di Nathan Greppi
Quello dei rapporti tra Israele e l’Europa è un tema molto complesso, che si interseca con altre questioni: l’antisemitismo nel continente, l’antisionismo di una certa parte politica, e il divario tra percezione e realtà sul contesto israeliano da parte degli europei. Un tema a cui è stato dedicato, martedì 14 luglio, il dibattito La percezione di Israele in Italia e in Europa, organizzato dall’Osservatorio Solomon e dall’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) e tenutosi sulla pagina Facebook di quest’ultima. Ospiti d’onore sono stati l’europarlamentare e capo del partito Azione Carlo Calenda e l’Ambasciatore d’Israele in Italia Dror Eydar.
L’incontro è stato moderato da Luca Clementi, caporedattore dalla rivista HaTikwa e introdotto dal presidente UGEI Simone Santoro, che ha dichiarato di voler approfondire “alcuni aspetti che non sono all’ordine del giorno in Europa, per fornire agli ascoltatori qualche elemento in più su cui riflettere.” La prima relatrice a parlare è stata Barbara Pontecorvo dell’Osservatorio Solomon, che ha spiegato come “la percezione di Israele si sovrappone a quella delle comunità ebraiche,” aggiungendo che l’Osservatorio ha pubblicato una ricerca in merito assieme ad Euromedia Research.
La direttrice di Euromedia, Alessandra Ghisleri, ha illustrato i risultati di vari sondaggi sull’antisemitismo in Italia: è emerso che tra i partiti quello con gli elettori più vicini agli ebrei è Forza Italia, mentre i più lontani sono quelli di Fratelli d’Italia. I più tolleranti sono nella fascia di età di 18-24 anni, i meno in quella di 45-64 anni. Un dato più sorprendente invece riguarda i singoli stereotipi: come ha commentato Calenda, “c’è un antisemitismo più diffuso del 6,1% che si dichiara apertamente antisemita,” perché ci sono singoli pregiudizi molto più diffusi (ad esempio, il 14% pensa che i palestinesi siano vittime di un genocidio da parte degli ebrei, e l’11,6% che gli ebrei hanno troppo potere nel mondo finanziario).
Calenda: “Oggi antisemitismo è l’odio contro Israele”
Nel suo intervento, Calenda ha spiegato che “non c’è alcun dubbio che l’antisemitismo assume oggi la forma di un’avversione verso lo Stato d’Israele. Si trova in molti strati della società, e ha alcuni riflessi: uno è quello per cui se non c’è una definizione congiunta di tutte le problematiche relative al rapporto tra Israele e la Palestina non si può avere rapporti con Israele.” Secondo lui questo approccio, molto diffuso nell’UE, è sbagliato, mentre “la costruzione di una relazione sempre più forte è non solo il modo per sconfiggere l’antisemitismo, ma anche il modo in cui si costruiscono relazioni sempre più profonde che permettano di capirsi l’un l’altro.” Questo perché in Italia e in Europa vi è “una percezione distorta del ruolo di Israele, soprattutto in un area dove è una delle poche democrazie compiute.” Ha ricordato la storica battaglia dei radicali per portare Israele nell’Unione Europea, che lui condivide.