di Roberto Zadik
Atmosfere ipnotiche, canzoni piene di emozione e nostalgia ma anche di gioia e speranza, quelle eseguite dall’efficace gruppo dei Progetto Davka, sul palco del Teatro Menotti, a conclusione della prima Giornata Europea della Cultura ebraica. Una trascinante “Cantica del Mare”, questo il titolo della performance che, domenica 18 settembre, ha “stregato” il pubblico ripercorrendo con passione e coinvolgimento mondi ebraici scomparsi a 430 anni dalla famosa “Cacciata degli ebrei sefarditi”.
Presentati dall’assessore alla Cultura della Comunità ebraica Sara Modena e guidati dal carismatico cantante e leader della band Maurizio Di Veroli, la band non si è solamente limitata ad eseguire i brani, ma ha permesso allo spettatore di immergersi in un viaggio narrativo, sonoro e onirico, sospeso fra musica, racconto ed ebraismo; vari i riferimenti a tematiche religiose, a partire dalla “Cantica” che, come ha specificato Di Veroli, “è una parte famosa del testo biblico, un canto in cui il popolo in fuga dalla schiavitù attraversava il Mare”.
Citando vari testi e temi ebraici, il repertorio musicale si è rivelato estremamente eterogeneo. Fra gli argomenti dei brani, presentati con meticolosità da Di Veroli, la discesa della presenza Divina nel Santuario di Gerusalemme, argomento del brano El Ginat Egoz (Nel Giardino elle Noci), la festività di Shavuot, oggetto della romanza originaria degli ebrei di Rodi Saenu Lamidbar e la gioia spirituale dello Shabbat con una esecuzione estremamente partecipata del famoso canto maghrebino Ki Eshmerà Shabbat.
Una delle parti più coinvolgenti dell’esibizione è stata indubbiamente una versione, assai particolare, di un classico della canzone sefardita come Cuando el Rey Nimrod, che il cantante della band ha introdotto con un suggestivo monologo. Nel suo discorso egli ha evidenziato il fascino del Ladino, detto anche giudeo spagnolo “nato all’incontro fra spagnolo, ebraico e arabo” che, come lo Yiddish, “testimonia la forza della cultura ebraica capace di integrarsi con la realtà circostante pur rimanendo fedele a sé stessa e non perdendo di vista i propri valori”.
Il viaggio virtuale dei Progetto Davka non si ferma al Mediterraneo ma arriva anche al Medio Oriente ed all’antica Persia con il canto Gole Sangam (Fiore di Pietra), diventato molto popolare negli anni ’70 grazie alla versione della cantante israeliana Rita Fairouz, eseguito, stando al racconto di Di Veroli, in varie feste e matrimoni ebraici in Iran. In tema di comunità ebraiche sefardite scomparse e un tempo assai gloriose, come quella di Salonicco, rievocata nel brano romantico, dedicato al corteggiamento, Avrix mia galanica (Aprimi mia amata!) ; sempre cantata in ladino dai Davka anche la coinvolgente e sentimentale canzone ebraica turca Scalerica de oro. Alternando “classici” ad assolute rarità, frutto di importante e costante ricerca musicale e sperimentazione, si e’ dato spazio anche alla festa di Purim “in cui intoniamo la lode al Signore per averci salvato dal perfido Haman” e all’ebraismo livornese con una canzone in dialetto ebraico-toscano (bagitto) che, come ha spiegato Di Veroli, “è una lingua estremamente interessante che nasce dall’incontro fra toscano, ebraico e arabo, perché Livorno non avendo il ghetto era punto di incontro fra varie comunità costrette ad abbandonare altri luoghi per stabilirvisi”.
A concludere la versatile esibizione dei Progetto Davka, la cultura Yiddish e a questo proposito, ringraziando sentitamente la Comunità di Milano, Di Veroli ha introdotto il suggestivo tango polacco Gray Skzypku Gray del compositore ebreo Viktor Jacobi e la coinvolgente melodia, di ispirazione messianica, Zol Shoyn Kumen di Geule, composta da un nome d’eccezione dell’ebraismo internazionale, come il Rabbino e pensatore lettone Rav Avraham Itzhak Kook, primo rabbino ashkenazita dello Stato di Israele.
Applausi, emozioni e un grande bis finale per una serata davvero emozionante che, partendo dal Mediterraneo, ha ricostruito in musica le numerose sfaccettature delle identità ebraiche dei vari Paesi.