di Ester Moscati
Giornata della Cultura ebraica
«Milano sarà quest’anno la città capofila della Giornata europea della Cultura ebraica, il 18 settembre e avrà così l’onore di accogliere la prima uscita ufficiale del nuovo presidente UCEI e il neosindaco di Milano Giuseppe Sala», dice Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità, già impegnato nella preparazione dell’evento. La Giornata sarà dedicata al tema delle “Lingue ebraiche”. Il plurale è d’obbligo: c’è naturalmente l’ebraico ma anche l’aramaico, il ladino, lo yiddish; e ancora i dialetti giudeo-italiani e tutte le contaminazioni con le lingue slave, con l’arabo e il persiano. Gli ebrei nel corso dei secoli e nei diversi luoghi della diaspora, hanno adottato la lingua del posto, che li metteva in relazione con l’ambiente di vita e lavoro, ma spesso hanno sviluppato un linguaggio “segreto”, riservato alla famiglia e alla comunità, per garantirsi la salvezza in tempi di persecuzioni. E volendo dedicare l’ebraico, la “lingua sacra”, alla preghiera, hanno scelto altre vie. Così lo yiddish è basato su parole tedesche “giudaizzate” e scritte in caratteri ebraici; lo stesso metodo è usato dal ladino, la lingua degli ebrei sefarditi. Ma la ricchezza di questo patrimonio di parole comprende anche il dialetto apuliano di Corfù, l’haketia marocchino, il ge’ez degli ebrei etiopi. Linguaggi e parole che hanno “contaminato” a volte anche la lingua del luogo. In italiano, per esempio, è passata la parola “fasullo” dall’ebraico “pasul”. E nel dialetto marchigiano, per dire che un tizio non è tanto affidabile, si dice ancora oggi, “en è tant cascir”.
Milano è una comunità giovane, 150 anni appena, e non ha quindi un suo “linguaggio segreto”, ma ha accolto ebrei di tante provenienze e lingue diverse, e alla Giornata europea le presenterà al pubblico. Ospiti prestigiosi, uno spettacolo a Teatro, un incontro sulla traduzione, le parole della Bibbia… Presto il programma sul sito Mosaico-cem.it