Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
A Moshè vengono insegnate le norme della mucca rossa, le cui ceneri vengono usate per purificare una persona che è stata contaminata da un corpo morto.
Dopo quarant’anni di cammino, il popolo d’Israele giunge nel deserto di Tzin. Miriam muore e il popolo ha sete. Il Sign-re ordina a Moshè di parlare ad una roccia e di comandarle di far uscire l’acqua. Moshè si irrita con gli Israeliti ribelli e colpisce la roccia. L’acqua esce dalla roccia ma il Sign-re dice a Moshè che né lui né Aharòn entreranno nella Terra Promessa.
Aharòn muore ed il figlio Elazàr diventa Kohen Gadòl al suo posto. Dei serpenti velenosi attaccano il campo degli Israeliti come punizione per aver “parlato contro il Sign-re e contro Moshè”; il Sign-re allora comanda a Moshè di mettere un serpente di ottone su di un palo alto e chiunque guarderà verso il cielo guarirà. Il popolo intona un canto in onore dell’acqua che viene miracolosamente fornita loro nel deserto.
Moshè guida il popolo nelle guerre contro i re degli Emoriti (Sichòn ed Og) che non vogliono lasciar passare il popolo nel loro territorio, e conquista i loro paesi, ad est rispetto al fiume Yarden.
Commento
Qual è stato il peccato di Moshè? In questa parashà di Chukkat leggiamo il terribile episodio che condannerà Moshè a non entrare nella terra promessa, lui che era guida e maestro del popolo ebraico.
Al capitolo 20 ed ai versetti dal 9 al 13 leggiamo: “Moshe prese il bastone che era davanti come il Signore gli aveva ordinato, e radunarono Moshè ed Aaron tutta la comunità davanti alla roccia e Moshe disse loro: “ Ascoltate, ribelli, faremo noi uscire da questa roccia dell’acqua per voi? Moshe alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza: ne bevvero la comunità ed il bestiame. Ma il Signore disse a Moshe ed Aaron: “Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi dei figli di Israele, per questo motivo voi non accompagnerete questa comunità nella terra che io gli do. Queste sono le acque di Merivà, dove i figli di Israele litigarono con il Signore e dove Egli si mostrò Santo in mezzo a loro.”
Ma in definitiva qual è stato il peccato di Moshè? Il grande maestro italiano, Shemuel David Luzzatto scrive: “Moshe Rabbenu peccò davvero molto ed i commentatori gli hanno imputato tredici e più sbagli, ognuno dei quali gli ha causato nel suo cuore una nuova colpa, giacchè Don Itzhak Abravanel riportò dieci opinioni ed aggiunse la sua, Rashban nel libro Maghen Avot alla pagina 75 aggiunge una altra opinione, Ramban un’altra ancora e probabilmente sono state scritte altre opinioni che io non conosco;
così che avevo sempre evitato una approfondita indagine di ciò, temendo che attraverso questa mia indagine venisse fuori un nuovo commento ed anche io stesso mi sono ritrovato ad aggiungere un nuovo peccato per Moshè Rabbenu.”
Personalmente scelgo di riportare l’opinione di Rav Shimshon Hirsch che trovo profondamente moderna ed anche profondamente vicino a me in questo momento: “I sentimenti di Moshè derivano dalla sua sensazione amara di assenza di utilità dal lavoro della sua intera vita. Le azioni che ha compiuto per il suo popolo sono state vane poiché ancora essi si ponevano contro di lui come “ribelli” e non si lasciavano convincere…c’è in questo una caduta di fede poiché il credente non dubita e si rafforza nel suo credo nonostante tutte le contrarietà e gli eventi.” Esiste un grande pericolo nel lavoro per il pubblico ed è l’amara sensazione di aver lavorato invano, questa parashà viene a dirci di non cedere mai a questo pericoloso sentimento.
Di Rav Pinhas Punturello
(Foto: Tintoretto, Mosé colpisce la roccia)