‘Violinista sul tetto. L’uso del mussar per mantenere l’equilibrio in un mondo instabile’. Evento dell’Assessorato alla cultura della Comunità ebraica a cura di Rav Alfonso Arbib e David Assael tenutosi domenica 21 febbraio 2021.
Mussar, l’etica dei Saggi come rimedio alla confusione del Mondo odierno. Serata Kesher con Rav Arbib e David Assael
di Roberto Zadik
Il termine Mussar viene spesso tradotto come “etica” ma nell’ebraismo ha significati e applicazioni decisamente più ampi e profondi e ancora oggi risulta di estrema attualità e rilevanza. Ma cos’è il Mussar e qual è il suo sviluppo e i suoi insegnamenti principali? Su questo tema domenica 21 febbraio su Zoom si è svolto l’interessante incontro IL Violinista sul tetto. Uso del Mussar per mantenere equilibrio in questo mondo instabile organizzato da Kesher e dall’Assessorato alla Cultura della Comunità ebraica di Milano.
Relatori il Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib e Davide Assael, filosofo e presidente dell’Associazione Lech Lechà, che si sono confrontati sul tema dell’etica, sui suoi significati e sulla costante presenza del Mussar e della riflessione morale, dai Pirqè Avot all’ebraismo medievale; ben prima quindi che esso diventasse un vero e proprio Movimento in Lituania grazie all’impegno e alla saggezza di Rav Israel Salanter, suo fondatore.
In avvio di serata, l’Assessore alla Cultura Gadi Schoenheit ha ringraziato la “numerosa partecipazione degli utenti” salutando personalità comunitarie, come il presidente Milo Hasbani, e i tanti ascoltatori, dalle varie Comunità ma anche esterni al mondo ebraico.
Ma che cosa c’entra il violinista sul tetto con il Mussar? Prima di cedere la parola ai relatori, Schoenheit ha spiegato che “il titolo della serata si riferisce al potere della musica, capace di far sognare un futuro migliore esattamente come la saggezza dell’etica del Mussar. Molti ricordano la violinista sul tetto di un ospedale che suonava nei primi tempi di questa pandemia per aiutarci a evadere dalla realtà”. Collegandolo al Mussar, ha aggiunto “anche il Movimento del Mussar nacque durante l’epidemia del colera in Lituania a metà dell’Ottocento per cercare una risposta nel pensiero ebraico”.
A spiegare significati e sviluppo del Mussar è stato Rav Arbib che, nella sua efficace introduzione, ha sottolineato come, nonostante il Movimento sia nato ai tempi della diffusione del chassidismo, con il quale ha diversi punti in comune pur essendo stato fondato dai suoi “oppositori”, in verità i suoi insegnamenti volti al “perfezionamento morale” siano un qualcosa di molto antico e ben radicato nella tradizione ebraica. “Come evidenziò lo stesso Rav Salanter – ha proseguito – il suo Movimento non ha inventato niente di nuovo ma ha ripreso ciò che hanno affermato testi medievali fondamentali come I Doveri dei cuori del Maestro Bahya ibn Paquda, Il sentiero dei Giusti (La Mesillat yesharim) del Ramchal e il Sefer Ha Chassidim”. Diversamente dal chassidismo “secondo il quale il chassid (l’ebreo pio) deve aspirare sempre a qualcosa di più” ha ricordato Rav Arbib “Rav Salanter disse che invece bastava che le persone studiassero la Torah, e si rivolgeva a un mondo estremamente osservante non certo alla società odierna”.
Ma com’è possibile che dicesse questo ai suoi tempi e quali i significati per la realtà attuale? Per spiegare questo, Rav Arbib ha citato un suggestivo Midrash dal quale si ricava la centralità dei precetti, dello studio della Torah e degli ammonimenti morali e dell’etica (Mussar) indagando sul “nostro apparato emotivo e facendo i conti con le nostre emozioni”.
Elemento centrale del Mussar è proprio la parte psicologica e interiore dei singoli e il controllo costante di due pulsioni come “il Desiderio” (Taavà) “che ha un potere fortissimo su di noi” – come ha evidenziato il Rav – e sullo “Yetzer Ha Ra” (Istinto al Male) che però, come ha messo in risalto, “diversamente dalla Cabala che lo descrive come qualcosa di metafisico, Rav Salanter evidenzia che esso si trova dentro di noi e che, per questo motivo, l’elemento psicologico è particolarmente importante”.
Citando una serie di pensatori e Maestri del Mussar, da Rav Wolbe a Rav Dessler, uno dei più importanti saggi di questa corrente di pensiero, Rav Arbib ha evidenziato la necessità dell’autocontrollo, cercando di “imparare a prevenire difetti e debolezze dominando sé stessi”.
Successivamente anche il filosofo David Assael ha evidenziato la centralità dell’etica del Mussar ricordando le giornate di studio sui Pirqe Avot “contenenti preziosi insegnamenti morali ma privi di riferimenti halachici”. Egli ha evidenziato l’efficacia dei Pirqe Avot che esprimono riflessioni alla portata di tutti. Partendo dal Mussar, lo studioso ha analizzato varie tematiche, dall’importanza del legame fra osservanza ebraica, fede e etica, separandola dal concetto di territorio e tradizione. Egli si è soffermato sull’originalità dell’ebraismo rispetto alle altre fedi e culture circostanti, sia anticamente sia oggi, ribadendo l’importanza della conoscenza della Torah e il valore etico e spirituale delle mitzvot come applicazione concreta dell’ebraismo e dei suoi principi definiti “straordinariamente attuali per tutti noi ed estremamente stimolanti a livello intellettuale”.