Volontariato Federica Sharon Biazzi: da vent’anni, un aiuto a chi ne ha bisogno

Ebraismo

di Ester Moscati

Una presenza concreta contro la solitudine, riconosciuta da Comune e Protezione civile

Il profumo di una foglia di salvia, colta tra le piantine aromatiche dell’healing garden della Residenza, risveglia ricordi lontani; Joseph, 90 anni, si commuove “Penso a mia mamma che per shabbat preparava gli gnocchi burro e salvia!”. Anche Rosanna Bauer Biazzi, co-fondatrice del Volontariato Federica Sharon Biazzi con Joice Anter Hasbani, si commuove raccontando la storia e il valore di questa oasi nel cuore del giardino della RSA. Un’idea nata per caso, leggendo su una rivista dei “Giardini del benessere” che è diventata un fiore all’occhiello del Volontariato. «Ho pensato di portarla nel giardino della Residenza Arzaga e c’è stato un coinvolgimento entusiasmante dei volontari. Oggi il giardino del benessere è molto utilizzato perché i profumi, i colori, la zona aromatica, stimolano i ricordi e aiutano la contemplazione. Le aiuole si alternano in un percorso, protetto non da un recinto ma dalle stesse piante, e quindi anche persone con scarsa autonomia possono usufruirne. Ci sono anche le vasche-orto progettate per poter essere utilizzate da persone in carrozzina e questo aiuta a svolgere questa attività che è molto gradita dagli ospiti».

Ma ci sono anche ricordi meno sereni: i viaggi con il pullmino del Volontariato per accompagnare in una casa protetta una mamma e i suoi bambini, scortati dalla polizia. «Siamo ormai una realtà conosciuta da Comune e Protezione civile e abbiamo svolto incarichi importanti durante la pandemia, che è stato un periodo durissimo: visite mediche importanti che subivano cancellazioni e modifiche all’ultimo minuto; percorsi Covid da svolgere in sicurezza per gli anziani e gli operatori».

Nato nel 2000, nel 2002 il Volontariato FSB è diventato una ONLUS e al momento di scegliere il logo che identificasse l’associazione, Rosanna e Joice si sono rivolte ad alcuni giovani grafici della comunità. «Abbiamo scelto il logo attuale perché le spiegazioni date dal grafico esprimevano perfettamente la nostra missione: la Shin stilizzata riprende il nome di Sharon (alla cui memoria è dedicato il Volontariato, ndr); i colori sono quelli della bandiera di Israele che rappresenta tutto il popolo ebraico; le aureole di luce rappresentano la nostra volontà di essere una luce per chi si rivolge a noi». Lo scopo è quello di «sostenere, confortare e stare vicino alle persone che vivono una situazione di solitudine a prescindere dalla loro condizione economica, perché anche se non ci sono problemi economici e, a volte, anche se c’è una famiglia e dei figli questi sono talvolta troppo impegnati per stare veramente vicini agli anziani e alleviare la loro solitudine. Il rapporto che si crea con il volontario è qualcosa di veramente speciale», racconta ancora Rosanna. «Prima del Covid c’erano circa 20 volontari; poi, avendo dovuto ridurre tutte le attività che li impegnavano, sia in RSA sia a domicilio, c’è stata una dispersione e adesso sono soltanto 7/8. Abbiamo bisogno di nuovi volontari».

«Abbiamo quattro autisti per le macchine, tutte attrezzate per il trasporto di disabili. Erano cinque ma una è stata rubata, per la seconda volta, e in questo contesto economico non è stato possibile ricomprarla – spiega Joice -. Gli autisti sono gli unici pagati, con un contratto nazionale regolare, mentre gli altri sono tutti volontari. Le esigenze sono cambiate nel tempo e sulle visite domiciliari e l’assistenza in RSA si è imposta l’attività di accompagnamento. All’inizio era anche per la spesa, il parrucchiere, un incontro tra amici; ora soprattutto si parla di visite mediche, di fisioterapia, chemio, anche per bambini malati. Durante il lockdown è stato molto difficile lavorare, ci sono stati molti problemi. Però proprio in quel periodo siamo stati notati all’esterno della comunità, perché abbiamo fatto moltissime azioni sul territorio, su sollecitazione della Protezione civile o dello stesso Comune. Abbiamo avuto un grande riconoscimento da questo punto di vista anche grazie ai nostri autisti che non sono dei semplici accompagnatori ma sostengono la persona in modo estremamente empatico. Inoltre, siamo l’unico accompagnamento gratuito su Milano».

 

«In Residenza Arzaga – racconta ancora Rosanna – ci siamo dovuti fermare durante la pandemia, e abbiamo ripreso post Covid con i nostri laboratori di cucina, di arte, la preparazione dei fiori dello Shabbat, le letture e le notizie curiose. Le attività pratiche sono estremamente gradite agli ospiti e anche le attività di intrattenimento che stimolano il corpo e la mente per mantenere le abilità residue e dare una nota di colore, di allegria, di freschezza. Ora va ricostruito il gruppo dei volontari. L’aspetto economico in questo momento è piuttosto grave: il furto della macchina, la riduzione del gettito del 5×1000 perché oggi sono moltissime le associazioni ebraiche che possono chiederlo, rispetto a vent’anni fa. E poi non siamo molto brave a fare raccolta fondi, non è nella nostra natura. Ma ci sono gli stipendi degli autisti da pagare, la benzina, i materiali…. insomma, abbiamo bisogno di volontari e di sostegno, con un rinnovato entusiasmo». (E. M.)

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