Freud e l’ebraismo, un seminario a Urbino

Ebraismo

Un seminario di approfondimento sulla figura di Sigmund Freud in rapporto alla sua origine ebraica si è tenuto in novembre all’Università di Urbino, nell’ambito dell’insegnamento di Psicologia dinamica di Maria Gabriella Pediconi (Corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche, a.a. 2011-2012).

Il seminario, articolato in quattro giornate di studio, a partire dal 9 novembre, ha impegnato allievi e docenti in una approfondita analisi della problematica ebraica. Interessante, a chiusura dei lavori, la proiezione di diapositive e in particolare l’ultima, il ritratto del barone Nathaniel Charles Jacob Rothschild (Man in a chair), opera di Lucian Freud, nipote dell’”inventore” della psicoanalisi.  Il pittore scava nell’io profondo dell’uomo che gli siede di fronte, ne coglie i moti dell’anima e riesce a fissarli sulla tela, quasi una psicoanalisi a colori.

Gli interventi

Il mondo di Sigmund Freud
(Maria Luisa Moscati Benigni)
Può la psicoanalisi essere considerata una scienza ebraica? Difficile rispondere, ma non si possono   ignorare  le affinità tra  certe flessioni del pensiero freudiano e la tradizione di pensiero e religiosa cui è rimasto a suo modo fedele. Dall’approfondito lavoro di introspezione di Yom Kippur ai sogni biblici, dalla figura di Mosè salvatore, in cui Freud si identifica, alla figura dominante della yiddishe mame fino al witz, il motto di spirito, molto si ritrova nella sua opera, molto ci riconduce all’ambiente ebraico e al testo biblico che alimentarono la sua infanzia..

Il marchio tragico della storia degli ebrei. Wanda Pòltawska: ed ho paura dei miei sogni
(Antonella Cornacchia)
Wanda Pòltawska è nata a Lublino e vive a Cracovia. Diciottenne, venne arrestata dalle SS il 17 febbraio del 1941 per essere imprigionata e poi essere deportata nel Lager femminile di Ravensbruck. Rimase internata con migliaia di donne fino alla fine della guerra, nel maggio del 1945. Successivamente scrisse E ho paura dei miei sogni, racconto-testimonianza degli anni in cui lei, con altre settanta giovani donne, fu sottoposta a esperimenti biologici coatti, condotti sotto la direzione del dottor Karl Gebhardt, condannato dal tribunale di Norimberga. Il Nazismo è stato una pura Teoria, la Teoria generale, la Teoria al potere. Il Nazismo era già tutto lì, la cattiva ontologia in piazza, prima delle sue applicazioni nello sterminio di massa.

Hannah Arendt, l’ebraismo e la maggioranza compatta. Eichmann a Gerusalemme
(Sara Giammattei)
Il seminario è nato dall’intenzione di descrivere la lucidità e peculiarità del pensiero di Hannah Arendt, capace di documentare uno dei processi più importanti dello scorso secolo, quello ad Adolf Eichmann. L’autrice de La banalità del male non ha voluto concedere spazio né alla retorica né alla pietà che avrebbero reso il racconto del processo meno attendibile e non avrebbero reso onore al popolo ebraico. Nel processo aveva intravisto un pericolo che altri narratori dell’Olocausto non seppero vedere: quando tutti sono colpevoli si è tentati di non giudicare nessuno. Hannah Arendt difende il giudizio prima di tutto, sia per gli ebrei che per i gentili.

Una psicoanalista dopo il lager
(Savino Romani)
Luciana Nissim Momigliano nasce a Torino nel 1919 da una famiglia ebraica originaria di Biella: “noi eravamo ebrei, o meglio italiani di religione ebraica”. Parte da Fossoli il 22 febbraio del 1944, con un convoglio di circa seicento persone destinazione Auschwitz. Ritorneranno in pochissimi, tra cui Luciana e Primo Levi. A Milano completa la specializzazione in Psichiatria e si avvicina alla psicoanalisi. Nel 1965 diviene membro della Società Psicoanalitica Italiana. Nel suo lavoro scientifico centra l’attenzione sul ruolo dell’analista, il quale deve saper ascoltare con rispetto e nello stesso tempo, deve saper rispondere al paziente, dando così alle sedute un andamento dialogico, poiché obiettivo dell’analisi è curare.

Fare Fortuna. La storia della Famiglia Rothschild
(Maria Gabriella Pediconi)
Con la storia della Famiglia Rothschild il pensiero ebraico ha toccato e rivoluzionato l’economia, la finanza e la politica dell’Europa del XIX secolo. La fedeltà alla tradizione e la disponibilità a nuove acquisizioni hanno trovato nella loro storia una realizzazione esemplare. Una accurata analisi ne mostra luci e ombre, ricchezze e debolezze, crisi e riprese. Ne risulta infine una indicazione che conferma l’intuizione freudiana: il soggetto – di cui prendersi cura se colto nella crisi – come cifra del successo.