Un viaggio musicale attorno al mondo – ma anche verso il centro della Terra, per usare le parole di Jules Verne – è in fondo quello che propone Enrico Fink per la festa di Yom Haazmaut a Milano il prossimo 29 aprile. Perchè il musicista ed attore fiorentino, con le sue musiche è vero che ci conduce da una parte all’altra del mondo alla riscoperta delle musiche ebraiche più diverse, ma è vero anche che alla fine il suo obiettivo è quello di farci scoprire la radice unica e comune della varietà dei ritmi, dei suoni delle melodie che ci propone all’ascolto.
E questa radice unica e comune, questo “filo rosso”, come lo stesso Fink lo definisce, è dato dalla “musica di Israele prima della distruzione del Tempio. Forse la stessa musica del Tempio” dice. “Se riuscissimo ad isolare una comune radice fra le musiche degli ebrei polacchi, italiani, turchi, yemeniti forse ci troveremmo di fronte alla musica ebraica originale,quella che i Leviti eseguivano nel Grande Tempio di Gerusalemme” spiega infatti Fink. E qui sta in fondo il viaggio al “centro della terra”.
Fink insieme ai suoi musicisti costruisce un “viaggio” che tocca i luoghi antichissimi dell’India ebraica, arriva nei vicoli della Roma popolare, negli shtetl dell’Europa orientale, per ridiscendere nei Balcani fino al Mediterraneo. Le musiche indiane, gli stornelli romani, il kletzmer, le raffinate melodie del mondo sefardita, sono i diversi modi in cui gli ebrei della diaspora hanno declinato e rimodellato persino riformulato nel corso dei secoli la medesima e comune radice musicale, quella dei canti del Tempio, appunto.
Questa moltitudine di generi musicali riflette per certi aspetti i molti caratteri, le molte anime che popolarono Israele negli anni della sua fondazione, subito dopo la seconda guerra mondiale; riflette, se si vuole, anche il difficile cammino intrapreso dagli ebrei israeliani per la costruzione di un’identità propria, slegata dalle tradizioni, dalla storia, dal mondo della Diaspora, ma che con essa conserva comunque un “filo rosso”.
Un filo rosso che ritroviamo nei volti e nelle situazioni proposte dalle immagini della mostra “Gli anni dell’adolescenza di Israele” a cura dell’archivio fotografico della Fondazione CDEC.
La mostra preparata in esclusiva per la festa di Yom Haaztmaut a Milano, racconta attraverso una cinquantina di immagini, la vita di Israele in uno dei momenti forse più felici della sua storia. La scuola, il lavoro della terra, lo sport, le feste, l’arrivo degli immigrati, sono alcuni dei temi proposti dai curatori, Paola Mortara e Giorgio Sacerdote, per guardare allo Stato di Israele nell’età d’oro del Kibbutz, della costruzione entusiastica di un paese nuovo e di un “uomo nuovo”, secondo il mito sionista. Proprio questo “mito” sembra essere il filo conduttore di una mostra che è a metà fra il documentaristico e il propagandistico. L’origine delle foto d’altra parte lo conferma. Inviate dal governo israeliano al consolato di Genova, queste foto rappresentano un pezzo importante della storia dello Stato, della percezione di sè in quegli anni e del suo modo di presentarsi al mondo.
Sia la mostra fotografica che il concerto di Enrico Fink si svolgeranno domenica 29 aprile a partire dalle ore 19.00 nei locali della Comunità ebraica di Milano in via Sally Mayer. La serata organizzata dalla Comunità insieme al Keren Hayesod, avrà come ospite speciale il nuovo ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon.
Per informazioni,
tel. 02 483110267 – 02 48021691