di Carlotta Jarach
«Il senso della mia presenza qui oggi è per trasmettere un doppio messaggio: un messaggio di ammirazione per questa comunità. Ammirazione e gratitudine. Ma mentre l’ammirazione è da cittadino del mondo, la gratitudine è da uomo del Governo italiano, da italiano. So perfettamente che la storia del nostro Paese è intrecciata con la storia ebraica. Non c’è nulla di più forte che dire grazie».
Queste le parole del Ministro degli interni Marco Minniti (nella foto), intervenuto nella sinagoga centrale di Milano. Il tema della diaspora ebraica, dice il Ministro, rievoca quello che i latini sintetizzavano con ex malo bonum: la tragedia del trovarsi dispersi può rivelarsi feconda. «La diaspora ebraica ha letteralmente fecondato, nutrito, il mondo a lei circostante, e l’ebraismo può vantare così una forza e una autorevolezza morale proprio grazie al suo inizio tragico».
Siamo in una fase in cui è importante il dialogo interreligioso, dice Minniti. Ma ricorda: «condizione imprescindibile è concordare sul fatto che debbano esistere due capisaldi: non si perseguita né si uccide nel nome di Dio. E nella sfida al terrorismo internazionale, il cuore di questa grande questione, nata come morale e religiosa, diventa ora di sicurezza. In una democrazia, lo Stato non deve biasimare chi ha paura, perché altrimenti si alza un muro tra autorità e cittadini. Si deve stare accanto a chi ha paura, con l’obiettivo di liberarlo dalla paura stessa». A conclusione del suo discorso, il Ministro Minniti ha sottolineato l’importanza della giornata della cultura ebraica, presente a livello europeo, e quindi capace di far discutere e riflettere l’Europa intera. E, forse, farla svegliare. «L’Europa ha vissuto per lunghi anni il sonno della ragione. E oggi, da Ministro dell’Interno, dico qui che noi dobbiamo impedire che ci siano ancora piccoli o grandi ‘sonni della ragione’. È un impegno morale, qualcosa che fa vivere una democrazia. Il sonno della ragione è il contrario del bene del popolo».