Rav Jonathan Sacks: “Le culle vuote sono la fine dell’Occidente”

Ebraismo

di Nathan Greppi

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Rav Jonathan Sacks riceve il Templeton Prize

Rav Jonathan Sacks, rabbino capo del Regno Unito dal 1991 al 2013, ha ricevuto quest’anno il Premio Templeton, conferito ogni anno a personalità che hanno dato un grande contributo nel campo della religione e della spiritualità. Tra i precedenti vincitori si possono annoverare figure come Madre Teresa di Calcutta e il Dalai Lama; tuttavia Rav Sacks è il primo rabbino a vincere tale premio.

Secondo un articolo uscito sul Foglio Rav Sacks, nel corso della cerimonia di premiazione, ha tenuto un discorso riguardante ciò che egli considera una grande minaccia per l’Occidente: la diminuzione della natalità.

“Il futuro dell’occidente, l’unica forma che ha aperto la strada alla libertà negli ultimi quattro secoli, è a rischio. La civiltà occidentale è sull’orlo di un crollo come quello dell’Impero Romano perché la generazione moderna non vuole la responsabilità di allevare i figli”. Ha continuato poi affermando che l’attuale tasso di natalità dell’Europa “ha portato a livelli senza precedenti di immigrazione che ora sono l’unico modo con cui l’occidente può sostenere la sua popolazione”. Rav Sacks ha affermato però che l’immigrazione di massa non può funzionare in eterno. Dopodiché ha paragonato questo processo a quelli che hanno portato le antiche civiltà greche e romane a scomparire. “Lo storico contemporaneo dell’Antica Grecia e dell’Antica Roma hanno visto le rispettive civiltà iniziare il declino e la caduta con il crollo della natalità. Erano troppo concentrati a godersi il presente per fare i sacrifici necessari per costruire il futuro”.

Rav Sacks ha collegato la crisi demografica con quella religiosa e spirituale: “Senza memoria, non vi è identità. E senza identità, siamo solo polvere sulla superficie dell’infinito”. Gli immigrati non riusciranno a integrarsi in Europa, “perché quando una cultura perde la memoria perde l’identità e quando una cultura perde l’identità non c’è niente in cui far integrare le persone”.

 

Secondo Rav Sacks, “gli storici contemporanei non sono riusciti a trovare un solo esempio di una società che è diventata secolarizzata e ha mantenuto il suo tasso di natalità nei secoli successivi. La cosa strana è che le uniche persone che si rifiutano di riconoscere questa realtà sono quegli atei che adorano una figura in cielo con una lunga barba, Charles Darwin. E se Darwin ci ha insegnato qualcosa è proprio giudicare in base al processo riproduttivo”. Quando Sacks studiava a Cambridge negli anni sessanta, il corso di filosofia si chiamava Scienze Morali, “nel senso che proprio come le scienze naturali, la morale è oggettiva, reale, parte del mondo esterno. Scoprii presto, però, che quasi nessuno vi credeva più. La morale non era altro che l’espressione delle emozioni”. Dopodiché si rifà al trattato Il Tradimento degli Intellettuali del filosofo ebreo francese Julien Benda, che già negli anni venti criticava quegli accademici che a suo parere rinnegavano la libertà di pensiero in nome di ideologie politiche. “Nei campus in Gran Bretagna e in America vi è un abbandono della libertà accademica in nome del diritto a non essere offeso”.

Il rabbino ha poi parlato anche del Medio Oriente, affermando che dopo le primavere arabe “i tiranni furono deposti ma ciò che è venuto dopo non è la libertà, ma quella terribile anarchia che Hobbes definiva ‘solitaria, povera, sgradevole, brutale e breve’. Una precisa descrizione delle attuali condizioni della Siria e dell’Iraq”.

Nel corso del discorso, Rav Sacks ha detto che sta emergendo un “pensiero magico” suddiviso in quattro forme: “L’estrema destra vuole tornare a un’età dell’oro che non è mai esistita. L’estrema sinistra vuole un futuro utopico che non esisterà mai. Gli estremisti religiosi che si può portare la salvezza con il terrore. I laici più aggressivi credono che eliminando la religione ci sarà la pace. Sono tutte fantasie e perseguendole si mettono in pericolo le fondamenta della libertà”.

“Le civiltà cominciano a morire quando perdono la passione morale che ha permesso loro di esistere. È successo alla Grecia e a Roma e può accadere anche all’Occidente. I segni sicuri sono questi: tasso di natalità in calo, decadimento morale, diseguaglianze crescenti, perdita di fiducia nelle istituzioni sociali, autoindulgenza da parte dei ricchi, disperazione da parte dei poveri, minoranze non integrate, incapacità di fare sacrifici per il bene del futuro, perdita della fede e nessuna visione che ne prenda il posto”.

Rav Sacks ha infine concluso: “Un giorno i nostri discendenti si guarderanno indietro chiedendosi: come ha fatto l’Occidente a perdere ciò che l’ha reso grande?”.