Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
La Parahà di Bereshit inizia il ciclo di Studio annuale della Torah. I soli primi versi sono talmente densi di significato e implicano una riflessione talmente accurata che certamente l’intera vita non è sufficiente per analizzare e comprendere.
La Parahà di Bereshit inizia il ciclo di Studio annuale della Torah. I soli primi versi sono talmente densi di significato e implicano una riflessione talmente accurata che certamente l’intera vita non è sufficiente per analizzare e comprendere.
“Bereshit barà Helohim et hashammaim veet haaretz”
“In principio creò D-O il cielo e la terra”.
L’ inizio del Sefer Bereshit inizia con la parola “Be- Reshit”: ” Al Principio”.
Questa è la traduzione più comune e segue l’ interpretazione di Rambàn, per il quale il punto principale è che la Torah inizi con questo fondamento di fede, affinché sia chiaro che l’ inizio di ogni cosa al mondo sia stata creata da HaShem.
Rashì e Ibn Ezra intendono per ” Principio”, l’ inizio della Creazione, cioè l’ ordine cronologico del Creato.
Nel suo commento sulla Torah, Rashì cita Rabbi Ytzkach (secondo alcuni, suo padre) il quale solleva una importante questione.
La Torah non è un Libro di Storia, ma un Codice di leggi e pertanto, più che dalla Creazione, dovrebbe iniziare dal primo precetto, il comandamento che riguarda la luna nuova (Shemot 12-2). Infatti questa è la prima mitzvà insegnata al Popolo d’ Israel.
L’ inizio della Torah parte invece dalla Creazione, affinché sia affermata in maniera chiara ed inequivocabile la sovranità di HaShem sul’ universo, come è scritto ” Ha dichiarato Egli al Suo popolo la forza delle Sue opere, per dar loro il territorio delle nazioni” (Tehillim 111,6):
Se le nazioni accusassero (come di fatto accusano) il popolo ebraico di essersi ingiustamente appropriato della tera di Kenaan, esso potrebbe rispondere: ” L’ intero universo appartiene a D-O. Egli lo ha creato ed Egli lo ha dato a chi più preferiva” (Bereshit Rabbà).
“BeReshit”: questa parola può essere anche interpretata “Bishvil Reshit” e cioè: [il mondo fu creato] a beneficio delle cose che sono chiamate “l’inizio”, a significare che Dio portò il mondo in essere, a beneficio di quelle cose che sono di tale importanza che la Toràh le chiama reshit, “prime” o “iniziali”.
Si tratta di quelle cose che rivestono un’importanza primaria: la Torah, Israel, comandamenti riguardanti i primogeniti, le offerte dedicate ai Cohanim.
La conseguenza logica di queste osservazioni è che la Torah è che il ruolo di Israel è l’osservanza. Adam e Chavà vennero meno all’unica mitzva’, una mitzvà piuttosto semplice, quella di non mangiare dal’ unico albero proibito.
La Torah è quindi un codice di leggi ed infatti D-O ha creato il mondo secondo il Suo attributo di Legislatore Supremo: Elohim. Dopo la trasgressione, a rigor di logica, il Creatore avrebbe dovuto, senza ombra di dubbio, distruggere l’ umanità, ma il Suo giudizio fu mitigato dal’ attributo della Misericordia espresso dal Tetragramma Sacro.
Per questa ragione, malgrado il peccato successivo di Kain e di Lemech, Hashem attese per dieci generazioni, da Adam a Noach, prima di decidere una punizione severa.
Da questo deduciamo che con la vita, veniva dato all’uomo il libero arbitrio, la capacità di decidere autonomamente, anche di peccare, ma con il peccato, veniva sempre lasciata la possibilità del pentimento e del ritorno.
il Libro della Creazione non è il libro, come dicono i saggi, della creazione di monti, fiumi e valli, ma è la storia dell’umanità che fallisce il suo compito con Adam e Chavà, fallisce con la seconda generazione di Kain, fallisce ancora per le generazioni fino a Noach. Dopo il diluvio, a quella generazione di Tzadikim, sopravvissuti, seguono altre dieci generazioni le quali, a poco a poco, dimenticano D-O, fino ad Avraham.
Con Avraham Avinu avviene la svolta epocale: nasce formalmente il popolo ebraico ma solo con Moshè nasce Israel che, con il dono della Torah assume su di sé l’impegno di realizzare quanto HaShem aveva stabilito per il primo uomo, Adam Harishon, ricevere la Torah e osservare le mitzvot.
Quindi lo scopo della Creazione, secondo la maggioranza dei Saggi era di dare a Israel la Torah, il “modello” secondo il quale HaShem ha creato il mondo, allo stesso modo in cui un architetto si serve del progetto per costruire (Midrash Rabbà). La Torah quindi non solo precede la Creazione, ma è il modello sul quale il mondo si fonda ed è lo strumento che rende l’Ebreo socio di D-O nella Creazione, in quanto la Creazione non è qualcosa di statico e definitivo, ma in continua evoluzione.
Questo concetto viene dedotto dal testo ebraico.
Quando la Torah afferma che D-O “Vide che era cosa buona”, (“Ki Tov”) afferma che si tratta di una creazione completa e perfetta.
In alcune opere manca questa affermazione: a proposito del secondo giorno, ad esempio, non è detto che era cosa buona. Rabbi Khanina afferma che in quel giorno fu creata la discordia, perché quando si determina una separazione, si crea anche uno squilibrio (“separò le acque che erano sotto il firmamento dalle acque che erano sopra il firmamento”). Se di una divisione che viene a stabilizzare il mondo, non è detto che era cosa buona, a maggior ragione non è detto di una divisione che viene a rovinarlo (Bereshit Rabbà).
Anche dell’Uomo D-O non dice che “era bene”. Tutte le altre creature erano perfette, fin dal momento in cui vennero create.
All’uomo era stato dato invece il libero arbitrio, con la possibilità di scegliere come divenire, buono o malvagio, quindi non lo si può definire “buono”. Occorre vedere come sarà il suo comportamento.
Questo è il significato dell’essere soci di D-0 nell’opera della Creazione. migliorare continuamente il mondo attraverso il miglioramento di quella che è la parte più mirabile del creato. l’essere umano, creato “Betzalmenu, Kidmutenu”: A (nostra) Immagine e somiglianza.