di Ilaria Myr
Di solito è considerata fastidiosa e insidiosa, amata solo dai bambini in spiaggia: ma è forse proprio per questo che l’arte di disegnare con la sabbia sta affascinando il mondo. Se poi essa è svolta con una maestria al limite della magia, ecco che l’incantesimo è assicurato. E’ quello che è successo ieri sera al teatro Franco Parenti, dove la platea affollata si è lasciata letteralmente stregare dalla performance ‘The creation’ della sand artist israeliana . La serata è stata organizzata con la preziosa collaborazione di Eni, che aveva scelto proprio la Yahav per la realizzazione di sue campagne pubblicitarie.
«Da piccola ero un problema per i miei genitori – ha esordito l’artista -: mentre i miei due fratelli erano bravi in tutto, io non sapevo fare nulla. Sport, studio, balletto: niente un disastro. Poi mi hanno avvicinato al mondo dell’arte, e lì ho scoperto la mia strada». Fin da bambina, Ilana ama disegnare sulla sabbia i propri sogni, osservando come alcuni rimangono intatti, mentre altri vengono spazzati dalle onde, proprio come avviene nella vita. Ma la scoperta di potere rendere il disegno la sua forma di arte avviene solo in un secondo momento, quando ha accanto ha ormai un marito e un figlio: al suo amato chiede di costruire un tavolo di vetro illuminato, filma con una telecamera come vi si muovono le sue mani, e manda ad alcuni amici israeliani le immagini. «In pochi giorni sono stata contattata da persone provenienti da tutto il mondo, che mi dicevano quanto la mia arte li avesse toccati».
Con fare pacato, ma allo stesso tempo coinvolgente, l’artista ha raccontato i fatti salienti della sua vita e i valori che più le stanno a cuore – l’amore, l’amicizia, la pace – alternando in maniera molto sapiente un giusto uso di parole con la sua incredibile arte, sempre accompagnata da splendida musica. Servendosi solo di sabbia e di un tavolo di vetro – illuminato da sotto e con una telecamera posta in alto che proiettava le immagini su un mega schermo – ha incantato tutti con rapidi movimenti, all’apparenza semplici ma in realtà molto ben calcolati, che danno forma alla massa informe della sabbia. Figure umane che si trasformano in animali, alberi e mari, e poi colombe, tante colombe, a ribadire quanto la pace sia per lei un valore prioritario. «Dietro all’arte di Ilana Yahav c’è un attentissimo e lungo lavoro di studio e pensiero – ha spiegato lo storico dell’arte Daniele Liberanome dialogando sul palco con l’artista -: prima c’è l’idea, che viene scritta, poi disegnata, quindi pensata con la musica adatta, e solo alla fine la sabbia prende forma».
Dopo avere regalato agli astanti un’ora di intense emozioni, Ilana Yahav ha voluto omaggiare il pubblico di Jewish and the city con un soggetto pensato ad hoc per l’evento, riguardante proprio lo Shabbat: una madre che accende le candele con la figlia, un bicchiere d vino, la challà e il libro di preghiera. E tutto attorno, l’infinita pace dello Shabbat.