionale, il “regista” di un casus belli – una questione esplosiva che rischia di far saltare i rapporti tra la Polonia da una parte, e Israele e Usa dall’altra – rimbalzato su tutti i giornali.
Polonia
Sale le tensione Polonia-Israele: svastiche sulla porta dell’Ambasciata polacca a Tel Aviv
di Roberto Zadik
Da più di un mese i rapporti Polonia-Israele sono a dir poco incandescenti, e ora a peggiorare la già tesa situazione fra i due Paesi, il sito Times of Israel racconta del ritrovamento di alcune svastiche sulle porte dell’Ambasciata polacca a Tel Aviv. Subito si sono scatenate le reazioni.
Polonia, continuano le polemiche sulla legge sulla Shoah. Il premier: “Ci furono anche criminali ebrei”. L’ira di Israele
Il Centro per la ricerca sulla Diaspora Goren-Goldstein e l’Istituto per la Storia dell’ebraismo polacco e le relazioni fra Israele e Polonia definiscono la recente legge polacca “un tentativo dichiarato di limitare la ricerca e l’insegnamento dell’argomento e di offuscare la complessa realtà che esisteva durante l’Olocausto”.
Polonia: l’estrema destra parla di complotto ebraico contro la legge sui ‘campi polacchi’
di Nathan Greppi
Martedì 6 febbraio i media hanno riportato due fatti in cui esponenti dell’estrema destra polacca hanno denunciato un “complotto ebraico” contro la nuova legge che impedisce di accusare i polacchi di aver deportato gli ebrei nei campi durante la guerra.
Polonia: il nuovo primo ministro elogia i polacchi che salvarono “i loro fratelli ebrei” dalla Shoah
di Paolo Castellano
Nel suo discorso inaugurale come primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki ha detto che i quei polacchi non ebrei, che salvarono i loro “fratelli ebrei” durante la Shoah, rappresentano “l’essenza di ciò che significa essere un polacco”.
Dalla Polonia alla Spagna, trionfa la “nostalgia” degli ebrei, per guarire dalla cattiva coscienza
di Paolo Salom
La verità è che la nostalgia per un passato che non c’è più – e che nemmeno potrà tornare – è sempre più forte e diffusa, non soltanto in Polonia.
Polonia: ministro del turismo licenzia boss del turismo per”scandalose dichiarazioni” su Auschwitz
Il capo dell’organizzazione nazionale turistica Marek Olszewski ha dichiarato di volere togliere il memoriale di Auschwitz e il museo di storia ebraica di Varsavia POLIN dai viaggi per giornalisti stranieri perché non sono “luoghi di turismo”.
Viaggio in Polonia con l’Hashomer Hatzair: un inno alla libertà
Pubblichiamo una lettera di Elena Foà, madrichà dell‘Hashomer Hatzair dopo il viaggio in Polonia.
Dopo l’esperienza del viaggio in Polonia, realizzato con i miei scout, vorrei discutere con voi di questa meravigliosa libertà che caratterizza la nostra vita.
Forse una parola così nota acquista ancora più senso quando noi parliamo del suo contrario. Questo ci porta a vedere il risultato della realizzazione della negazione quotidiana dei diritti dell’altro. Cosa intendo dire? Una persona è libera quando l’altro può godere di tutti i suoi diritti.
Quando c’è qualcuno che non gode dei propri diritti noi non possiamo sentirci liberi. Banalmente i tedeschi ariani,che a differenza degli ebrei, erano cittadini a pieno titolo, erano comunque sottomessi al nazismo.
Il mio primo giorno in Polonia ho visitato il campo di lavoro/concentramento di Plaszow.
Lì, davanti ai miei occhi, vedevo solo una distesa di erba, un parco dove famiglie serene trascorrono il loro tempo.
Dove prima c’era una fossa comune ,nella quale venivano bruciati dei corpi, ora ci sono dei bambini che imparano ad andare in bicicletta.
Queste piccole azioni sono circondate da monumenti che ricordano quei corpi ammassati ,svuotati della loro identità.
Ma anche analizzando quel modo istituzionale di fare memoria c’è qualcosa che ci lascia attoniti; ognuno ha cercato di sottolineare soltanto la propria parte di sofferenza.
Erano infatti presenti più monumenti, riferiti alle differenti tipologie di deportati, quasi a tramandare la maledizione dei triangoli che i nazisti avevano imposto sulle loro vesti , dimenticandosi del valore “UOMO”.
C’è bisogno di fare memoria per mantenere la libertà, ma come?
Per cominciare bisogna ricordare tutti i campi, anche quelli che non hanno avuto vittime italiane ma che hanno rappresentato la condanna del genere umano, effettuata dal nazismo.
Penso alla distesa di Treblinka, una piccola frazione rispetto alla vastità di Auschwitz, ma nella quale hanno perso vita ben 800’000 ebrei e con loro 2’000 Rom.
Qui, dove non venivano effettuate selezioni per il lavoro forzato, come nel più noto Auschwitz Birkenau, la vita diventava cenere dopo pochi passi.
Passi che risuonano nella mente dei visitatori di Majdanek davanti alle montagne di scarpe, un tempo appartenute ai deportati e oggi donate allo sguardo di chi ha bisogno di vedere per credere.
Chi è il visitatore di oggi? Una persona che ha bisogno di rabbrividire davanti ai capelli recisi delle vittime, mostrati in una teca ad Auschwitz? Oppure è una persona che vuole riflettere su come tutto ciò sia stato
possibile?
Banalmente questa domanda è più scomoda, perché ci porta a riflettere sulla quotidianità e quindi sull’attualità, che ancora oggi vede morire dei bambini nei giochi politici della guerra dei grandi.
I campi ci mostrano, in modo macroscopico, fino a dove possano condurre l’egoismo e la volonta di sopraffazione. Trovo assurdo il fatto che l’essere umano, di sua natura, debba pravalicare qualcuno, e questo succede tutti i giorni ed in ogni luogo, banalmente (qui), a scuola.
Si, il viaggio nella memoria mi fa riflettere sul sui giorni nostri. Forse è per questo spaventa.
A volte tutto il mondo di informazioni che ci circondano , sembra ricomporsi attraverso delle chiavi di lettura. Così, anche se può sembrare strano, all’ombra della Shoà si può pensare al messaggio di un cartone animato; Il re leone.
Questo ha accompagnato la mia infanzia con le sue parole
:” il ciclo della vita, si nasce per donare vita ad altri”… Un po’ mi consola perché quello che una volta è stato ucciso ha lasciato posto per donare un’ altra vita.
Questa oggi a Majdanek come a treblinka, a Birkenau come a Varsavia, risuona nel canto degli uccellini, nel canto dei grilli, nel gracidare delle rane e nei formicai che brulicano di frenetico lavorio.
Questo viaggio mi ha regalato euforia, voglia di pensare al nostro futuro e alla ricerca di una felicità condivisa.
Il presidente polacco Andrzej Duda in visita in Israele: “Gli ebrei sono più sicuri in Polonia che in Francia”.
di Paolo Castellano
Durante la sua visita in Israele, ha anche respinto qualsiasi responsabilità storica del suo paese durante l’Olocausto.