Rav Arbib: un nuovo inizio. Più vicini a Dio e agli insegnamenti della Torà

Feste/Eventi

di Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo di Milano

Le lezioni da trarre dalle difficoltà (e dalle ombre) che abbiamo attraversato

Siamo reduci da un periodo estremamente difficile, in cui abbiamo vissuto molti lutti, spesso senza la possibilità di onorare adeguatamente le persone scomparse e questo è stato un elemento di sofferenza per le famiglie e per tutta la comunità. È stato anche un periodo in cui le persone hanno sentito la necessità di esprimere la propria solidarietà al prossimo e questo è avvenuto sia con iniziative personali sia con l’opera delle istituzioni comunitarie. La domanda che vorrei porre in questo articolo è in quale modo questo periodo abbia inciso sulle nostre abitudini ma anche sul nostro modo di pensare e di vivere la vita. In che modo questo incide sulla percezione di una festa come Rosh Hashanà? Vorrei provare a dare due risposte diverse a questa domanda. La prima risposta è basata su un concetto che è al centro di Rosh Hashanà e dei giorni tra Rosh Hashanà e Kippùr, l’affermazione ripetuta, quasi ossessivamente, che Dio è il re. È un’affermazione non così scontata.

La festa di Rosh Hashanà, normalmente, viene presentata come un periodo di teshuvà, di esame di coscienza, di ripensamento. Il centro di questa ricorrenza sembra essere l’uomo e la sua capacità di rimettersi in discussione. Perché allora si ribadisce in maniera così insistente che Dio è il re? In realtà i due concetti non sono in contraddizione. L’uomo è in grado di mettersi in discussione nella misura in cui è cosciente di non essere al centro dell’universo e pensa di dover rendere conto a qualcuno delle proprie azioni. Se pensiamo di dover rendere conto solo a noi stessi non metteremmo mai in discussione nulla. Il più grande ostacolo alla teshuvà è la gaavà, la superbia. La nostra epoca è un’epoca che ha alimentato moltissimo la superbia umana: le scoperte scientifiche e il progresso tecnologico ci hanno dato l’illusione di poter controllare tutto e che tutto dipendesse esclusivamente dalla nostra forza e dalla nostra capacità di dominio della natura.

Quanto successo in questi mesi ha dimostrato che, in realtà, molto sfugge al nostro controllo. Basta un piccolo microorganismo a mandare all’aria le nostre certezze. Siamo stati costretti, nostro malgrado, a un bagno di umiltà. Auguro a tutti noi di uscire da questo periodo difficile e di ritornare alle nostre abitudini e alla nostra vita di prima ma credo che questo bagno di umiltà possa essere stato utile: oggi possiamo dichiarare con maggiore convinzione che non siamo noi i dominatori dell’universo, ma Dio è il re. C’è un altro elemento di questo periodo che credo possa esserci utile nell’affrontare i Giorni Penitenziali. Questi giorni sono giorni in cui, secondo la tradizione ebraica, Dio si avvicina a noi e noi dobbiamo approfittare di questa vicinanza per avvicinarci a nostra volta. Questo processo dialettico di avvicinamento è alla base di tutta la tradizione ebraica. Dopo il peccato del primo uomo Dio chiede all’uomo: Dove sei? Ovviamente Dio sa dove l’uomo si trovi ma vuole instaurare con lui un dialogo (questa è l’interpretazione di Rashì). L’uomo si è allontanato, qualcosa si è spezzato dopo il peccato e si è creata una distanza difficile da colmare. Dio fa il primo passo aspettando che l’uomo faccia il passo successivo. Questo è un altro degli elementi caratterizzanti del periodo di Rosh Hashanà e Kippùr. Il periodo, estremamente difficile che abbiamo vissuto, ha avuto un altro aspetto positivo: molte persone hanno sentito la necessità di riavvicinarsi alla tradizione ebraica e, in particolare, allo studio della Torà. Le lezioni, che vari Rabbanìm hanno impartito quotidianamente durante questi mesi, hanno avuto un successo assolutamente insperato sia in Italia sia in altre comunità non italiane. Le persone hanno evidentemente sentito la necessità di riavvicinarsi e anche di questo, credo, vada fatto tesoro. Auguro a tutti un anno di gioia, felicità e salute, un anno in cui finiscano tutte le cose negative di cui purtroppo siamo stati testimoni e che sia l’inizio di una vita più serena e gioiosa.

Cominci l’anno con le sue benedizioni.

Rav Alfonso Arbib