di Nathan Greppi
Per diversi anni la Comunità Ebraica di Milano ha ospitato un torneo di calcio tra varie squadre, la Ghetton’s League, che però non si teneva più dalla stagione 2019-2020. Tuttavia, martedì 19 novembre si è tenuta la prima partita della nuova stagione del torneo, che a partire da questa estate alcuni giovani hanno deciso di riportare in attività, toccati nel profondo dal significato che esso aveva per la comunità.
All’inizio era nata come un’idea scherzosa, “poi però abbiamo chiesto alle persone se fossero interessate, e tutti erano molto eccitati all’idea. Vi era un forte desiderio da parte di tutti quanti di riprendere il torneo, e così abbiamo deciso di farlo davvero – racconta a Mosaico- Bet Magazine Samuel Mouhadab, uno dei ragazzi responsabili del progetto -. Così abbiamo formato 10 squadre, composte da circa 7-8 giocatori ciascuna”.
L’obiettivo, spiega Mouhadab, è di “avere un attività che possa unire i giovani e coinvolgerli all’interno della comunità”, anche se le fasce d’età che compongono le varie squadre sono eterogenee: l’età media va all’incirca dai 20 ai 30 anni, ma c’è anche una squadra con giocatori adolescenti che frequentano la seconda liceo, e un’altra con adulti sopra i 40 anni.
“Le partite si terranno una volta ogni due settimane, di martedì. E abbiamo anche una pagina Instagram, sulla quale pubblichiamo i risultati delle partite. La fase a gironi proseguirà perlomeno fino ad aprile, dopodiché ci saranno i quarti di finale, le semifinali e infine la finale -, continua Mouhadab, che assieme ad Emanuel Liuim coordina tutto il progetto . Andrebbe ricordato anche il supporto che abbiamo ricevuto dall’estero da parte di Yasha Maknouz, l’organizzatore originale della Ghetton negli anni passati”.
L’aspetto più importante della vicenda, conclude, è che “alla prima partita c’era molta gente venuta per anche solo vedere, tra cui tanti ragazzi e ragazze. La nostra speranza è che questo sia non solo un evento di calcio, ma anche un’occasione per i giovani per vedersi e conoscersi”.
(Foto Laramou Photography)