di Giulia Remorino Ibry
Il 9 novembre al PIME, Progetto Human in Progress presenta una serata per ricordare la storia di una donna, un esempio luminoso per le donne di domani.
La serata è dedicata ad un progetto e a una persona, una persona che attraverso tutta la sua vita ha testimoniato proprio quello che questo progetto intende realizzare.
Israela Ibry, mia madre, è stata per me fonte di costante ispirazione nella lotta per il trionfo di valori che mettono al primo posto la dignità della donna, e il suo diritto ad essere madre anche se sola e socialmente discriminata.
Israela è figlia di Benjamin Bernstein Ibry, nato in Russia a fine Ottocento da un padre Rabbino nella zona di Odessa. Come tanti allora, per via dei pogrom, nel Seicento la famiglia Bernstein si era spinta dalla Germania alla Polonia fino all’Ucraina.
Israel Bernstein, il nonno di Israela, ebbe un riconoscimento dallo Zar e ne ricevette delle terre in Crimea, che rappresentarono la ricchezza per la famiglia.
Israel mandò il suo più giovane figlio, Ben, a studiare a Londra, dove divenne giornalista e iniziò a simpatizzare con il neonato movimento sionista.
Durante la rivoluzione d’Ottobre la famiglia Bernstein venne sterminata.
Ben, unico a salvarsi, preservò parte delle ricchezze paterne e iniziò a dedicarsi alla causa del Popolo Ebraico.
Viaggiando fra Londra e Ginevra conobbe Herzl e altri intellettuali che stavano teorizzando come creare una patria sicura per gli ebrei.
Negli anni Venti del Novecento, Ben conobbe una giovane italiana, maestra d’italiano per stranieri, e la sposò. Giulietta Ruth si convertì e i due partirono per la Palestina.
Benjamin aveva preso il passaporto britannico e questo facilitò l’inserimento nel nuovo Paese, allora protettorato britannico, come Ruth e Ben Ibry.
Ed è qui, nel 1924, che nasce Israela. Bimba sensibile, intelligente e appassionata dovette passare non poche traversie, il tutto all’insegna di un conflitto mondiale latente, con le persecuzioni e continue minacce alle porte.
Molti anni dopo Israela decide finalmente di scrivere, di raccontare la sua realtà di quei tempi assurdi e crudeli.
Perso il padre, sola con la madre impara che ad ogni caduta ci si ricostruisce, facendo assegnamento solo su noi stessi e su chi è in grado di credere in noi.
Nella tragedia si creano quindi alleanze, molto spesso al femminile, che vincono il dolore e danno nuova forza.
I momenti di vita, testimoniati nelle pagine scritte sul filo della memoria, appaiono affreschi quotidiani, semplici e rivelatori di una grande volontà di vita, al di là di ogni tentativo di annientamento.
Ne sentiremo delle pagine, insieme a canzoni scritte da Israela in tarda età, alcune dopo un viaggio in Israele compiuto a 90 anni alla ricerca di luoghi e persone della sua infanzia.
I genitori le hanno trasmesso valori e capacità di sentire che si sono tradotti in una vita spesa per l’Altro, quindi ricca di senso.
Arte, Amore, Speranza sono la chiave per vincere ogni barriera.
Questo è un insegnamento che non dimenticherò.
Verrà quindi presentato il progetto di Human in Progress per cui oggi chiediamo sostegno: dare una assistenza il più possibile completa a giovani donne straniere che si trovano sole con i loro bimbi a ricostruire la propria esistenza.
Pensiamo che porsi in ascolto, cercare di comprendere, tendere una mano nell’accogliere e aiutare a crescere, sia la miglior risposta all’eredità lasciata da una donna che ha cambiato quattro volte paese e tre volte nome, senza mai dimenticare le radici…
Vi aspettiamo giovedì 9 novembre alle 21.00, presso la Sala Girardi del Teatro PIME, Via Mosè Bianchi 94 – Milano. MM1 – MM5 Lotto.
Per informazioni lasciare un messaggio al 3487648464.
Foto in alto: la casa Ibry a Haifa negli anni Venti