La teoria dell’evoluzionismo di Darwin è conciliabile con le parole della Torah?

Feste/Eventi, Kesher

di Michael Soncin
Darwin e la Teoria dell’evoluzione in prospettiva ebraica”, è il titolo della conferenza organizzata il 14 febbraio su zoom da Kesher e dalla Comunità Ebraica di Milano (CEM). L’evento è stato introdotto da Gadi Schoenheit, Assessore alla Cultura della Cem e ha visto la partecipazione di Pietro Di Benedetti, docente di biologia molecolare dell’Università di Padova; e Gianfranco Di Segni, rabbino e biologo dell’Istituto di Biologia Cellulare del CNR (Consiglio Nazionale Delle Ricerche).

Una vita spesa ad osservare e annotare

“Quando nel 1859 usci il suo libro, vendette nel giro di una settimana più di 1000 copie, un successo per quei tempi significativo”. È quanto ha affermato il professor Pietro di Benedetti in merito al libro L’origine delle specie, scritto dal naturalista britannico Charles Darwin (1809-1882), una tra le più importanti opere della biologia di sempre. Darwin, durante i viaggi esplorativi per il mondo aveva notato che organismi viventi appartenenti ad una stessa specie si evolvono attraverso il processo da lui definito di selezione naturale. In un gruppo d’individui di specie uguale si possono verificare delle mutazioni genetiche casuali, che possono favorire o non l’adattamento all’ambiente del soggetto e sopravvive chi riesce meglio ad adattarsi all’ambiente. Inoltre Darwin osservò che “se vari caratteri, anche molto poco significativi, sono presenti in un gruppo dalle abitudini anche molto diverse, possiamo essere certi (…) che sono stati ereditati da un antenato in comune”.

L’interpretazione letterale della Torah è l’unica possibile?

 “Il fatto che tutte le piante e gli animali derivino da un antenato comune, era un problema di cui Darwin era consapevole, poiché è in contrasto con l’interpretazione letterale della Bibbia, detronizzando di conseguenza l’uomo da essere al centro della creazione divina. Come fu invece concepito tale pensiero nel mondo ebraico? Uno dei primi a parlarne fu Rav Eliyahu Benamozegh (1822-1900), famoso rabbino cabalista di Livorno, che nel 1863 in un commento alla Torah aveva parlato di Darwin, dicendo che pur non accettando le vedute di Darwin, è consapevole di quanto il naturalista inglese ha scritto”, afferma Di Segni.

“Benamozegh – prosegue Di Segni – affermando che era d’accordo con il saggio del Talmud che dice che ogni giorno dura mille anni, sta scardinando il principio che la Torah debba essere interpretata letteralmente, e preparando il terreno per l’accettazione di Darwin. Anche Rav Vittorio Castiglioni (1840-1911), rabbino capo di Roma, pur non citandolo letteralmente, parla di Darwin e pensa che l’interpretazione letterale non sia l’unica possibile, e se questa contrasta con i dati scientifici, possiamo farne a meno. Non si mette in discussione il creatore, ma si parla della modalità con la quale è avvenuta”. In Italia come racconta Di Segni non erano tutti d’accordo: Rav Donato Camerini (1866-1921), riteneva che ci dovesse essere una sorta di divisione degli ambiti e quello della Torah e del Talmud è indipendente e non sovrapponibile con quello della scienza.

Nel continuare la spiegazione degli studi di Darwin in relazione al pensiero dei diversi personaggi del mondo ebraico nel corso della storia, Di Segni, cita Israel Lifshitz (1782-1860) un rabbino dell’Europa centrale, che prima della pubblicazione dell’origine della specie, quando già si conoscevano i fossili, aveva dimostrato un atteggiamento di apertura, mostrandosi favorevole nel visitare i musei. “Il primo verso della Torah parla di quello che era successo all’inizio, il secondo verso racchiude tutto quello che è successo prima, in questa maniera la storia si può dilatare in milioni o addirittura in miliardi di anni”, spiega Rav Di Segni. Un concetto del tempo che equivale a quelle che gli scienziati chiamano ere geologiche.

Arrivando ai giorni nostri invece incontriamo Rav Carl Feit, direttore del dipartimento di biologia alla Yeshiva University di New York, il quale afferma che le osservazioni di Darwin sono il pilastro centrale della biologia moderna e che al momento non esiste nessuna alternativa. Per i fisici ebrei osservanti, ma anche cattolici non è così, come il caso del fisico italiano Antonino Zichichi che ritiene che non è possibile spiegare la teoria dell’evoluzione finché non vi sarà un’equazione matematica in grado di dimostrarla.

Una gigantesca lotteria

Un personaggio che non si può non menzionare, un titano per il mondo della scienza è Stephen Jay Gould (1941-2002), biologo americano di origini ebraiche, profondo conoscitore dell’evoluzionismo ed uno dei più grandi divulgatori scientifici del suo tempo. “La storia – affermava Gould – della vita sulla Terra è una gigantesca lotteria, con uno schema la cui evoluzione è essenzialmente casuale. Se si ritornasse indietro e si cominciasse da capo, i milioni di eventi fortuiti che hanno creato la nostra linea di discendenza non si ripeterebbero mai e poi mai; la possibilità che si ottenga qualcosa di lontanamente possibile a un essere umano deve ritenersi nulla”. Jacques Monod, altro grande studioso e premio Nobel disse che il nostro numero, e cioè l’uomo, era uscito alla roulette, un concetto che viene ben espresso nel suo famosissimo libro Il caso e la necessità, pubblicato nel 1970 e dopo 50 anni ancora un best seller tra i libri di divulgazione scientifica.

In confronto al creatore tutto il resto è un ‘balbettio’

Il filosofo tedesco di origini ebraiche Hans Jonas nel libro Il concetto di D-o dopo Auschwitz, scriveva: “Signore e signori! Tutto ciò è un balbettio. Ma anche le incomparabili parole dei grandi vati e uomini di fede, dei profeti e dei salmisti, erano un balbettio di fronte al mistero del creatore”. Infatti, Rav Di Segni ha anche ricordato Yeshayahu Leibowitz (1903-1994), biochimico, filosofo, ebreo osservante, che diceva che la Torah non è un libro di biologia o fisica. “L’errore è considerare la Torah come un resoconto di quello che successe nella realtà. La Torah ci vuole dare un altro messaggio, soprattutto quando parla della creazione del mondo. Quindi cercare dei parallelismi può, essere uno sforzo interessante e stimolante, un hobby per molti, come il confronto tra il Big Bang e la frase ‘Sia la luce’ e così via, però ci può portare su una falsa strada. Dobbiamo svincolarci dall’interpretazione letterale”, dichiara Rav Di Segni.

Un giorno è uguale ad un milione di anni

“Il Midrash – sottolinea Di Segni, approfondendo il concetto del tempo già menzionato – non solo ci dice che un giorno può equivalere ad un milione di anni e quindi anche a miliardi, ma ci dice che c’era tutta una storia antecedente alla storia della creazione che è quella dell’evoluzione e della formazione degli esseri viventi, dalle piante e dagli animali fino all’uomo, senza dover dire che noi siamo necessariamente il primo uomo comparso sulla terra. L’homo sapiens non era il primo uomo comparso, viene dopo tante varietà e specie precedenti. Infatti, nella Torah non si parla di uomini preistorici, Adamo è il primo uomo civilizzato che è stato creato, non è il primo uomo nato dall’evoluzione di oltre 200,000 anni fa, ma quello di 6000 anni fa creato in un’epoca, in grado di dominare il fuoco, di costruire le città e cioè l’Homo Sapiens come lo conosciamo noi oggi”.