Jewish and the City / Ritrovarsi nel deserto

Jewish in the City

di Naomi Stern

Negev-2005-1“L’esilio e il deserto sono uno spazio vuoto. Gran parte della costruzione del futuro, del sogno del domani, si è originata muovendo da un vuoto, da una “terra di nessuno” dove occorre un surplus di fantasia e di volontà per dare forma al dopo. L’esilio e il deserto sono due figure, o forse più precisamente due condizioni, che si presentano come spazio e tempo della rigenerazione e del ritrovamento di sé”.

Questa la traccia seguita dagli oratori della conferenza “Ritrovarsi nel deserto”, tenuta nella splendida sede della Società Umanitaria di Milano per Jewish and the City, il 14 settembre.

unnamed-1bCon la moderazione di David Bidussa, membro del Comitato Promotore di Jewish and the City, si sono alternati Dario Calimani, Presidente della Comunità Ebraica di Venezia; Giampiero Comolli, saggista e Franco Farinelli, geografo e Direttore del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna.

I relatori hanno messo in scena tre monologhi basati sulla loro sensibilità e sul loro apparato culturale di appartenenza.

Calimani ha concentrato la sua attenzione sulla ricerca di un deserto interiore da cui ognuno di noi dovrebbe cercare di liberarsi. Ha poi discusso il tema dell’esilio, sia dell’umanità che della coscienza. Il deserto e l’esilio si intrecciano per diventare il paradigma centrale di ogni storia. Infatti, ha concluso Calimani, “l’esilio è sempre una promessa di ritorno”.

Comolli, riprendendo il tema dell’esilio, ne ha evidenziato il rapporto con la memoria. Creare una memoria dell’esilio significa avere un linguaggio appropriato ed adatto per creare una speranza di ritorno. Si comprende così l’importanza dell’uso di parole autentiche, non svuotate del loro significato dal troppo uso e abuso della parola stessa.

Anche un silenzio totale può portare a trovare nuove parole. La ricerca di un esilio volontario può portare a scoprire un silenzio ancora più forte, che azzera il nostro chiacchiericcio interiore.

Farinelli, sempre concentrandosi sul tema del deserto, ne ha spiegato i suoi aspetti più tecnici vedendo da un ulteriore punto di vista ciò che spesso viene descritto come il nulla o come l’assenza totale di cose ma che può essere anche considerato come un luogo dove andare per tentare di dare un ordine all’ordine delle cose e della vita stessa.

Dalla summa dei tre interventi si è concluso che “alla fine il deserto è meno deserto se si trova il modo di condividerlo con qualcuno”.