di Ilaria Ester Ramazzotti
Quando nel 1940 fu nominato rabbino capo della Romania, l’allora ventottenne Alexandre Safran era il più giovane studioso ad aver mai ricoperto una simile carica, ma da lì a breve sarebbe diventato il salvatore di molti ebrei rumeni trascinati nella tragedia della Shoah nonché una guida spirituale di primo livello. In seguito all’esilio impostogli nel 1947 diventò rabbino capo di Ginevra in Svizzera, dove abitò per il resto della sua vita e dove approfondì i suoi studi talmudici e cabbalistici. A lui il Centro di Judaica Goren Goldstein ha dedicato un convegno in calendario il 26 e 27 gennaio all’Università degli Studi di Milano e il 28 gennaio alla Facoltà di Teologia di Lugano.
La vita, il pensiero, gli studi e le gesta di Alexandre Safran sono stati ricordati, commentati e studiati quale parte della memoria da tramandare alle prossime generazioni, in occasione del Giorno della memoria, nel corso degli incontri svoltisi nell’aula napoleonica dell’Università di Milano. Una ‘due giorni’ che ha coinvolto studiosi, rabbini e i due figli di Alexandre Safran, Esther Starobinski Safran e Avinoam Safran. Fra i numerosi inviati c’erano Michele Sarfatti, presidente della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, il rabbino israeliano Moshe Hallamish, studioso di Safran per l’Università di Bar Ilan, il rabbino capo di Ginevra Izhak Dayan, rav Roberto Della Rocca, rav Ariel Messas di Parigi, il professor Giulio Busi della Freie Universität di Berlino, il filosofo Maurice Ruben Hayoun.
Gli intervenuti, nelle differenti prospettive e specificità, hanno commentato aspetti dell’opera di Safran, noto anche come studioso di kabbalah, autore di mistica e filosofia ebraica e altresì pioniere del dialogo ebraico-cristiano in Europa.
“La kabbalah, l’anima della storia ebraica, ne assicura l’unità interna: l’unità religiosa ebraica attraverso il tempo; unità di questo mondo e del mondo a venire”, ha spiegato Esther Starobinski Safran a proposito degli studi del padre, di cui è stata collaboratrice. “L’universo e l’uomo, creato da D-o, riflettono la Sua propria unità”, ha sottolineato.
Ma Safran è stato ricordato anche come il rabbino eroe. Come scrisse il secolo scorso Gideon Hausner, già politico israeliano, giurista e presidente dello Yad Vashem, “grazie al suo eroismo, ai suoi continui interventi presso gli uomini politici e il clero, il rabbino capo Safran ebbe un ruolo determinante nel salvataggio miracoloso di quasi la metà degli ebrei della sua comunità. Il suo nome resterà inciso per sempre nelle pagine di questo doloroso capitolo della nostra storia”.