(ANSA) – La tradizione kosher si presenta a Expo, al padiglione di Israele, con tre donne d’eccezione: la direttrice della Scuola Merkos di Milano, Rivka Hazan e la presidente del Milan Center for Food Law and Policy, Livia Pomodoro, moderate dalla direttrice di D – Repubblica, Daniela Hamaui. Con loro al padiglione si parla dell’importanza della “Cultura alimentare nell’identità di un popolo”. “La donna è figura centrale nella cultura ebraica – ha detto Hazan -. E’ la madre, colei che nutre per la prima, colei che porta la scintilla divina che si trova nel cibo”. In questa chiave è stato spiegato il significato della cucina kosher, quella che rispetta i principi religiosi contenuti nella Torah.
“Nella cultura kosher, il momento in cui si mangia si trasforma in un’azione divina – ha detto Hazan -. Expo è il miglior luogo per parlare della nostra tradizione kosher. Sia perché l’ebreo osservante deve essere consapevole di rispettare la dignità del cibo, sia perché Dio ci obbliga a condividere il cibo con chi è meno fortunato di noi”. L’impegno di Hazan è forte anche al di fuori di Expo. In questi giorni le volontarie della mensa della Scuola Merkos, la prima mensa kosher italiana, inaugurata nel gennaio 2014, stanno distribuendo cibo ai migranti ospitati nel Memoriale della Shoa.
“La tradizione kosher – ha detto Livia Pomodoro – ha il merito di portare con sé il concetto del cibo come nutrimento non solo del corpo ma anche dell’anima. Un’idea che dovrebbe essere diffusa in tutto il mondo. Sarà solo quando si saranno spente le luci di questa Esposizione che capiremo se siamo riusciti a creare una casa dei diritti dell’umanità a partire dal cibo, costruendo a Milano la capitale mondiale dell’alimentazione”. Daniela Hamaui ha ricordato i dati allarmanti della fame nel mondo: “Nel mondo ci sono 805 milioni di persone denutrite; allo stesso tempo si sprecano 1 miliardo e 300 milioni di tonnellate di cibo, una quantità che è 4 volte la quantità necessaria per sfamare coloro che soffrono la fame”.