Festival / Sospesi tra la polvere della strada e la scintilla divina che ci abita

Jewish in the City

10ComandamentiScrittore, poeta e traduttore, Andrea Molesini ha vinto l’edizione 2011 del premio Supercampiello con il romanzo Non tutti i bastardi sono di Vienna. Secondo Molesini, «in un momento così particolare, in cui l’antisionismo si afferma sempre più come forma di antisemitismo, un festival di cultura ebraica assume grande importanza; ed è un’occasione per celebrare l’antica amicizia tra l’Italia e le sue comunità ebraiche, una presenza determinante e fondativa per la storia del nostro paese sin dal Risorgimento».
L’autore veneziano sarà uno dei dieci relatori che, durante il Festival, si occuperanno di approfondire il tema delle regole e dei dettami biblici necessari per il raggiungimento della libertà, sociale o interiore che sia. Tra questi vi è quello di raccontare l’uscita dall’Egitto. «Il racconto è una continua reinvenzione dell’Esodo, in modo che ognuno compia la propria traversata. Solo in questo modo possiamo riscoprire e ridare significato alla nostra libertà». Ecco allora il duplice valore dell’obbligo di ricordare l’esodo del popolo ebraico; da un lato esso permette di mantenere un saldo legame con la storia, dall’altro risulta fondamentale per la costruzione della nostra identità in quanto uomini liberi. È lecito, a questo punto, chiedersi in che cosa consista questa libertà. Molesini è molto chiaro in proposito: «l’assoluta libertà non si raggiunge mai. Tuttavia credo che la volontà di perseguirla  sia un fine escatologico della nostra specie». Secondo lo scrittore la libertà è un po’ come l’orizzonte; «è un’immagine tremula, non definita, alla quale cerchiamo di avvicinarci con l’azione e con il pensiero». L’unica cosa che possiamo fare è, secondo Molesini, “invocare la libertà”. «Nessuno può sedere in un luogo e dire di essere libero, neanche in casa propria. Siamo sempre soggiogati dai nostri limiti umani. Credo d’altra parte che la libertà sia un sogno che ci abita, e forse fa parte di quella scintilla divina che, come è scritto nella prime pagine di Bereshit, il Creatore instilla alla creatura. Quella scintilla indica la presenza del divino in ciascuno di noi». Facile diventa, a questo punto, capire la relazione tra la lunga traversata del deserto e questo sogno incessante di libertà, desiderio che «è parte del nostro DNA». Molesini, infine, riprende un passaggio dell’Amleto shakespeariano per definire il suo pensiero sulla condizione umana. «La nostra condizione è quella di essere sospesi tra la polvere della strada e la scintilla divina che ci abita. Siamo costantemente sospesi, non siamo polvere ma d’altro canto non possediamo neanche la luce divina tra le mani. Siamo sempre in cerca di libertà proprio perché costante è il nostro desiderio di staccarci dalla polvere per raggiungere qualcosa di più alto, che sembra abitarci ma che in realtà siamo incapaci di definire».