Giulio Meotti al Noam: “Israele è una luce che illumina l’occidente”

Feste/Eventi

 

di Nathan Greppi (video di Orazio Di Gregorio)
“È un libro che da molte risposte, ma soprattutto da molte sollecitazioni”: con queste parole Rav Roberto Della Rocca ha introdotto l’ultimo saggio del giornalista de Il Foglio Giulio Meotti, Israele. L’ultimo stato europeo (Rubbettino), presentato al tempio Noam domenica 7 ottobre. Nel corso dell’introduzione, Rav Della Rocca ha voluto ricordare le due vittime dell’attentato alla fabbrica di Barkan.

Roberta Vital: questo libro è un monito per l’Europa

Dopo i saluti di Rav Della Rocca, ha preso la parola Roberta Vital del Progetto Solomon, la quale ha spiegato che “questo libro vuole essere un omaggio di Giulio Meotti per i 70 anni di Israele, ma è nello stesso tempo, come si evince già dal titolo stesso, un monito per l’Europa. Israele ed Europa, uniti da un filo conduttore, da una storia, da valori comuni, di rispetto dei principi universali dell’uomo, ma allo stesso tempo è un Europa che è spettatrice della delegittimazione dello Stato d’Israele. La domanda che dobbiamo porci tutti, al di là da come la si pensi sul governo israeliano, tra tutti gli stati al mondo, Israele sia l’unico stato di cui sia messa in dubbio la legittimità della sua esistenza.” Parlando del libro di Meotti, ha aggiunto che “leggendo queste pagine, non si ha la sensazione di leggere la descrizione di uno stato ma la descrizione di un essere umano che arranca per la difesa dei suoi valori e della sua sopravvivenza.”

Davide Romano: un libro di amore per la verità

In seguito è stato proiettato un breve video sulla delegittimazione d’Israele, a cui è seguito l’intervento di Davide Romano, giornalista de La Repubblica e consigliere della Comunità. “Mi viene da dire che è un libro di amore per Israele,” ha spiegato, “in realtà è di più: è un libro di amore per la verità, per tutte le verità su Israele che vengono costantemente nascoste. […] è un libro che dovrebbe essere adottato in tante scuole italiane, e non solo per gli studenti, ma soprattutto per certi insegnanti che hanno le idee davvero poco chiare sul Medio Oriente. È un libro piccolo, ma veramente denso di dati, informazioni, sulla popolazione e i diritti delle donne, sugli indici di felicità. E sul fatto che la superficie boscosa di Israele è passata dal 2% nel ’48 al 10% di oggi, poiché il Keren Kayemeth Leisrael ha iniziato a parlare di ecologia quando questa parola ancora non esisteva.” Ha scherzato aggiungendo che sarebbe il libro perfetto da regalare a un amico di sinistra.

Giulio Meotti: Israele una luce che illumina l’Occidente

E infine ha preso la parola l’autore, Giulio Meotti: “A volte mi chiedo se ne valga la pena, con quello che si vede in Europa, sostenere la causa di Israele, nel senso che il popolo ebraico ha la più grande polizza assicurativa al mondo, che è la Legge del Ritorno. Israele è in una condizione strepitosa dopo 70 anni, ovvero non penso che esista un momento della sua storia in cui non ha avuto, se togliamo il caso di un eventuale Iran nuclearizzato, un nemico che possa distruggerlo. Ma allo stesso tempo dico che ne vale la pena, che se non ci si batte per Israele non penso che esistano singole questioni più importanti del nostro tempo di questa. Il punto è che stiamo perdendo l’opinione pubblica, cioè Israele in questa sua euforia secondo me ha peccato di una vanità, nel pensare di poter fare a meno dell’Europa e dell’Occidente.”

Ha aggiunto che oggi l’opinione pubblica è divisa in tre: “Una parte è persa, dove è difficile bucare l’antisemitismo.” Ricordando l’attentato di Barkan, ha raccontato che è una delle poche zone dove gli israeliani danno lavoro ai palestinesi, che lì guadagnano 5 volte quello che guadagna in media un palestinese nei territori, “ma questo non penso lo troverete sui grandi media – ha dichiarato -. Un terzo secondo me è a favore di Israele, vedo un sentimento diffuso a favore di Israele anche tra i non ebrei, anzi spesso i non ebrei sono più orgogliosi in questo loro sostegno di tanti ebrei. Secondo me bisogna lavorare molto sulla zona grigia, per quelli che si sentono un po’ storditi da quello che vedono arrivare dai media. Come si fa? Sono convinto che bisogna comprendere Israele non solo come una storia ebraica di redenzione, di riscatto, ma come la punta di diamante di una civiltà in pericolo, come una luce che illumina l’Occidente.”