di Michael Soncin
“Questo dizionario è il frutto di un lavoro di ricerca meticoloso, condotto per decenni, un lavoro di fonti orali e fonti scritte. Segna una pietra miliare nello studio degli idiomi, in quanto abbiamo a che fare con un’opera rigorosa, curatissima in ogni suo aspetto. Quest’opera restituisce l’intensa vitalità che sempre ha caratterizzato la presenza ebraica in Italia”. Con queste parole la professoressa Sara Ferrari ha introdotto l’evento di Kesher organizzato da Paola Boccia, che ha visto la presentazione del prestigiosissimo volume dal titolo Vena hebraica nel giudeo-italiano – Dizionario dell’elemento ebraico negli idiomi degli Ebrei d’Italia, scritto da Maria Luisa Mayer Modena, in collaborazione con Claudia Rosenzweig.
Aharon Maman dell’Università Ebraica di Gerusalemme, che ha preso parte alla conferenza, ha ricordato quando uscì la prima edizione del libro “Vena hebraica”, era il 1999 e quel lavoro era il frutto di un congresso sugli idiomi ebraici organizzato dalla professoressa Modena nel 1995, divenuto poi un libro. “La sua conoscenza delle lingue degli ebrei, ed in particolare degli idiomi ebraici italiani hanno dato grandi contributi”, ha detto Maman riferendosi a Modena.
“Chiunque abbia scritto un dizionario – continua Maman – è ben consapevole che si tratta di un lavoro infinito, di anni e anni. La professoressa Modena voleva essere sicura che il libro fosse perfetto sotto tutti i punti di vista, confrontandosi con un corpus enorme, dal rinascimento al giorno d’oggi. Esso rappresenta la testimonianza vivente della cultura antica che si è sviluppata in Italia. L’ebraico ha influenzato i dialetti locali”.
Il professore ha poi regalato una nuova visuale su come leggere i dizionari, e cioè come se fossero dei romanzi. Una prospettiva affascinante per vedere con occhi nuovi, un oggetto che abbiamo sempre utilizzato nella maniera tradizionale. Quanto alla struttura, il libro è costituito da “418 pagine, organizzato in due colonne con dei font perfetti. Inoltre, c’è anche una traduzione parziale in inglese per chi non conosce l’italiano”.
Tra le tante scoperte che si possono fare è stato menzionato il termine Meghillà, che com’è noto, in tutte le comunità il rimando è intuitivamente diretto alla Meghillat Ester. Ecco in Italia quel termine ha una seconda valenza e viene utilizzato per indicare un testo lungo e noiosissimo. Come ha continuato a spiegare il professore, questo lavoro ci dimostra che è possibile fare dei paragoni sistematici nei diversi idiomi ebraici del mondo. Viene anche riscontrato il fenomeno delle lingue nascoste, temendo le violenze antisemite. All’epoca di Benito Mussolini, quando si parlava di lui, nessuno lo citava con il suo nome, ma si utilizzavano appellativi come ghevir, ‘potente’, o goy gadol, ‘grande non ebreo’.
Un lavoro che non finisce mai
“È un lavoro che non è mai finito. Abbiamo però deciso che era il momento di mettere il punto e virgola. Sono state prese in considerazione sia fonti ebraiche, sia fonti esterne. Tra le varie fonti anche quelle moderne sono da citare i famosi sonetti di Crescenzo Del Monte (1868 -1935), che scriveva in giudeo romanesco, una lingua molto viva ancor oggi. Tesori inaspettati sono stati raccolti dal Vessillo Israelitico. Le riviste ebraiche italiane, come la Rassegna Mensile di Israel hanno avuto un certo peso nelle fonti scritte, ma anche gli informanti, che ha raccolto Modena, sono stati fondamentali: proverbi, espressioni, canti…”, ha spiegato la professoressa Claudia Rosenzweig.
Rosenzweig ha poi precisato che prima di Modena anche altri si sono occupati degli idiomi ebraici, come Umberto Fortis, con i suoi studi sul giudeo veneziano, sottolineando la creatività che si riscontra complessivamente nel giudeo italiano, non solo della parola che assume nuovi significati ma anche nella linguistica, come i termini della lingua sacra che assumono significati nella vita comune di tutti i giorni.
“Ci sono anche termini – continua Rosenzweig – che non derivano dalla componente ebraico aramaica, che in italiano hanno un suono famigliare, ma che hanno significati diversi che derivano da altre lingue, come dal ladino, per quanto riguarda gli ebrei livornesi, o dallo yiddish, per gli ebrei veneziani. Il Giudeo Italiano in Israele è poco noto, invece lo si dovrebbe far conoscere, perché molti pensano che sia solo il giudeo spagnolo, il giudeo marocchino, o lo yiddish, invece, c’è anche la ricchezza degli idiomi ebraici italiani”.
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