Il compleanno ultracentenario della Sinagoga centrale di Milano

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La sinagoga di via Guastalla è indiscutibilmente il simbolo dell’ebraismo milanese. E lo è esattamente da 120 anni, da quando cioè il 28 settembre 1892 fu inaugurata in gran spolvero dal rabbino Alessandro Da Fano.
Il tempio che vediamo oggi, tuttavia, poco o nulla ha a che vedere con quello progettato sul finire dell’800 da Luca Beltrami. Il perchè, fa parte della storia stessa della sinagoga (e della Comunità di Milano).

Gli ebrei di Milano cominciarono a pensare alla costruzione di una grande sinagoga sul finire dell’800. Nel 1888 grazie al ricco lascito di Salomone Ottolenghi – un commerciante veneziano trasferitosi a Milano nel 1845 – venne costituita l’Opera del Tempio Israelitico di Milano. Neanche due anni dopo i notabili della Comunità affidarono la progettazione del nuovo Tempio, nel pieno centro della città, a pochi passi dal Duomo, all’architetto più in vista dell’epoca, Luca Beltrami. Beltrami infatti proprio in quegli anni stava dando un nuovo volto a Milano, ai suoi luoghi più significativi – da Piazza della Scala alla facciata di Palazzo Marino, dal Castello Sforzesco alla nuova sede del Corriere della Sera, in via Solferino.

Quella di Beltrami fu per gli ebrei di Milano una scelta di prestigio, “un modo di dimostrare che avevano raggiunto la piena emancipazione”, osserva Annie Sacerdoti nel volume che ricostruisce la storia della sinagoga (“Tempio centrale della Comunità ebraica di Milano “Hechal David u-Mordechai”, Arca, Milano, 1997).

Il tempio venne costruito in brevissimo tempo (soltanto due anni!) secondo uno stile eclettico, influenzato da elementi bizantini e arabeggianti – i più adatti, secondo il gusto e la mentalità dell’epoca, a quel genere di edifici.
L’inaugurazione ufficiale del tempio avvenne il 28 settembre 1892 alle presenza dei rabbini Moisè Prospero Ariani e Alessandro Da Fano. Quest’ultimo, proprio in quell’occasione, assunse ufficialmente la guida religiosa della kehillah milanese che a quell’epoca contava all’incirca 2000 iscritti (gli abitanti di Milano erano all’incirca 400.000).

Dopo neanche 50 anni di attività, il 13 agosto 1943, nel pieno della guerra, la Sinagoga di via Guastalla venne quasi completamente distrutta. Un incendio, provocato dai bombardamenti aerei alleati, ne danneggiò irreparabilmente la copertura e tutte le strutture interne. Del grande edificio progettato dal Beltrami, rimase in piedi, intatta, soltanto la facciata che dava su via Guastalla.

Due anni dopo, finita la guerra, la comunità ebraica di Milano, ridotta a si e no 2500 iscritti, (nel 1938 erano oltre 12.000) e priva di ogni struttura, ottenne in affitto i locali di Palazzo Odelscalchi  in via Unione 5. In via Unione furono create le sedi provvisorie di un oratorio di preghiera, di un centro per l’assistenza ai profughi stranieri in transito da Milano, e centro amministrativo della Comunità. Nel 1947 ci furono finalmente le condizioni per pensare al restauro della sinagoga di via Guastalla. Fu così bandito un concorso per la riprogettazione e ricostruzione del tempio. Lo vinsero ex aequo Eugenio Gentili Tedeschi e Manfredo D’Urbino, che diedero inizio ai lavori nel 1951.
Dell’originaria struttura ottocentesca, i due architetti salvarono soltanto la facciata – e soltanto perché gli fu caldamente suggerito dalla dirigenza della Comunità – che fu così integrata in una struttura completamente nuova. Secondo Gentili Tedeschi infatti la nuova Sinagoga doveva essere  “un’opera decisamente, integralmente moderna, come impostazione concettuale, sensibilità delle strutture e dei materiali […].” In questa sua visione, l’antica facciata si integrava come “un dato di fatto, il cui valore formale, non potendo essa evidentemente legarsi con il resto della costruzione, viene trasferito nel suo significato di documento: documento di qualche cosa che è stato, di una tragedia che si è abbattuta sull’ebraismo, di una continuità tenace proiettata verso il futuro”

La nuova Sinagoga, di impianto tipicamente “razionalista”, venne inaugurata il 3 maggio 1953 dal rabbino capo, Ermanno Friedenthal, e dal presidente della Comunità, Sally Mayer.
Da allora la Sinagoga di via Guastalla è diventata, come ancora ha scritto Annie Sacerdoti, “il punto d’incontro di una Comunità in grande trasformazione”:  l’arrivo di gruppi di ebrei, più o meno consistenti, dalle varie aree del Vicino e Medio Oriente ne avevano infatti mutato via via, nel corso degli anni, sia la fisionomia che i numeri.

Gli ultimi interventi di ristrutturazione della Sinagoga risalgono a quindici anni fa. Nel 1997 Piero Pinto,  Giancarlo Alhadeff e Michelangelo Marchi hanno fatto interventi di restauro che hanno interessato sia gli interni del tempio che la facciata. Quest’ultima, in particolare, oltre che interventi di restauro, è stata anche ampiamente rinnovata: non solo sono state riaperte le finestre previste dal progetto del Beltrami ( e che invece Gentili Tedeschi e D’Urbino  avevano chiuso) ma queste sono state anche abbellite dalle vetrate colorate, disegnate appositamente dall’artista newyorkese Roger Selden.