Eugenetica e nazismo: dal Talmud la risposta che la razze non esistono

Feste/Eventi, Kesher

di Michael Soncin
“Nel parlare di Eugenica si adopera spesso moltissima cautela, per via del connotato che il termine stesso può assumere, essendovi una serie di significati e sensazioni che possono suscitare controversie; tutti sentendo parlare di eugenetica, pensano subito alle classificazioni messe in atto nel periodo nazi-fascista”. Così si è espresso lo scrittore e storico italiano David Bidussa, il 12 gennaio a Milano, presso il tempio in Guastalla, durante la conferenza aperta al pubblico, organizzata dall’Assessorato alla cultura della Comunità ebraica di Milano,  intitolata “Eugenetica e nazismo”, che ha visto anche la partecipazione di rav Gianfranco Di Segni e della criminologa Isabella Merzagora Betsos.

Bidussa spiega che il termine eugenica da un primo punto di vista riguarda ad esempio aspetti come l’analisi dei gruppi sanguigni, dove non si da un giudizio applicando una politica a quel tipo di analisi,  e chi ha proposto percorsi attorno al tema dell’eugenica non necessariamente, aveva in testa un profilo di tipo razzista. Al contrario ci fa notare invece che c’è un secondo profilo che per certi aspetti pesca su parti attigue al primo, ma che opera sulla costruzione dell’analisi delle devianze, e in quel caso si pone di classificare chi sono e chi non i deviati e di conseguenza che tipo di politiche adottare. 

La genesi del termine eugenetica 

Oggi si parla di eugenetica ma sarebbe più corretto dire eugenica, parola composta dal prefisso eu che deriva dal greco antico (εὖ, εὐ-) e significa buono, mentre genica ha la stessa radice di genesi e significa creazione”, afferma rav Gianfranco Di Segni, che di formazione è anche biologo, spiegando che tale termine fu introdotto dall’antropologo e climatologo britannico Francis Galton (1822-1911), cugino di Charles Darwin, il quale impressionato dalle scoperte di Darwin riteneva che caratteristiche psicologiche e intellettuali come il talento hanno un’origine ereditaria, e quindi secondo lui era possibile migliorare la specie umana, con l’idea di favorire le persone più talentuose a unirsi tra loro. 

“A quell’epoca durante l’ottocento e l’inizio del novecento – dice rav Di Segni – era l’idea di base, oggi questo concetto appare molto pericoloso, poiché sappiamo a ciò che ha portato.” 

Non tutti medici sono figli d’Ippocrate

“Come si spiega che intere popolazioni di persone comuni si siano dedicate allo sterminio di altri?”. È questa la domanda che si pone la criminologa Isabella Merzagora, la quale parlando dell’Aktion T4, lo sterminio dei disabili e delle altre nefandezze compiute dai medici nazisti, ci racconta: “Durante il processo di Norimberga vennero giudicati 24 capi dall’atrocità nazista, ma furono necessari processi secondari, tra questi il processo ai medici, e altri ancora dove sono stati almeno 350 i medici colpevoli di veri e propri crimini, che partono dell’eugenetica; se poi si tratta di una spiegazione o una scusa, vide inizialmente col programma T4 circa 5000 bambini assassinati, che parti prima con la sterilizzazione e poi si passo agli adulti, dove le stime parlano di circa 200,000 vittime. Si parlò di olocausto psichiatrico”.

“Come mai dei professionisti il cui compito dovrebbe essere quello di salvare vite fanno poi l’esatto contrario? Il genetista Luca Luigi Cavalli-Sforza lo chiamava “noismo”, io lo chiamo idealismo pervertito, Adolf Eichmann dichiarerà al processo di Gerusalemme, “io ero idealista”; l’obbedienza è una scusa, serve ad accantonare la coscienza, forse il motivo di tali atrocità e stata la paura o ancor meglio quando si distingue tra noi e gli altri, noi intesi come superiori”, dichiara la Merzagora, ricordando che alla base di molti dei genocidi, vi era come giustificazione la legittima difesa, l’atto era dovuto. La razza in eugenetica non esiste, eppure il medico criminale Josef Mengele in nome di una falsa scienza, ha assassinato migliaia di gemelli e zingari per i suoi esperimenti.

Nel Talmud era già scritto che “le razze non esistono”

“La sperimentazione – afferma rav Di Segni – serviva ai medici, come ai ricercatori di tutto il mondo oggi, per fare carriera, per le tesi di dottorato, e questo è ancor più aberrante, perché  venivano utilizzati degli esseri umani, com’è stato il caso delle sorelle Bucci. La questione della razza era vista dal punto di vista delle caratteristiche somatiche, ma tutti sappiamo, grazie alla genetica molecolare che facendo un’analisi del Dna tra due esseri umani qualsiasi, ci sarà una somiglianza attorno al 99,9%. Le razze non esistono, come hanno più volte affermato gli scienziati Telmo Pievani e Cavalli-Sforza; lo stesso Sforza, che è stato un genetista di fama mondiale, diceva che se nel pianeta rimanesse un piccolo gruppo di persone, quello avrebbe corredo genetico necessario per ricreare tutta la diversità del mondo intero. Il Talmud ha una domanda, Per quale motivo si dice che la prima coppia umana fu creata singola?  Le risposte sono diverse e questo per insegnarci che da un’unica coppia può derivare tutta la comunità, chi salva una vita, salva il mondo intero”.