di Roberto Zadik
Grande festa alla Sinagoga di via Guastalla, mercoledì 8 maggio, per le celebrazioni dello Yom Hazmaut che, nonostante il clima piovoso e quasi autunnale, hanno registrato un grande successo. Filmati, discorsi, preghiere, cori e un clima di allegria e di energia hanno caratterizzato la serata che ha segnato il passaggio dalla cupa ricorrenza dello “Yom Ha Zikaron” giorno in ricordo dei soldati morti nelle guerre di Israele alla gioiosa festa dello Yom Hazmaut in un misto di dolore e poi di gioia decisamente ricorrente in diverse festività della tradizione ebraica.
Il documentario “Epilogue” sulla vita di Ben Gurion
Tutto è cominciato, prima delle preghiere di Minchà e Arvit, con la proiezione del bel documentario “Epilogue” che, organizzata dal Cdec, Centro di Documentazione Ebraica, ha avuto come protagonista un personaggio unico nel suo genere come il Primo Ministro e Ministro della Difesa israeliano, ma ebreo polacco di nascita, David Ben Gurion. Molto conosciuto per il fondamentale ruolo politico e istituzionale, egli è stato un personaggio interessante e decisamente complesso e il film ne evidenzia sia il lato ufficiale che la personalità rimasta finora sconosciuta al grande pubblico. Si tratta di un filmato molto intenso e inedito che mischiando intervista e materiale dell’epoca, fra gli anni 50’ e 60’, telegiornali e diretto dal bravo Yariv Mozer, non si limita ad essere solo una intervista o una biografia, ma rappresenta un efficace affresco storico, umano e intellettuale di un uomo che grazie alla sua tenacia e alla sua abilità politica e militare nonché a una spiccata oratoria ha segnato la storia dello Stato d’Israele.
Raccogliendo i preziosi materiali dell’Archivio Spielberg di Gerusalemme, il documentario raffigura un leader anziano ma ancora molto lucido e energico, ormai ritiratosi a vita privata nella sua casa nel Negev, presso il Kibbutz di Sde Boker dove morirà il primo dicembre 1973. A 82 anni, nel 1968, David Gruen, questo il suo vero nome, durante la lunga intervista si racconta al giornalista americano Clinton Bailey, ripercorrendo con ironica modestia e disincantata lucidità, la storia della sua vita, i suoi interessi, dalla cultura, alla storia, alle filosofie orientali.
I discorsi, dai ragazzi del Bene Akiva e Hashomer Hatzair
Subito dopo si è passati ai discorsi istituzionali, coi saluti dei presidenti Hasbani e Besso che ha sottolineato l’importanza di “stare vicino a Israele non solo in questi giorni difficili ma in ogni momento” e il suo ruolo di Paese leader nel mondo”. Prima del Rabbino Capo Rav Arbib e del suo intervento conclusivo, spazio a varie organizzazioni e enti ebraici milanesi.
A cominciare dai movimenti giovanili coi ragazzi dell’Hashomer Hatzair che hanno ricordato il passaggio dal “massimo del dolore a massimo della gioia” sottolineando che “se vogliamo, la pace non sarà più solo un sogno” come hanno affermato alcuni ragazzi. Mentre il Bene Akiva ha ricordato la forza e il coraggio dei parenti dei soldati scomparsi, come la storia di Lia Peretz e il suo discorso dopo la morte di due figli e del marito in guerra. Israele come luogo straordinario, capace di risollevarsi dai momenti più difficili e elemento di fondamentale importanza per la vita dell’ebraismo. Molto emozionante anche l’esibizione di uno dei ragazzi che ha intonato il Salmo “Se dovessi dimenticarti Gerusalemme” accolta da un caloroso applauso del pubblico.
In tema di ricorrenze e di date fondamentali per Israele, Andrea Jarach presidente del Keren Hayesod ha ricordato che il “14 maggio 1948 il mondo è cambiato in modo determinante per il popolo ebraico. Prima eravamo qualcosa e poi abbiamo cominciato ad essere qualcosa d’altro e camminando a testa alta e dobbiamo essere orgogliosi della nostra natura e di quello che siamo. Auguri a tutti per questa festa così importante”.
Durante la serata sono intervenuti anche Sergio Castelbolognesi del Keren Kayemet che ha sottolineato che “sono 118 anni che ci occupiamo di Israele anche molto prima della nascita dello Stato” e Sami Sisa del Maghen David Adom. Successivamente è stata la volta delle preghiere di Minchà e Arvit con tanto di cerimonia speciale per lo Yom Hazmauth e apertura dell’Aron Ha Kodesh e suono dello Shofar come benedizione per Israele e Kaddish recitato da Rav Richetti per i soldati morti per difendere Yom HaZikaron.
Il discorso di Rav Arbib
Prima della cena e dei festeggiamenti, in conclusione degli interventi, il Rabbino Capo, Rav Arbib, ha tenuto un importante intervento dove ha ringraziato “tutti quelli che hanno combattuto per Israele lottando per sopravvivere perché non avevano scelta”. Nel suo discorso ha evidenziato che “Israele è un Paese unico nel suo genere per tanti motivi, uno dei quali che nessun Paese, il giorno dopo la dichiarazione d’indipendenza è stato subito attaccato dai suoi vicini” e che “nella tradizione ebraica “non esiste mai una festa completa, ma sempre c’è qualcosa di amaro che si accompagna alla gioia, una continua alternanza di gioia e dolore. Come nel caso dello Yom Ha Zikaron e della gioia e del miracolo di Yom Hazmaut. Noi siamo nati nella generazione dopo la nascita dello Stato, ma ai tempi sembrava incredibile”. Egli ha concluso “Israele rappresenta una idea di rifugio ed è un concetto fondamentale nella tradizione, nel pensiero e nella vita ebraica”.
Nella ultima parte della serata, la cena per Yom Hazmaut e cori, balli e canzoni sefardite e ashkenazite hanno vivacizzato l’atmosfera in un clima di grande festa per Israele.