Milano dal cuore jewish: dal 29 al 31 maggio torna Jewish in the City

Jewish in the City

di Fiona Diwan

Il tema del Festival sarà quello dei 150 anni della Comunità Ebraica di Milano. I passaggi storici, i mutamenti, i personaggi. Una vitalità dialettica che ha lasciato il segno, da Angelo Sraffa a Prospero Moise Loria, dall’Umanitaria all’Università Bocconi. Dibattiti, incontri, spettacoli per ricordare una pagina d’oro dell’ebraismo italiano

 

asilo mariuccia

«Quanti di noi conoscono la figura di Alessandro Da Fano, il primo Rabbino capo di Milano che, proprio in Guastalla insegnò l’ebraico a colui che sarebbe diventato il futuro Papa Pio XI? E quanti ancora sanno che il fondatore dell’Umanitaria, Prospero Moise Loria era un visionario e illuminato filantropo ebreo milanese? E che l’Asilo Mariuccia fu l’esito di un gesto di grande solidarietà da parte della famiglia ebraica milanese che lo fondò? Inoltre: l’ebraismo milanese ha dato a questa città due rettori dell’Università Bocconi, economisti come Angelo Sraffa (padre di Piero Sraffa), e Gustavo del Vecchio, quest’ultimo rimosso negli anni Trenta dal proprio incarico dopo aver subito violente aggressioni fasciste. Quello tra Milano e gli ebrei è un legame fortissimo che si è mantenuto nel tempo. Ed è insieme che vogliamo festeggiare i 150 anni della nostra Comunità: con la prossima edizione di Jewish in the city interamente dedicata a questo anniversario». Così parla Gadi Schoenheit, Vice Assessore alla Cultura e responsabile delegato per il Festival di cultura ebraica Jewish in the city, oggi alla sua terza edizione, che si terrà dal 29 al 31 maggio. E prosegue: «Ho voluto coinvolgere nella progettazione del festival tutti gli Assessorati: Cultura, Giovani, Scuola, Culto, Comunicazione, ma anche gli Enti ebraici e milanesi, dall’Adei all’Umanitaria, dal Memoriale al CDEC, dal Noam all’Ambrosiana. Con Monsignor Fumagalli, ad esempio, abbiamo già previsto un importante evento il pomeriggio di lunedì 30 maggio. Considerando la difficile impasse economica in cui versa la Comunità, abbiamo voluto fare le cose con un certo “senso del pudore” e dell’understatement: il nostro budget è stato dimezzato del 50 per cento rispetto alle edizioni precedenti, senza contare che è tutto autofinanziato e sponsorizzato, anche dall’UCEI, finanziamenti con cui copriremo la maggior parte delle spese. Tuttavia, la ricerca di sponsorizzazioni è ancora in divenire: siamo più che aperti a ricevere nuovi contributi, perchè non è affatto facile garantire questa ricchezza di offerta, e soprattutto un’elevata e professionale esposizione di eventi, che durerà per ben tre giorni».

Il Festival si articolerà in tre grandi filoni paralleli, con al centro dibattiti e conferenze. Tema: Di che cosa parliamo quando parliamo di Comunità. Inoltre, approfondimenti sulla Storia degli ebrei di Milano che verrà sviluppata anche nei suoi risvolti di Filantropia e solidarietà. E ancora: La politica: i Giusti, i Partigiani; l’Economia: Piero Sraffa, Gustavo del Vecchio… Infine, un importante format sul futuro e sui nostri prossimi 150 anni da ebrei di Milano: la città, i giovani, la tecnologia e la dialettica tra Milano e Israele (scoperte scientifiche, start up…, e un evento in collaborazione col Technion di Haifa).

«La Comunità ebraica di Milano è un modello di integrazione che può dire e dare molto alla città. Ed è su questo aspetto che punteremo molto per la nuova edizione di Jewish in the City». Così Rav Roberto Della Rocca, Direttore scientifico del Festival, spiega quali sono i pilastri dell’appuntamento di fine maggio. «Vogliamo presentarci alla città come modello di realtà che negli anni ha saputo integrare persone provenienti da Paesi diversi, non solo al suo interno, ma anche nel tessuto sociale cittadino – continua -. In questo modo chi è esterno potrà conoscere la nostra Comunità senza una mediazione deviata o pregiudizi. Per capire cosa significhi essere una minoranza a Milano – con la sua organizzazione, la sua scuola, che dà insegnamenti ebraici all’interno del programma italiano nazionale – e cosa essa può dare alla città. A tutto ciò si lega un tema di grande attualità, quello della cittadinanza, di cosa significa essere cittadini del proprio paese e al contempo ebrei».

Ospiti, incontri, programma sono ancora in fieri, dice Gadi Schoenheit : ci sarà un concerto di Raiz degli Alma Megretta e quello del compositore e band-leader israeliano Omer Avital; poi un pranzo alla Rotonda della Besana con la presentazione del libro di Roni Hamaui sulla Comunità; e ancora un concerto con Enrico Fink, il regista Ruggero Gabbai con un video sulla storia della Comunità, lo spettacolo di Miriam Camerini. Alla regia organizzativa, Cristina Colli; regia operativa, Language Consulting; ufficio stampa, Alessandra Santerini.

Conclude Schoenheit: «L’anniversario proseguirà tutto l’anno con una mostra su Milano e l’editoria ebraica, il 18 settembre 2016, per la Giornata della Cultura. E poi vogliamo dare vita a una sorta di Stati generali della Comunità, per discutere su “chi siamo e su che cosa vogliamo essere”. Infine, firmeremo un protocollo tra CEM e mondo politico e religioso milanese sul tema dell’accoglienza e della sicurezza, con un comitato per i problemi urgenti, un po’ come avveniva per il Comitato per l’Ordine Repubblicano».