di Marina Gersony
Un pomeriggio ricco di stimoli e di suggestioni quello che si è svolto domenica 2 dicembre al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, in occasione del Festival Jewish in The City.
Dopo l’inaugurazione di Adei Wizo con la mostra Capitane Coraggiose, dove le parole sono state trasformate in immagini per far conoscere ritratti di donne straordinarie e il loro contributo alla storia dell’ebraismo e di Israele, è stata la volta di Yarona Pinhas e in seguito di Dario Calimani (qui il video del suo intervento)
L’accademico e critico letterario veneziano, professore ordinario di Letteratura inglese, ha parlato di due figure chiave della letteratura anglosassone, William Shakespeare e Harold Pinter alla luce delle molteplici letture possibili (Titolo dell’incontro: Ombra: da Shylock a Pinter).
Difficile riassumere in poche righe la dotta lezione dell’accademico che è partito da Il mercante di Venezia – passando infine al teatro di Pinter – per mettere in luce la complessità dei personaggi e le ambiguità linguistiche del testo: l’opera del grande drammaturgo di Stratford è antisemita o filosemita? In un excursus coinvolgente e appassionante, l’esperto ha posto un quesito non facile. Partendo proprio da quel Shylock-negativo radicato nell’immaginario collettivo nonché simbolo dei pregiudizi dell’antigiudaismo dell’epoca con tanto di luoghi comuni e stereotipi (avidità, usura e via elencando).
Ma forse no, ci suggerisce lo studioso, forse non è proprio così, perché una rilettura più attenta (e sofferta) del testo, rivela in realtà che l’ebreo oltraggiato, disprezzato e odiato possiede quell’umanità e quella dignità, di fatto “mancante” nella società che lo circonda: quella società veneziana, con le su luci e le sue ombre, dove il commercio prospera insieme all’ipocrisia, all’usura e all’avidità; e dove la nobiltà lagunare si adagia ai piaceri, agli intrighi ma soprattutto al culto del Dio denaro. Attenzione dunque, sembra suggerire lo studioso, la realtà umana non è mai sempre omogenea, univoca o unidirezionale… Con una sapiente e travagliata decostruzione del testo, il professore ha offerto al pubblico una visione inedita e sorprendente che scardina stereotipi e luoghi comuni, ieri come oggi.
Dopo l’intervento di Calimani, hanno fatto seguito gli inframmezzi musicali con i Goldene Medine, trio talentuoso di musica ebraica composto da Angelo Baselli (clarinetto), Miriam Camerini (voce) e Lorenzo Monguzzi (chitarra) e lo spettacolo La luce dell’utopia. Herzl dell’attore Amichai Pardo; uno spettacolo inedito, molto divertente e soprattutto istruttivo anche per i più giovani. In scena la rappresentazione della storia e della figura di Theodor Herzl, tra i padri del sionismo, attraverso la sua biografia e la straordinaria personalità. (Video).
Non ultima la proiezione di una video- intervista in esclusiva di Anna Migotto a Vera Vigevani Jarach, la cui drammatica e toccante storia è nota: emigrata in Argentina da Milano dopo le leggi antiebraiche del ’38, negli anni ’70 ha visto la figlia arrestata dai militari della giunta golpista e fascista, torturata, infine gettata dal cielo nel Rio della Plata, diventando così una delle migliaia di persone desparecide. Diventata una delle Madri della Plaza de Mayo, Vera Vigevani Jarach è la più grande testimone di un periodo oscuro e brutale della Storia.
In conclusione si è parlato di cucina ebraica con tanto di ricette legate alla tradizione di Channukkà fino all’accensione della prima candela, alla presenza di Rav Alfonso Arbib.