di Anna Balestrieri
“Analisi demografica e prospettive per il futuro in Israele”. A queste tematiche è stato dedicato l’incontro Kesher di domenica 12 febbraio 2023. Dopo l’analisi post elettorale affidata all’esperto demografo Sergio Della Pergola ed al politico competente in Medio Oriente Paolo Minniti, questa volta è stata data voce al diplomatico Yoram Ettinger. Niram Ferretti ha condotto la conversazione con l’ospite, mirata a sfatare il mito di un boom demografico arabo inarrestabile che ridisegnerà gli equilibri nella regione mediorientale e nel mondo.
Secondo Ettinger, la demografia è solo uno dei tanti esempi delle lacune tra il credo comune e la verità per quel che riguarda Israele. Uno degli ambiti in cui l’Occidente applica un approccio orientalista poiché poco sa della realtà del Medio Oriente, persino dei rapporti tra Israele e USA (di cui l’ex ambasciatore negli Usa, forte di un’esperienza cinquantennale sul campo, è un esperto).
Se la crescita demografica nella regione della Palestina storica è inconfutabile (si parla di un aumento della popolazione del 600 per cento dalla fine del mandato britannico ad oggi), attribuirne i meriti alla compagine araba della popolazione è del tutto erroneo. Ciò che ipotizzano i media, gli esperti e gli istituti di ricerca, secondo Ettinger, è smentito dalla realtà. E la storia non è nuova a sorprese di questo tipo: “Anche a Theodor Herzl al primo congresso sionista fu detto che non c’era speranza di raggiungere una maggioranza ebraica in Palestina, ma demografi e statistici dell’epoca si sbagliavano”. Proiezioni come quelle del famoso storico Simon Dubnov, che nel 1898 prevedeva che non potessero esserci più di cinquecentomila ebrei in Palestina entro la fine del ventesimo secolo, si sono rivelate essere “errore di milioni”, ricorda Ettinger. L’invito dell’ex ambasciatore è quello di affidarsi non alla fallacia delle proiezioni, bensì alla solidità dei dati: dagli anni ’50 c’è stata una gara numerica tra le fertilità ebraica ed araba e le aliyot hanno dato gli ebrei un altro vantaggio. Oltre al raddoppiamento della popolazione, la migrazione degli israeliani all’estero dal ’90 ad oggi è diminuita, secondo i dati di Ettinger, del cinquanta per cento.
Un altro fattore che modifica le proiezioni è l’“occidentalizzazione” della demografia araba: la progressiva urbanizzazione della popolazione ha fatto venire a mancare il supporto familiare nell’allevamento dei figli tipico della condizione rurale. Si sono sommati poi altri aspetti legati alla modernizzazione, per esempio lo stato sociale delle donne che hanno più voce rispetto a vent’anni fa: si sposano solo dopo il raggiungimento della maggiore età e il completamento degli studi, alcune scegliendo anche di studiare al college ed avere una carriera. Il ciclo produttivo delle donne così si accorcia, non solo in Israele e in Cisgiordania ma anche nei paesi arabi e in Iran, mentre le nazioni subsahariane continuano a seguire le tendenze demografiche africane.
L’ex ambasciatore prosegue quindi nell’esporre i risultati della ricerca a cura dell’America Israel Demographic Research Group (The Ettinger Report) che contestano i dati dei censimenti palestinesi a cura del Palestinian Central Bureau of Statistics. Lo studio contesta ai palestinesi il calcolo erroneo di un milione e mezzo di persone in Giudea e Samaria (Cisgiordania). Tra le cifre scorrette ci sarebbero quelle che designano quanti risiedono all’estero da più di un anno (cinquecentomila secondo le stime della ricerca), i quattrocentomila arabi di Gerusalemme che sono residenti permanenti o addirittura cittadini di Israele (e quindi inclusi nei censimenti dello stato ebraico), così come i 150.000 palestinesi sposati con arabi israeliani che godono quindi della cittadinanza. Alle accuse di apartheid rivolte allo stato di Israele, Ettinger ha contestato quanto i palestinesi prosperino sotto controllo israeliano dove vengono loro date infrastrutture, trasporti ed istruzione, fattori che permettono un aumento dell’aspettativa di vita, a differenza di quanto avveniva sotto controllo giordano.
Gli accordi di Abramo sono un esempio dei benefici ottenuti da paesi arabi finora nemici di Israele grazie alla pace con lo stato ebraico: sono stati voluti non perché gli stati abbiano cambiato la loro opinione sul paese, bensì per ragioni di interesse economico, tecnologico e diplomatico, visto il filo diretto tra Israele e USA. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti vedono Israele come un mezzo per far breccia nel cuore degli Stati Uniti.
Ettinger ha sollevato infine l’annosa questione degli israeliani non considerati ebrei dai censimenti a causa della legge halachica, sottolineando quanto fondamentale sia il loro ruolo nella società. Relegati negli “altri” dei diagrammi a torta, contano tra loro campioni olimpici e sono tra i responsabili dello slancio demografico senza precedenti degli ultimi anni, a testimonianza, secondo Ettinger, di un progressivo attaccamento della parte laica della società alle tradizioni ed al proprio paese. I tre figli per donna di Israele non sono “merito” degli ultraortodossi, che vedono al contrario una fase calante nei numeri delle nascite, da quando le donne hanno iniziato ad entrare maggiormente nel mondo del lavoro e dell’accademia.
Augurandosi che il governo israeliano dia priorità alle aliyot, di rilevanza strategica per sicurezza militare ed economia, Yoram Ettinger ha reso pubblico l’accesso ai dati forniti, rimandando alla sua Facebook Page e ai suoi brief videos per chi volesse approfondire o mettersi in contatto con lui.