di Giulio Disegni
L’associazione culturale ANAVIM di Torino ha organizzato un convegno dal titolo “Shechità e Milà: due precetti sotto accusa?”.
Shechità e Milà, la macellazione rituale e la circoncisione, sono oggetto, da diverso tempo ormai, di attacchi e contestazioni che, dai movimenti per i diritti degli animali e dell’uomo, sono arrivati sino ai parlamenti di diversi paesi d’Europa. Questi due precetti, sempre più spesso visti e percepiti come pratiche disumane e apportatrici di sofferenza e la loro contestazione fino al divieto imposto per legge (l’ultimo in ordine di tempo, quello del parlamento polacco) rischia di minare alla base l’identità del popolo ebraico (e musulmano). Come difendersi, come tutelare una tradizione e un’identità come quella del popolo ebraico ( e musulmano)?
Quali insegnamenti trarre da un Convegno importante – e per certi aspetti anche nuovo – quale quello voluto e organizzato dall’Associazione Anavim domenica 15 dicembre al Centro Sociale della Comunità ebraica di Torino, sul tema Milá e Shechitá, due precetti sotto accusa?
Importante perché si era prefisso come scopo precipuo di porre l’accento su una questione urgente, ossia la contestazione diffusa in vari paesi d’Europa tendente a considerare i due precetti, centrali nell’ebraismo come nel mondo islamico, quali pratiche portatrici di sofferenza o addirittura disumane. Importante, anche per la qualità degli oratori e per le loro caratteristiche e funzioni, che ne hanno fatto un vero momento di studio multidisciplinare. Nuovo, perché milá e shechitá sono state trattate per la prima volta insieme, come se un filo unico le unisse in una sorta di riflessione comune. Nuovo, anche per gli spunti di idee e le proposte che ne sono scaturite e che potranno porsi al centro di un dibattito dell’intero ebraismo italiano.
Le tematiche trattate avevano caratteri etici, scientifici, medici, filosofici, religiosi, giuridici, culturali, ma anche e soprattutto umani. Due rabbini, Alberto Somekh e Roberto Colombo, hanno tracciato le linee guida dei due precetti, attraverso le fonti e i caratteri che uniscono e differenziano dal punto di vista ebraico la circoncisione e la macellazione rituale, fornendo momenti alti di riflessione per capirne e interpretarne i fondamenti. È stato Taha Lafram, uno dei rappresentanti della comunità islamica a Torino, a trattare l’argomento dall’angolo visuale dei musulmani e a far capire come molti dei problemi che vive la comunità ebraica li viva anche quella islamica. Giorgio Sacerdoti, docente di diritto internazionale, ha sviluppato l’approccio giuridico al tema, da un lato sottolineando come l’Intesa tra Stato italiano e comunità ebraiche, se costituisce uno strumento essenziale per la tutela e la salvaguardia dei diritti della nostra minoranza, potrebbe anche rivelarsi non più sufficiente in caso di messa sotto accusa di diritti alla libertà religiosa, dall’altro lato cogliendo spunti da quanto accade in certe aree d’Europa.
Ad entrare più nel dettaglio delle problematiche tecniche e scientifiche della milá sono stati due medici di lunga esperienza nella pratica delle miloth in Italia, Giorgio Mortara e Daniel Cassuto, mentre Paolo Pozzi, veterinario in Israele e autore di pubblicazioni sul tema della shechitā, ci ha introdotto alle questioni che oggi il mondo ebraico tradizionale e quello israeliano in particolare utilizzano per affrontare il problema della macellazione. Sono stati infine Tobia Zevi, presidente dell’associazione Hans Jonas e curatore del volume della Rassegna Mensile di Israel sugli animali e la sofferenza e Fabio Perugia, portavoce della Comunità Ebraica di Roma, a dialogare su quali possono essere i tipi di approccio nella comunicazione e nell’azione politica, specie quando si devono fronteggiare oppositori e detrattori.
Tema comune alla riflessione di molti oratori (due di essi anche Consiglieri dell’Unione delle Comunità), il conflitto tra diritti fondamentali, ossia quelli degli animali e dei bambini, e quelli di pari rilievo e considerazione, di chi, ebrei o musulmani, intende rispettare e osservare i due precetti rituali. L’insegnamento che si può trarre dal Convegno è quello di non smettere mai di vigilare e di tenere alta l’attenzione: di questo le istituzioni, in prima battuta l’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, dovranno farsene assolutamente carico. Una buona base di partenza dunque per affrontare il futuro.