di Michael Soncin
Zeruya Shalev, Orly Castel-Bloom e Ayelet Gundar-Goshen sono state le protagoniste della conferenza intitolata: La letteratura ebraica al femminile – Riflessioni su scrittrici contemporanee.
L’evento introdotto dall’assessora Pia Masnini Jarach e organizzato domenica 14 marzo su zoom dall’Assessorato alla Cultura della CEM – Comunità Ebraica di Milano con Kesher ha visto come ospiti: Fiona Diwan, Direttrice Responsabile della rivista Bet Magazine e del sito Mosaico; Cyril Aslanov, professore di Linguistica presso l’Università Ebraica di Gerusalemme; Raffaella Scardi, traduttrice in italiano dall’ebraico di diversi romanzi della letteratura israeliana contemporanea.
La ‘letteratura’ è senza generi e senza ideologie
“Faccio fatica a parlare di ‘letteratura al femminile’, perché la letteratura o è o non è”, afferma Fiona Diwan. In altre parole, la letteratura è senza distinzioni di genere. “Nell’ultimo decennio in Italia, ci sono stati diversi eventi a livello accademico dedicati alla letteratura israeliana. All’Università degli Studi di Napoli nel 2011 c’è stato un grande convegno che poi ha portato alla nascita del libro Narrativa, memoria e identità: il volto femminile d’Israele (Mimesis Editore). Un altro è il convegno del 2012 all’Università Statale di Milano sulle scrittrici e poetesse israeliane di cui non è stato fatto un volume ma i cui atti sono disponibili online. E poi da menzionare è il libro di Narrativa Ebraica Moderna (Terra Santa Editore)”. Questi sono alcuni spunti che Diwan ha offerto per esplorare i volti della letteratura d’Israele.
“Un aspetto fondamentale – sottolinea Diwan – che accomuna le tre autrici oggetto della conferenza di oggi è la perdita di quell’elemento costitutivo della generazione precedente che riguarda il tema della diaspora. Nei testi delle tre scrittrici notiamo anche una grande capacità di recuperare il testo biblico, fortemente presente nelle pagine dei loro romanzi, la cui funzione è di conferire una profondità storica e mitologica alla narrazione, che spesso affiora senza citazioni, fluendo direttamente nel racconto”.
“La chiave intimista è un altro aspetto rilevante. Un’idea di letteratura come scavo, come archeologia dell’anima, andando sotto la pelle della quotidianità per renderla epica. Esse ci raccontano una letteratura specchio delle società, che non si occupa più dell’ossessione arabo-palestinese, c’è, ma non esprime più una coscienza civile, si sposta su temi di fuga, più personali, per l’appunto più intimi”, dichiara Diwan. Un aspetto intimista è ben presente nel romanzo Dolore di Zeruya Shalev dove si parla sia dell’abbandono da parte del primo amore, sia dell’attentato di cui Iris, la protagonista, lotta tra la vita e la morte.
E continuando a parlare di intimità Fiona Diwan cita il romanzo Svegliare i leoni di Gundar-Goshen, che parla di un medico che uccide un immigrato eritreo nel buio della notte nel deserto di Beer Sheva. “Il sipario si apre su uno spaccato di migranti eritrei in Israele. Ayelet Gundar-Goshen è specializzata nel tirare giù il velo di alcuni tabù come questo: il tema dei non visti, di coloro che sono trasparenti. Però non vi è mai il giudizio dello scrittore, questo perché la letteratura non può essere ideologica, altrimenti non è letteratura”.
Una letteratura iperbolica
Il professore Cyril Aslanov parlando di Orly Castel-Bloom, definisce la sua scrittura particolare, per il fatto che non pretende di essere realistica. “È iperbolica”, commenta.
“Parte dai fatti reali per poi esagerali con una tale intensità che la realtà diventa poi irriconoscibile. In tutto ciò vi è una dinamica surrealista, ed il risultato è molto interessante poiché invece di essere referenziale lavora sui significati”, afferma Cyril Aslanov.
Uno degli ultimi libri pubblicati da Castel-Bloom in Italia è Romanzo Egiziano dove per l’appunto autobiografia e immaginazione si confondono. Un testo che sembra voglia farci perdere di proposito l’orientamento, dove si racconta il passato e il presente del popolo ebraico, dall’espulsione degli ebrei nella Spagna ai tempi di Re Ferdinando II alla Primavera araba del 2011.
Il serio affare del traduttore
Tradurre un libro è un affare molto serio e grande è la responsabilità del traduttore. Ma è anche un lavoro molto stimolante e per dirla in parole semplici: è un bellissimo lavoro. A tal proposito Raffaella Scardi spiega che “il bello del mio mestiere è che posso incontrare gli autori che traduco, potendo vedere direttamente dove nascono i loro libri. Ho così modo di poter comprendere come la personalità dell’autore riemerga in quello che scrivono”.
Se c’è un’autrice che in questi anni è stata molto amata e molto apprezzata nel panorama italiano, quella è senza dubbio Ayelet Gundar-Goshen. “La Goshen oltre alla professione di scrittrice continua a lavorare come psicologa”, racconta Scardi. Un aspetto che affiora nelle parole dei suoi romanzi. “Da una parte abbiamo la psicologa capace di approfondire l’animo umano, dall’altra una donna profondamente impegnata con la gentilezza che la contraddistingue, in grado di portare avanti nel suo paese le battaglie civili per i diritti di chiunque. Non lo fa per manifestare, non porta avanti un’ideologia, ma esplora tutti i lati della società, sicuramente i più nascosti. In Bugiarda il suo ultimo libro, vi è appunto il tema della menzogna, che riguarda tutti noi”.