Jean Blanchaert

GECE 2021. Jean Blanchaert dialoga con Noè 

 

di Michael Soncin
Noè è dieci generazioni dopo Adamo e dieci prima di Abramo, nel suo mondo c’è ancora profumo di Eden, è l’ultimo che ne avrà ancora nostalgia”. A raccontarci di Noè nel dibattito intitolato Incontri Improbabili è stato Jean Blanchaert, gallerista e critico d’arte, grande illustratore. “Fa dei magnifici disegni che arricchiscono tutto quello che scrive, uno stile che parte dalla passione dei vetri nelle diverse forme, che gli ha permesso di sviluppare uno sguardo del semitrasparente”, ha detto Mara Della Pergola, Consigliera della Comunità Ebraica di Milano, “Noè – aggiunge Della Pergola – è un personaggio che non è celebre per dialogare, ma è uno che ascolta molto, agisce e pronuncia solo alla fine alcune parole, quando maledice uno dei suoi figli.

Nel suo intervento, con fermezza ed acuta ironia l’artista ha condotto il pubblico presente in un dialogo con Noè, mostrando alla fine alcune opere raffiguranti Noè lungo il corso della storia dell’arte in tutte le varie interpretazioni. 

Lo vedremo lungo il suo percorso, nella sua trasformazione, com’era prima del diluvio e dopo. Alla fine del viaggio ne uscirà un Noè responsabilizzato. Blanchaert racconta che Noè nasce nel 1056 della creazione del mondo, spiegando che egli è il giusto della sua generazione, mentre facendo un paragone con Abramo che sarà invece il giusto di tutte le generazioni.  

“Come sappiamo lui, la moglie i tre figli e le tre nuore, assieme ad un’enormità di animali salgono sull’arca, ma Noè nel costruire l’arca si è fatto aiutare soltanto dai suoi figli e da sé stesso o si anche avvalso della collaborazione di uomini che poi sono annegati? A me piace pensare che l’Arca sia stata costruita soltanto dalla famiglia Noè”, ha detto Blanchaert, specificando poi che la forza di Noè risiede nella sua riservatezza, poichè D-o gli aveva parlato, ma lui non lo disse a nessuno.

“Alcune delle cose che ho detto su di lui sono poi smentite in alcune parti del Midrash, ma questo è il bello di avere più interpretazioni. La sua autorità di patriarca faceva sì che gli sì obbedisse, sia come capo famiglia sia come esponente più autorevole della sua tribù. La sua discrezione non è omertà, ma è raffinatezza d’animo”. 

Nel proseguire la personale lettura di Noè, Blanchaert nei diversi frammenti, ha citato poi il libro Il signore delle Mosche di William Golding, premio Nobel per la letteratura nel 1983, “dove si vede una comunità di adolescenti essere profondamente cattiva, e dove comunque anche lì D-o traccia un arcobaleno di pace”, questo per collegarsi al figlio Ham ed ai suoi comportamenti poco nobili nei confronti del padre. 

“Sull’Arca è stato calcolato che ci siano stati 8 umani e 50.000 animali. Si salvarono tutti insieme. La responsabilità a Noè gli è venuta durante il viaggio, il Rebbe nei commenti sulla questione di Noè parla di coraggio, ed in sostanza dovremmo fare come Noè, costruirci un’arca per i nostri momenti difficili”.