Alla Scuola Ebraica, Yom HaZikaron all’ombra del 7 ottobre

di Nathan Greppi
Rispetto agli altri anni, stavolta la cerimonia di Yom HaZikaron ha assunto un significato ben diverso: i morti ai quali rendere omaggio non erano più solo quelli delle guerre del passato, ma anche e soprattutto quelli uccisi negli attacchi del 7 ottobre 2023 e nella successiva guerra contro Hamas. Forse anche per questo, il pubblico giunto in sala era talmente numeroso da riempirla tutta, compresa la palestra antecedente. Il buio in sala era interrotto dalle piccole candele poste sul bordo del palco, in memoria dei caduti.

Questo, in sintesi, è il clima che albergava durante la cerimonia tenutasi la sera di domenica 12 maggio presso l’Aula Magna Benatoff della Scuola Ebraica di Milano. Una serata iniziata proprio con un minuto di silenzio, durante il quale tutti i presenti sono rimasti in piedi per raccogliersi tutti insieme e ricordare coloro che non ci sono più.

“Questa sera celebriamo ed onoriamo la memoria di coloro i quali hanno sacrificato la propria vita per la difesa dello Stato d’Israele: dai soldati, ai membri delle forze di sicurezza, ai caduti dei movimenti clandestini precedenti la fondazione di Israele, alle vittime del terrorismo”, hanno dichiarato sul palco i giovani ragazzi dell’Hashomer HaTzair. “In Israele ci sono oltre 26.000 famiglie colpite, quasi 10.000 genitori ai quali è stato ucciso il figlio, 4.917 vedove di soldati e 1.948 orfani al di sotto dei 30 anni”.

“Quasi ogni giorno in Israele ci sono cerimonie funebri per le vittime del terrorismo. Tutti condannati dalla furia del fondamentalismo islamico, bersagli di un odio quotidianamente alimentato da decenni”, hanno detto invece i ragazzi del Bené Akiva -. In questo giorno immensamente triste, tutto il popolo d’Israele si unisce al dolore delle famiglie che hanno perso i propri figli. Non dimenticheremo mai questi eroi che hanno sacrificato la propria vita nella difesa di tutti noi. Lo Stato d’Israele è sopravvissuto e continua a vivere, sebbene tra molte difficoltà, per merito loro”.

Tra i primi interventi quello di Sylvia Sabbadini, presidente della sezione di Milano dell’Adei-Wizo: “Oggi per tutti noi è un momento di riflessione e consapevolezza: ci ricorda che la libertà e la democrazia hanno un prezzo, e che abbiamo l’obbligo di non darle per scontate e difenderle strenuamente”, ha dichiarato. “Quest’anno, Yom HaZikaron è per tutti noi molto più difficile degli altri, perché le terribili immagini del 7 ottobre, filmate dagli stessi terroristi e poi caricate sui social, ci scorrono ancora davanti agli occhi in ogni momento: i volti impauriti ed insanguinati di quei poveri ragazzi del festival Nova che corrono per non essere catturati dai terroristi, gli abitanti dei kibbutzim torturati e poi uccisi, sono lì fissi nella nostra memoria e non ci lasciano”.

Ha aggiunto che “nessun’altra donna, di qualsiasi nazione o religione, è stata più ignorata o meno sostenuta delle donne israeliane. Nessun altro ostaggio, di qualsiasi attentato terroristico, è stato più ignorato dall’opinione pubblica, nessun altro bambino al mondo è stato rapito per sette mesi, durante i quali né l’UNICEF, né la Croce Rossa, né Amnesty sono intervenuti affinché venga liberato. A sette mesi da quel terribile giorno, vogliamo dare voce alle donne che non l’hanno più, perché uccise o annichilite da una violenza programmata e ostentata, che ha saldato nella forma più atroce antisemitismo, terrorismo e odio per il genere femminile”.

Non sono mancate le proiezioni di video per ricordare chi non c’è più: oltre alle foto dei caduti dal 7 ottobre in poi, è stato mandato un videoclip apposito con la canzone Hurricane, la stessa con la quale la cantante israeliana Eden Golan ha recentemente rappresentato il suo paese all’Eurovision Song Contest.

Un altro video raccontava la triste storia di Shaul “Shauli” Greenglick, aspirante cantante che era stato ammesso da poco al talent show israeliano Kochav Nolad quando decise di andare a combattere a Gaza dopo il 7 ottobre; nonostante avesse un grave problema alla vista, decise comunque di prendere l’uniforme per difendere il suo paese, e morì in battaglia il 26 dicembre 2023. Tra i conoscenti stretti che lo hanno ricordato nel video, vi era anche il giornalista milanese e collaboratore di Mosaico David Zebuloni.

A parte i video, in occasione della serata sono giunti apposta da Israele due soldati venuti a portare la loro testimonianza: l’ufficiale dell’unità di intelligence Alon, che dopo il 7 ottobre ha partecipato all’Operazione Spade di Ferro e ha ricevuto un premio per le sue prestazioni militari, e la sergente dell’aeronautica militare Sapir, nata e cresciuta a Londra ma che ha fatto l’aliyah due anni fa, e che ha preso parte anche lei a Spade di Ferro. I loro cognomi sono rimasti anonimi per tutelarne la privacy.

La cerimonia si è conclusa con le preghiere per onorare i caduti recitate da Rav Alfonso Arbib e Rav Yaakov Simantov, nonché con l’intonazione dell’Hatikwah, l’inno nazionale israeliano.