Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
I personaggi principali di questa parashà sono i gemelli Esav e Yaakov. La relazione tra di loro è caratterizzata da un conflitto durato per tutto il corso della loro vita: una disputa cominciata nell’utero materno e proseguita in ogni incontro, come vedremo fino alla fine della nostra parashà, quando Yaakov fuggirà da casa temendo la vendetta del fratello.
Yaakov e Esav simboleggiano due modi, talvolta concomitanti e talvolta alternati, della maniera di essere del popolo di Israele. Si comprende così la preferenza del padre per l’uno e della madre per l’altro, in funzione di aspettative differenti rispetto al popolo che sarebbe nato dalla loro progenie.
Itzhak è un uomo sedentario essenzialmente passivo. La forza ed il potere di decisione di Esav lo incantano e vede in lui una sicurezza proiettata verso il futuro. A differenza del suo sposo, Rivka comprende che saranno le doti intellettuali di Yaakov che daranno trascendenza alla vita del popolo in futuro.
Guardando alla personalità di entrambi i fratelli con occhio distaccato, notiamo la differenza, ma anche la complementarietà, dei loro caratteri. Le loro attitudini vitali corrispondono a diverse necessità: non tutti gli stimoli che ci vengono proposti dalla realtà ammettono risposte di uguale intensità.
Così Amalek ci rimanda alla personalità di Esav, mentre con la fondazione di Yavne e del suo circolo di saggi abbiamo un approccio che si indentifica nettamente con Yaakov.
Possiamo capire la tensione che vivono Itzhak e Rivka quando devono decidere quale dei loro figli riceverà la benedizione, affrontando il dilemma di chi sia il migliore, di chi abbia le capacità per essere il capo del popolo ebraico. Itzhak era propenso ad un guerriero con la forza di difendere le sue idee e proteggere fisicamente la sua famiglia e per questo pensava che dovesse essere scelto Esav. Rivka era più propensa a pensare che il mondo si regge sulle idee e che i filosofi, gli intellettuali, i pensatori, siano coloro che realmente hanno influenza su di esso.
Nel momento in cui Itzhak deve impartire la benedizione della primogenitura, quando Yaakov prova a travestirsi come suo fratello, vediamo una sintesi di quelli che fino ad ora erano gli “opposti”. “Le mani sono di Esav” dice Itzhak ed aggiunge: “e la voce è quella di Yaakov”. Non è attraverso strutture rigide che si può rispondere efficacemente alle necessità ed alle sfide, ma attraverso una adeguata sintesi di ciò che può apparire antitetico.
Le separazioni creano dicotomie, confronti, violenza, fanatismo. È necessario incontrare l’armonia e l’equilibrio tra concetti e personalità differenti. Le mani di Esav devono imparare a convivere con la voce di Yaakov.
In molte occasioni, così come per lo Stato di Israele, è necessario unire le braccia del guerriero con la voce del saggio per giungere alla modalità più idonea per fronteggiare la realtà.
Rav Eliahu Birnbaum
Shabat Roma 16.23-17.26
Shabat Milano 16.25-17.31
Shabat Jerushalaim 15.59-17.14 Shabat 16.18-17.15