di Roberto Zadik
Non era mai stato realizzato un testo che raccogliesse i principali commenti alla Torah e alle parashot, ascoltando tutti gli orientamenti e le opinioni, commentatori italiani, sefarditi o ashkenaziti.
Non era mai stato pubblicato un testo che riassumesse diversi pareri di illustri maestri, includendo nomi di grandi classici del pensiero ebraico, dal Rambam al Maharal di Praga al Nachmanide, fino ai commentatori meno noti e più originali. Ora questo è avvenuto con il nuovo libro di Donato Grosser, abile curatore di testi importanti come Le regole della Maldicenza (traduzione del libro su “Lashon Harà” del Chofez Chaim) e che ha appena pubblicato il suo nuovo lavoro La Torà dei Commentatori-Commenti sulle Parashot e sulle feste (Morashà, pp. 384, 18 euro).
Presentato alla Biblioteca Hasbani, lo scorso 19 giugno, la serata ha avuto come relatori, oltre all’autore, il Rabbino Capo della Comunità milanese, Rav Alfonso Arbib e l’editore David Piazza.
A cominciare la serie di interventi Piazza, che ha spiegato come “questo libro nasca dall’attività di Grosser che scriveva commenti settimanali sulle parashot per la Comunità romana; abbiamo deciso di raccoglierle in un libro che comprenda sia famosi Maestri come Rashi o Abrabanel che pensatori meno noti ma estremamente interessanti”.
Molto efficace l’intervento-lezione del Rabbino Capo Rav Arbib, che ha ringraziato Grosser per il suo grande impegno e per la vicinanza al suo lavoro, supportandolo “anche più di quanto gli avessi chiesto; nei miei rapporti con gli Stati Uniti e col rabbinato americano, si è rivelato fondamentale e ha sempre mostrato enorme disponibilità”. Ricordando alcune tappe della carriera di Donato Grosser, che ha fondato la rivista dedicata all’ebraismo italiano “Segullat Israel” il Rav ha sottolineato l’importanza del suo libro che mette assieme i pareri di vari rabbini, polacchi, marocchini o italiani e che “come dovrebbe essere normale, raccoglie più punti vista, valorizzando la grande importanza dell’ebraismo italiano”.
Molto interessante è stata la lezione che il Rabbino Capo ha tratto dal libro sulla parasha settimanale Chukkat “che ruota tutto attorno alla problematica della mancanza di acqua e dove, come in molte altre parashot, al centro della vicenda c’è Moshè Rabbenu che curiosamente è legato all’acqua per vari motivi”. Collegando vari commenti presi dal testo e sottolineando che “qui si evidenziano aspetti diversi dal solito, interpretazioni provenienti dai Misdrashim o dallo storico Giuseppe Flavio, che normalmente non è citato quasi mai, anche perché non è un personaggio positivo, visto che divenne collaborazionista dei romani e si potrebbe definire come un traditore”. Fra le prospettive inedite fornite dai vari commenti di queste pagine “il riferimento a Moshè come condottiero, visto che egli condusse il popolo ebraico in tutte le sue guerre e le vinse; oppure che fu, secondo pagine midrashiche, Re in Nubia”.
Ma qual è il legame di Moshè con l’acqua? E come mai Moshè e Aaron non entreranno in Eretz Israel? “Con la morte di Miriam sua sorella, l’acqua nei pozzi finisce, il popolo protesta perché manca acqua e Moshè e Aaron si arrabbiano e colpendo la roccia con un bastone disobbediscono al Comando Divino. Secondo il Rambam la loro colpa è di essersi adirati e che, come l’acqua, si sono fatti plasmare dalle circostanze invece di trascendere la dimensione materiale come avrebbero dovuto fare. Moshè e l’acqua sono dunque intrinsecamente legati, basti pensare che anche il suo nome, fra tutti i nomi belli e importanti che ha, significa “tratto fuori dalle acque” e si riferisce a quando la figlia del Faraone lo raccolse dal Nilo“.
In conclusione ha parlato l’autore Donato Grosser che ha ringraziato tutti i presenti in sala e la Comunità, da Rav Arbib, alla famiglia Netzer, i suoi ex compagni di classe e “David e Mira per il loro impegno per la Comunità”.
“Noi ebrei” ha detto, in un toccante discorso sull’importanza della gratitudine nella tradizione ebraica, “abbiamo il ringraziamento naturale. Per ogni cosa ringraziamo Dio, da Modè Anì, quando ci svegliamo, alle feste di Sukkot e di Shavuot dove ricordiamo la Sua protezione o anche quando, in Purim, Lo ringraziamo di averci salvato dal perfido Haman”. In merito al libro, Grosser, rifacendosi a quanto affermato da David Piazza, ha confermato che il progetto “è nato a Roma quando il presidente comunitario mi chiese di scrivere qualcosa sulla Torah settimanalmente.” Ripercorrendo la sua storia personale e in tema di ringraziamenti, lo studioso ha detto “ricordo ancora quando mio padre studiava assieme a suo nonno (di Riccardo Pacifici, ex Presidente della Comunità di Roma, ndr), Rav Riccardo Pacifici, a Genova e poi quello che apprese me lo trasmise”. Spiegando il suo lavoro, Grosser ha evidenziato l’importanza di studiare Torah perché “ci aiuta a vivere secondo i tempi e ogni settimana abbiamo una parashà e una lezione diversa”. E infine “l’importanza dei tanti commentatori italiani, come Zidkia Anav, Rav Artom, Rav Benamozegh o Rav Yeshayahu Bassani che scrisse straordinari e originali commenti sulle parashot”.
Un testo quindi, questo La Torà dei Commentatori, importante e di grande valore che, come ha concluso Piazza, mette in luce “il valore ebraico di pensarla diversamente e di confrontarsi fra punti di vista anche molto diversi se non opposti, di non seguire sempre la stessa campana”.