Arte, musica, Torà… La cultura ebraica fa boom! E raddoppia

Ebraismo

di Redazione

Può capitare che a Daniel Lubin, un ragazzo che ha frequentato la scuola ebraica di Milano, venga improvvisamente chiesto l’autografo da uno sconosciuto, in un bar di Piazza Diaz a Milano, e può anche capitare che diverse signore che abitano a Tel Aviv, a Torino, a Roma e a Milano, si ritrovino a seguire in contemporanea la stessa lezione settimanale di Torà.

Tutto questo può capitare perché da dodici anni il Rabbinato di Milano non solo registra e organizza lezioni su piattaforma Zoom, ma anche riceve da altri insegnanti – e soprattutto conserva – le registrazioni di lezioni di Torà che rimangono successivamente a piena disposizione di chiunque voglia imparare qualcosa, con accesso totalmente libero, anonimo e gratuito, grazie a un Canale Youtube (@RabbinatoMilano) e a una pagina Facebook (reshet.rabbinato.milano) che non solo informa ma anche permette comodamente di seguire le lezioni in diretta. Oppure in differita, mentre si è in viaggio, ci si allena o si sta in cucina.
Gli argomenti spaziano dalla Parashàt Hashavùa (700+ lezioni), fino a tematiche più filosofiche, storiche, di pensiero ebraico o di commento ai testi tradizionali, a tutti i livelli. Si va dalle intricate pagine di Talmud, fino a testi contemporanei più divulgativi come Celebrazione talmudica di Elie Wiesel. Interi corsi di poche o tante lezioni comodamente divise su YouTube in “Playlist”. In modo da non perderne nemmeno una.

Chi sono i fruitori di questa proposta senza uguali in Italia, così come appaiono dai commenti e dai numeri dei due canali YouTube e Facebook? Sorpresa (ma non troppo)! Tantissimi non ebrei e molti ebrei “periferici”, sia geograficamente, sia idealmente, e anche italiani in Israele o all’estero, a dimostrazione che le lezioni del Rabbinato di Milano, senza frontiere e senza barriere, ormai svolgono un ruolo importante nella divulgazione di contenuti precisi e autorevoli a chiunque voglia ascoltare.
Gli insegnanti sono rabbanim e studiosi (con molte presenze femminili), con approcci e orientamenti diversi. Senza far torto a quelli più conosciuti, ci sono rav Gavriel Sorani, Alessandra Somekh, Daniel Lubin, Micol Nahon e David Piazza ai quali si aggiungono tutti quelli invitati nei diversi cicli sotto la responsabilità del Rabbinato e in collaborazione con Kèsher (molte delle registrazioni si trovano anche sul sito di Mosaico). Ma, dettaglio affatto scontato per un Rabbino capo, la parte del leone la interpreta rav Arbib con ben quattro corsi settimanali: Talmud (domenica mattina), Pirkè Avot (martedì pomeriggio), il Commento dettagliato ai cinque libri della Torà, iniziato nel 2012 (mercoledì sera) e infine una Parashàt hashavùa ogni giovedì pomeriggio.

«In virtù di questo successo, è giunto il momento di rafforzare la riflessione su Erez Israel, sulla sua esistenza storica e odierna. La realtà quotidiana ci dice che dovremo puntare molto di più su Israele, soprattutto con incontri di Kesher aperti all’esterno. Raccontarne la realtà, la storia, la società, le sfaccettature, le varie anime». Così, risponde Rav Alfonso Arbib alla domanda sui progetti culturali previsti per il prossimo anno, proposti dal Rabbinato di Milano. Eppure, stando ai dati, gli approfondimenti e le lezioni online del Rabbinato e di Kesher sono state un clamoroso successo, con oltre un milione di visualizzazioni del canale Youtube del Rabbinato, con punte di ascolto nei corsi sul Pirkè Avot e sull’Haggadà di Pesach, con 1600 visualizzazioni per la lezione su Herbert Pagani, 1500 visualizzazioni col ciclo sui grandi fotografi. Inoltre, audience alle stelle (dalle 600 alle 800 visualizzazioni), con La Shoah e le sue radici, Le donne ebree del XX secolo, La musica di Leonard Bernstein, Il pensiero del Maharal di Praga.

 

Confortati da questo riscontro, è giunto il momento, secondo Arbib, di rafforzare la riflessione su Israele. «C’è troppa disinformazione. Oggi Israele deve essere il tema preponderante. La questione sarà come affrontarlo, cosa trasmettere. Dobbiamo riflettere sul fatto che, fino ad oggi, c’è ‘qualcosa’ nella comunicazione che non ha funzionato. Come cambiare marcia? Forse dovremmo essere più didascalici. Parlare della storia, partendo dai fondamentali, dalle basi. La verità è che diamo per scontate troppe cose che non lo sono affatto. Anche a scuola, con i nostri ragazzi, c’è un enorme lavoro da fare sulla nostra storia e su quella di Israele».

L’ignoranza, la non-conoscenza, sono una parte del problema, che porta poi all’antisemitismo e all’antisionismo; poi c’è anche la malafede, da non sottovalutare. Ma se contro la malafede e la disonestà intellettuale di troppi “cattivi maestri” c’è ben poco da fare, l’impegno educativo e divulgativo deve concentrarsi sulla didattica della storia ebraica e di Israele in particolare. «Per esempio – spiega Rav Arbib – c’è tutta la questione fondamentale del rapporto degli ebrei con la Terra, con Erez Israel, un rapporto che non si è mai interrotto nei secoli. Dobbiamo in qualche modo raccontare tutto questo. Siamo nell’emergenza, viviamo in un periodo di involuzione dei rapporti tra ebrei e mondo esterno».

Anche la Giornata della Cultura, che quest’anno verte sul tema della famiglia, dovrà trovare il modo di includere queste problematiche. «Non stiamo vivendo tempi normali, qualunque cosa di cui si decida di parlare richiederà una attenzione estrema». Va da sé, quindi, che parlare di Israele ci metterà “sotto tiro”, potenzialmente “a rischio”. È tuttavia impensabile evitare di esporsi. «Dialogare, spiegare, raccontare, è un dovere: se non lo facciamo noi, l’istituzione ebraica, chi dovrebbe farlo?». Ma sono davvero pochi gli educatori e i comunicatori disposti a farlo. Senza contare che, se fatto da singoli, diventa impresa “eroica” di fronte alla marea dilagante di calunniatori, mestatori, propagandisti a senso unico che manipolano una maggioranza silenziosa che magari è disinteressata ma finisce comunque per essere coinvolta. «Credo che anche nel ‘68 e poi negli anni Settanta le proporzioni fossero le stesse. Ma l’influenza della minoranza è stata enorme, e quando poi è sfociata nella violenza degli Anni di piombo le conseguenze sono state terribili».

Quali quindi le novità del cartellone di lezioni e approfondimenti 2024-2025? Un ciclo sull’archeologia e storia dell’antico Israele, sulla storia del sionismo, su Israele oggi… «L’altra domanda da porci è se dobbiamo cercare di allargare il pubblico e come farlo. Sulle lezioni rivolte agli iscritti della comunità è stato fatto un buon lavoro, con le lezioni del mercoledì abbiamo finito la lettura commentata dei cinque libri della Torà. Ora vorrei approfondire il Tanakh, variare i temi, coinvolgendo i nostri maestri e commentatori».