Festival/Lo Shabbat della Natura, la schmità e il riposo dei campi

Jewish in the City

di Fiona Diwan

Natura matrigna e indifferente rispetto ai destini dell’uomo, oppure invece manifestazione tangibile del divino e della sua grandezza? Può essere Dio nella Natura? O al contrario, essere completamente separato da essa? E se Dio è inconoscibile come può essere mai identificato con la Natura, le cui leggi abbiamo imparato a conoscere e indagare? Cosa si intende con Natura naturans o natura naturata, per dirla con Spinoza? Abbiamo chiesto a Haim Baharier, pensatore e studioso di ermeneutica biblica, in che cosa consistono la concezione ebraica della Natura e l’idea rivoluzionaria del riposo della Terra, temi al centro della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2013.

«Innanzitutto, attenzione, non stiamo parlando di maggese», avverte con un sorriso ironico Haim Baharier riflettendo sul tema della Natura, haTeva in ebraico. «Dobbiamo sfatare un luogo comune: la schmità, il settimo anno, l’anno sabbatico, NON è un maggese. Ricordiamoci che siamo in Medioriente e che qui lavorare la terra per 6 anni vorrebbe dire sfiancarla, distruggerla! Eppure Moshè, il nostro maestro, ci dice che dopo sei anni, la terra sarà a riposo; e il settimo anno, la schmità, darà un raccolto così copioso da durare per altri tre anni. Da ciò deduciamo che la schmità altro non è che una forma di apprendimento dello Yovel, una propedeutica al Giubileo, che è poi anche l’obbligo di suonare lo Shofar come segno della liberazione degli schiavi e del ritorno di tutte le proprietà al primo proprietario originario. Siamo in pieno ambito di economia politica, o sbaglio? Uscire dalla schiavitù significa infatti deprivarsi del possesso della terra (se non ho più la terra non ho più bisogno di schiavi per coltivarla), significa uscire dallo schema di sfruttamento altrui, che si tratti della zolla o di altri esseri umani. La verità è che dobbiamo imparare un modo di risiedere sulla Terra senza possederla, senza saccheggiarla, ci avverte Moshè; e ancor di più se parliamo della terra di Israel, che è la Terra del Dono, una terra che sfugge alla captazione. Così come Dio ha creato per sei giorni e poi si è ritirato per rendere libero l’uomo, così anche l’uomo deve saper liberare la terra, ritirandosi. Mi spiego meglio: per sei giorni Dio crea e organizza la Natura, rende quindi il suo operato indagabile e conoscibile all’uomo attraverso Leggi e percorsi di conoscenza scientifici, fisici, chimici, botanici, zoologici, psicologici… Poi, per poterla finalmente donare all’uomo, Lui si ritira, fa spazio, sgombra il campo, si fa da parte, come una madre col figlio che cresce. Questa è haTeva, la Natura, che non a caso ha la stessa Ghematria di Elohim, lo stesso numero qabbalistico del nome di Dio. Fondando la conoscenza e le leggi naturali, il Creatore fonda la libertà dell’uomo, la possibilità di indagare il Creato. Insomma, con haTeva intendiamo la parte strutturale, indagabile e conoscibile della Creazione. Il Creatore si ritira e lascia la Natura, haTeva al suo posto; e mai e poi mai si identifica con essa; si ritira per regalare all’uomo la facoltà di osservare l’Opera e interpretarla».

E difatti non esiste panteismo nel pensiero ebraico, Dio NON è nella Natura. Anzi. La Natura c’è perché Dio si ritira, ed è la sua ritrosia, il suo mettersi da parte a fondare la libertà dell’uomo. In questo modo, l’esistenza della Natura è la prova più clamorosa dell’assenza di Dio. E quindi la prova stessa della sua esistenza: Dio esiste in quanto assente. «Provate a pensare a voi stessi mentre state cercando una spilla o un gioiello che avete perso. Il gioiello non c’è, lo state cercando come dei pazzi, quindi questa è la prova che esiste assolutamente anche se è assente e voi non lo trovate. L’assenza di Dio quindi è la prova della sua esistenza. I qabbalisti erano molto rigorosi in proposito, sa? Questo modo di vedere ha a che fare strettamente con lo Shabbat. Dimmi com’è il tuo Shabbat e ti dirò come è stata la tua settimana». Un rapporto, quello del Creatore con la Natura, che sembra così definirsi nell’importanza data al vuoto piuttosto che al pieno, attraverso l’assenza invece che attraverso la presenza. Un po’ alla maniera della poesia giapponese, maestra nel farci vedere quello che non c’è, come nel celeberrimo haiku di Buson, “l’usignolo canta – la piccola bocca – spalancata”.

Ma tornando a Moshè e al riposo della Terra, è proprio parlando di schmità e yovel che il nostro Maestro fonda uno dei cardini dell’ecologia, o meglio, la sua dimensione etica.

Conclude Baharier: «Più che conoscere le regole dell’agricoltura, ciò che conta è un’ecologia etica, il capire che non puoi sfiancare la terra per più di sei anni: e che insomma il ritmo della terra, il ritmo della vita, il ritmo dell’etica coincidono e sono un tutt’uno. Ricordiamoci che noi siamo in affitto sulla Terra dei nostri figli; e che alla fine è a loro che dovremo rendere conto».

Una Giornata di gioia e di vita

«La specificità della Giornata Europea della Cultura Ebraica è di aprire le porte dei luoghi ebraici in tutta Europa, di far conoscere la vita e la cultura degli ebrei. -spiega Emanuele Ascarelli, direttore del DIRE, Dipartimento Informazione e Relazioni Esterne dell’UCEI, che coordina e promuove la Giornata in Italia – Una giornata di gioia e di vita, di domande e di risposte, di ponti e di incontri, che ha riscosso il consenso dei visitatori, oltre cinquantamila ogni anno in Italia. Dopo le ricorrenze del calendario, la cucina, la musica, anche il tema scelto quest’anno per tutta Europa, “Ebraismo e natura”, si inserisce in questa offerta di contenuti ebraici. Quindi il rispetto per il creato, il riposo della terra, la protezione dell’ambiente, il risparmio energetico, la lotta all’inquinamento: tutti punti di estrema attualità. L’argomento è ampio e per noi ebrei è immediato pensare all’attività del Keren Kayemeth Le Israel, al rimboschimento della terra di Israele, agli alberi donati nelle occasioni liete e tristi della nostra vita. Sono iniziative piene di significato, apprezzate non solo dagli ebrei, e il KKL ha proposto alle varie località alcuni appuntamenti su queste tematiche, che interesseranno anche quanto avviene in Israele, centro di vita del popolo ebraico. Non cambierà l’aspetto ufficiale della Giornata: si tratta di un importante avvenimento culturale nazionale, coordinato in Italia dall’UCEI, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio delle istituzioni, per promuovere una Giornata utile per approfondire, in un clima di leggerezza, aspetti profondi e spesso meno noti della cultura e della vita del popolo ebraico in Italia e nel mondo».

Il tema “Ebraismo e natura” è stato scelto dall’European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage (AEPJ), l’ente promotore della Giornata Europea della Cultura. È questo dunque il filo conduttore che legherà le tante proposte e le iniziative volte a far conoscere la “versione ebraica” sul rispetto per l’ambiente e il comportamento che l’uomo deve assumere nei confronti del mondo circostante. La quattordicesima edizione della Giornata si svolgerà domenica 29 settembre – e non come di consueto all’inizio del mese, per evitare la concomitanza con il Capodanno ebraico. Quest’anno l’appuntamento coinvolgerà ventinove Paesi europei e ben sessantasei località in Italia: numeri importanti e in costante crescita, per un evento a cui partecipano in media oltre duecentomila visitatori in Europa. Capofila dell’edizione 2013 sarà Napoli. «È una città splendida, – dice Sira Fatucci, responsabile UCEI per la GdC – con una storia importante alle spalle. Quest’anno ricorre la celebrazione dei 150 anni della fondazione della Comunità e si celebra anche il settantesimo anniversario delle Quattro Giornate di Napoli. Due ricorrenze importanti che si legheranno con la Giornata. Quella di Napoli è una Comunità piccola ma molto vivace e motivata e sicuramente il programma che stanno preparando per la Giornata sarà denso e interessante. Sono previste visite guidate alla Napoli ebraica misteriosa e per i più ancora sconosciuta, concerti, conferenze sul tema e tante altre sorprese».

Per i programmi in Italia: www.ucei.it/giornatadellacultura; nei Paesi europei: www.jewisheritage.org, il sito dell’AEPJ