Maimonide, dal razionalismo alla Qabala: l’evento del 23 maggio 2021

Feste/Eventi, Kesher

Il 23 maggio 2021 si è tenuto l’evento intitolato ‘Maimonide, dal razionalismo alla Qabala’ con Rav Roberto Della Rocca e Giulio Busi, organizzato dall’Assessorato alla cultura della Comunità ebraica di Milano

 

La versatile genialità di Maimonide e i legami fra scienza, fede e Qabalà.
Un incontro con Rav Roberto Della Rocca e Giulio Busi 

di Roberto Zadik 

Sicuramente Maimonide, noto come Rambam, è stato un gigante non solo dell’ebraismo, ma si è distinto per lucidità, rigore e profondità di pensiero, riunendo scienza, filosofia e fede. Un pensatore tanto versatile quanto estremamente stimolante e moderno, capace di razionalità e concretezza  come di incredibili slanci filosofici e spirituali.

Ma come ha vissuto e quali sono state le caratteristiche salienti del suo pensiero?  Questi sono stati alcuni dei temi dell’interessante incontro su Zoom di domenica 23 maggio Maimonide dal razionalismo alla Qabala. L’iniziativa, organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Cem in collaborazione con Kesher, ha avuto due relatori d’eccezione come Rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Cultura Ucei, e il professore e filologo Giulio Busi.

Introdotta dall’Assessore alla Cultura Gadi Schoenheit, l’iniziativa è stata molto vivace e partecipata riscuotendo un buon successo di pubblico e suscitando numerose domande nella parte conclusiva. Ad aprire il dialogo sul Rambam è stato il Rabbino Della Rocca che ne ha efficacemente riassunto la vita tempestosa ed estremamente drammatica in alcune fasi.

Nato da famiglia illustre a Cordoba, centro importante della Spagna andalusa arabizzata, Maimonide visse un’infanzia relativamente tranquilla rivelando un ingegno assai precoce e vivace già da allora. Stimolato dalla sua famiglia, il padre era un importante dayan, giudice del Tribunale Rabbinico, e dalla sua città natale “centro culturale e commerciale popolato da circa un milione e mezzo di abitanti” come ha sottolineato il Rav “potè dedicarsi a vari studi. Dalla Torah al Talmud fino alla matematica, alla filosofia e alla medicina”.  Durante la sua accurata ricostruzione storico-biografica, il Rav ha specificato come “dal 1148 tutto cambiò per il Maimonide e la sua famiglia, con l’avvento della setta islamica fanatica degli Almohadi si ritrova in una situazione di insostenibile oppressione e pericolo di vita”.

“Questa setta – ha detto il Rav  – era estremamente chiusa e intollerante verso le altre correnti islamiche e ogni religione diversa e l’alternativa per gli ebrei era la conversione o l’emigrazione”. La famiglia del Maimonide scelse  “una sorta di Marranesimo, praticando segretamente i dettami dell’ebraismo ma comportandosi pubblicamente come islamici ed è estremamente dibattuto se, con la sua famiglia, avesse mai aderito formalmente all’Islam o meno”. Nella sua esposizione Rav Della Rocca ha concentrato la sua attenzione sulle difficoltà sofferte da Maimonide a partire da quel periodo, sui suoi continui spostamenti, dalla regione francese della Provenza, in cui si cimenta nei suoi primi scritti, come un commento alla Mishnà sul calendario ebraico, e sulla sua ennesima migrazione a Fez nel 1160, che si rivelerà tappa fondamentale per la sua opera. Infatti, cercando salvezza dalle persecuzioni degli Almohadi presenti anche in Marocco, anche se nascosti come stranieri potevano vivere con maggiore tranquillità rispetto all’Andalusia.

Fu un periodo cruciale per il Maimonide che “visse in una comunità marocchina estremamente sofferente e convertitasi in maggioranza all’Islam” scrivendo, come ha ricordato Rav Della Rocca, un’opera importante come l’Iggeret Teman, sulle conversioni forzate all’Islam in cui invita “ogni ebreo a fuggire da un luogo dove non si possa studiare la Torà, con cui a soli 25 anni entra nella vita pubblica collocandosi fra le autorità ebraiche del tempo”. Fra le sue svariate peregrinazioni in giro per il Mediterraneo, cercando via di scampo da violenze e persecuzioni e sempre più orientato verso la professione di medico, nell’ultimo periodo visse al Cairo, dopo brevi soste a Gerusalemme, Hebron e Alessandria.

Il periodo “egiziano” del Rambam fu estremamente intenso. Da subito lo afflissero problemi economici e la morte del padre, ma  riuscì a integrarsi bene nella ben più liberale atmosfera locale, diventando medico del Sultano anche se fu costretto a fronteggiare durissimi scontri come quello con il gruppo ebraico dei Caraiti, che  accettavano solo la Torah scritta rifiutando il Talmud e la Legge Orale. Con la consueta forza d’animo e la sua stringente logica, egli riuscì a sconfiggerli, scrivendo in quell’epoca un testo straordinario come il Mishnè Torah (Ripetizione della Torah) in cui riesce prodigiosamente a sintetizzare il mare magno del Talmud e della giurisprudenza rabbinica che precedentemente era di difficile consultazione, in un “progetto ambizioso” – come ha sottolineato Rav Della Rocca –  che “in uno stile chiaro e con sintesi, lucidità e chiarezza riassumesse le norme halakhiche a seconda degli argomenti, rispondendo ai bisogni di tutti”. Negli ultimi 14 anni della sua vita egli scrisse, a 55 anni, un altro suo capolavoro come La Guida dei Perplessi anche se “la sua salute si deteriora sempre di più, assorbito dal lavoro di medico, capo della comunità e dai suoi studi, affermando che solo a Shabbat ha un po’ di tempo per riposare”. Morto a 69 anni, è sepolto a Tiberiade dove la sua tomba “ancora oggi attira molti pellegrini”. Egli oltre che come medico, rivelandosi estremamente innovativo nei suoi studi sul diabete e “gettando le basi per la medicina psicosomatica”, passò alla storia come “codificatore e compilatore e come leader spirituale, anche se non vedeva di buon occhio l’occupazione di rabbino a tempo pieno”, ha concluso il Rav.

 

Maimonide e la Qabala

Ma quale può essere il legame fra un pensatore, apparentemente razionale e concreto, e il mondo mistico della Qabala? Su questo si è soffermato lo studioso Giulio Busi evidenziando che “nonostante il suo razionalismo si accordi molto poco con la Qabala, il Rambam ebbe notevole influenza non solo sulla scolastica medievale da Tommaso d’Aquino e su Agostino ma anche sul metodo interpretativo dei mistici, che diffusero le loro teorie in contemporanea con la Guida dei perplessi”. Addentrandosi nel complesso rapporto dei qabalisti medievali con i testi maimonidei, Busi ha messo in luce il binomio di polemica ma anche di ammirazione verso di lui e quanto il principio di pluralità di significati e i vari livelli di lettura della Torah evidenziati nel Mishnè Torah abbiano ricoperto centrale importanza per la mistica. “Come Rambam, anche i qabalisti si muovono in diversi livelli del testo seguendo le Sefirot, che sono i dieci livelli di forza divina riconoscibile e condivisibile” ha affermato concludendo che mentre il Maimonide cercava di coniugare pensiero ebraico e filosofia aristotelica  “i qabalisti svilupparono una tradizione segreta, una struttura sefirotica che si pone in alternativa al suo pensiero, usando però criteri comuni”.

Un incontro stimolante che ha lasciato spazio a numerose domande e interventi da parte del pubblico, con grande soddisfazione dell’Assessore Schoenheit per il “centinaio di persone collegate questo pomeriggio”. Successivamente, ha annunciato che domenica 30 maggio sempre su Zoom dalle 18.00 si terrà l’iniziativa “Un’analisi comparativa dell’antisemitismo nella Germania e nell’Italia di oggi” alla quale parteciperanno numerosi ospiti di rilievo.