Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La parashà di Terumà si apre con l’indicazione divina della costruzione del mikdash, un santuario, dove Dio avrebbe avuto, per così dire, il suo spazio di residenza in mezzo al popolo di Israele ( Esodo 25,8). Al verso successivo lo stesso comandamento torna a riferirsi alla costruzione di un mishkan (Esodo 25,9) che era il vero e proprio tabernacolo trasportabile nel deserto. Il Mikdash e il mishkan sono quindi il luogo di incontro tra popolo e Dio e sono due elementi ben distinti e con significati diversi.
Il mishkan è il luogo del movimento, il luogo che il popolo può smontare e condurre con sé, è il luogo che segue l’uomo nel suo camminare, nel suo salire e scendere, sia fisicamente che spiritualmente. Il mishkan è la “tenda della radunanza”, la tenda dell’incontro, l’incontro tra l’uomo e Dio attraverso lo studio e la trasmissione della Torà. Per questo motivo nella parashà di Tetzavvè troviamo un versetto di fondamentale importanza. “…all’ingresso della tenda di convegno, davanti all’Eterno, dove io v’incontrerò per parlare con te.” (Esodo 29,42) Nel mishkan Dio si incontra con tutto il popolo di Israele, ma parla con Moshè, quel “te” che è specificato nel versetto. E cosa significa parlare con te? Rav Dessler z”l ci insegna che in quel contesto “parlare” significa trasmettere Torà, perché lo studio della Torà significa avvicinarsi a Dio con gioia e con pienezza di significato.
Il mikdash, il santuario è invece il luogo della santità, dalla parola kedushà, e santità significa trascendenza, lì dove il mikdash è il luogo dell’incontro con il Trascendente, con Colui che è al di là di noi ed in quel contesto è la preghiera il mezzo che ci avvicina a Dio e non più lo studio, perché la preghiera trascende la dimensione fisica, la dimensione intellettuale, la dimensione del limite che esiste in ognuno di noi.
Mishkan e mikdash rappresentano insieme i luoghi del nostro incontro con Dio, lì dove il mishkan è il luogo dello studio e della gioia, dell’incontro per così dire più intimo e fisico, mentre il mikdash rappresenta il luogo della consapevolezza del nostro limite di fronte il Trascendente, di fronte a ciò che ci fa “tremare” di timore per Dio.
Amore e timore per Dio sono i luoghi del mishkan e del mikdash e sono i luoghi del cuore dell’uomo di fede.