Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Dopo la battaglia con Sichon, re degli emorei, il popolo ebraico espugna tutta le loro città e si stanzia in esse. La Toràh, parlando a proposito della città di Cheshbon, dice:
Dopo la battaglia con Sichon, re degli emorei, il popolo ebraico espugna tutta le loro città e si stanzia in esse. La Toràh, parlando a proposito della città di Cheshbon, dice:
“In connessione a questo fatto, coloro che parlano usando parabole (HaMoshelim) dicono: ‘Veniamo ai conti’ (Bo Cheshbon). Possa essa essere ricostruita e ristabilita come città di Sichon” (Bemidbar 21:27).
La Ghemaràh (Baba Batra 78b) gioca con le parole del versetto per insegnarci una lezione di vita:
Il termine “Hamoshelim” (traducibile anche come coloro che dominano) si riferisce a coloro che dominano i propri impulsi. “Bo Cheshbon”, ci sta dicendo di venire e fare i conti del nostro comportamento. Pensa a cosa perdi compiendo una Mizvàh e soppesa d’altra parte ciò che puoi guadagnare da essa. Pensa cosa guadagni trasgredendo una Mizvàh, e valuta in corrispondenza quanto ci perdi. Se lo fai, ti costruirai in questo mondo, e sarai stabilito nel mondo a venire”.
Sul fatto di tenere la contabilità riguardo al proprio comportamento, Rabbì Moshèh Chaim Luzzatto scrive che una persona deve tenere gli occhi aperti su ciò che fa; deve lavorare per superare le proprie abitudini e atteggiamenti negativi. Businessman di successo tengono traccia accurata di tutti i loro investimenti e soppesano costantemente la propria situazione finanziaria. Allo stesso modo, una persona dovrebbe tenere la contabilità del proprio comportamento ogni giorno, per lavorare sull’automigliorarsi.
Quando tieni la contabilità del tuo comportamento, sii felice di ogni piccolo miglioramento. Non farti scoraggiare da ciò che rimane ancora da sistemare. Quando tieni l’attenzione su ciò che hai già fatto di positivo, sarai motivato per continuare a migliorare.
di Rav Zelig Pliskin
Contenuto della Parashà
Un’altra settimana di azione, avventura e mistero mentre il Popolo Ebraico vaga nel deserto durante il 38° anno. Prima le regole della vacca rossa (Paràh Adumàh) che veniva bruciata con legno di cedro, issopo e filo scarlatto. Le ceneri venivano poi usate in una cerimonia di purificazione per coloro che erano entrati in contatto con un morto. Cosa ancora più strana, chi era coinvolto nella preparazione delle ceneri diventava ritualmente impuro, ma coloro su cui erano spruzzate diventavano ritualmente puri. Questa è una lezione per dirci che dobbiamo rispettare i comandamenti anche se non riusciamo a capirli. HaShem li ha decretati, sono per il nostro bene e non dobbiamo sempre sapere il perché.
Miriam, sorella di Moshè e profetessa, muore. Il pozzo che ha accompagnato il popolo ebraico per merito suo, cessa di fornire acqua. Il popolo si ribella di nuovo nei confronti di Moshè e Aharon per la mancanza d’acqua. L’Onnipotente dice a Moshè di parlare alla roccia per far uscire l’acqua. Moshè si inquieta, colpisce la roccia ed esce l’acqua. In ogni modo HaShem punisce Moshè e Aharon per non averlo santificato parlando alla roccia e gli vieta di entrare nella terra d’Israele.
Aharon muore. Suo figlio Elazar è nominato il nuovo Sommo Sacerdote. Il canaanita re di Arad attacca il popolo subendo poi una clamorosa sconfitta. C’è un’ulteriore ribellione per il cibo e l’acqua in risposta di cui HaShem manda una piaga di serpenti velenosi. Moshè prega per il popolo e HaShem gli dice di mettere l’immagine di un serpente su di un palo alto. Chiunque lo vedeva pensava ad HaShem, si pentiva e sopravviveva.
Il popolo annienta poi gli Amoraiti e Bashaniti che non solo non li hanno fatti passare pacificamente nelle loro terre, li hanno anche attaccati.