di Sofia Tranchina
Anche gli alberi hanno un capodanno? Con il giungere al termine della stagione delle piogge, quando il suolo è ben umido e i primi frutti iniziano ad apparire sugli alberi, gli ebrei festeggiano il capodanno degli alberi: Tu Bishvat (ט״ו־בִּשְׁבָט).
In Israele infatti le precipitazioni atmosferiche iniziano intorno al periodo di Sukkot, e per quattro mesi riportano acqua a un terreno altrimenti tendenzialmente arido. Il 15 del mese di Shevat, invece, quando le piogge cessano, gli alberi si risvegliano dal riposo invernale e ricominciano a fruttificare.
Il nome della festività era originariamente Chamishah Asar Bishvat, ovvero Quindicesimo di Sehvat, ma il numero 15 è indicato anche dalla somma di ט ovvero 9, e di ו ovvero 6, ottenendo così la coppia ט״ו (Tu).
Quest’anno la festività cade di domenica 5 febbraio (e termina la sera del 6).
Biblicamente, il ciclo del raccolto ha un ruolo molto importante nel calendario ebraico e nella legge halachica, sia per quanto riguarda il calcolo della decima del raccolto annuale, sia per quanto riguarda il calcolo del settimo anno in cui lasciare riposare la terra (shemità). Da qui nasce la necessità di stabilire una data da cui calcolare l’inizio dell’anno agricolo.
Il seder prevede la consumazione dei sette frutti per i quali Israele è elogiato nella Torah, ovvero grano (sotto forma di biscotti e dolcetti di farina), orzo, uva, fichi, melograno, olive, e datteri, accompagnando tutto con vino bianco e rosso.
Alcuni seguono la tradizione di aggiungere ai frutti sopracitati anche cedro, carrube, mele, noci, e mandorle, cercando di arrivare a quindici o anche trenta specie diverse di frutta.
L’usanza di mangiare carruba è legata al fatto che questa pianta ci mette 70 anni a maturare, insegnando che pazienza e fiducia nel futuro possono portare frutti alle generazioni a venire.
I sette frutti di Israele hanno anche una correlazione con le sefirot, gli attributi divini: il grano con chesed (gentilezza), l’orzo con gevurah (severità), l’uva con tiferet (armonia), i fichi con netzach (perseveranza), il melograno con hod (l’umiltà), le olive con yesod (fondamento), e infine i datteri con malchut (regalità).
Inoltre, molti usano anche piantare alberi nuovi durante la festività, per dare corpo alle proprie speranze, ma anche per riflettere sul versetto 20:19 del Deuteronomio, per cui «l’uomo è un albero del campo»: coltivando radici forti produce buoni frutti.
Le pratiche odierne per la celebrazione di Tu BiShvat sono state stabilite nel 1.600 da Rabbi Yitzach Luria e i suoi discepoli, ma la prima menzione della festività si può trovare già nella Mishnah (circa 200 e.v.), che indica che ci sono quattro diversi capodanni nel calendario ebraico: pesach, il capodanno della libertà per il popolo ebraico; shavuot, la Festa delle primizie e del dono della Torah e dei dieci comandamenti; Tu b’Shvat, il capodanno degli alberi, e Rosh haShanah, il ‘capodanno dei re’.
Trattandosi di una festività minore, non è proibito lavorare durante i festeggiamenti.