Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Nella parashà di ‘Ekev, Moshè continua il suo discorso di chiusura, promettendo ai Figli d’Israele che se osserveranno le mitzvòt della Torà essi avranno successo nella Terra che presto conquisteranno e dove si stabiliranno, come D-o ha promesso ai loro avi.
Moshè li rimprova per le loro debolezze da quando sono diventati un popolo, egli ricorda loro quando hanno venerato il Vitello d’Oro, la ribellione di Korach, il peccato delle spie, come il popolo ha irritato il Sign-re a Taverà, Massà e Kivròt haTa’avà. “Vi siete ribellati contro il Sign-re”, dice loro Moshè, “dal giorno che vi conosco”. Tuttavia egli parla anche di come il Sign-re ha perdonato i loro peccati, e delle Seconde Tavole della Legge che il Sign-re ha inciso e dato loro in seguito alla loro teshuvà.
I quarant’anni passati nel deserto, durante i quali il Sign-re li sostenne tramite la manna che cadeva giornalmente dal cielo, era per insegnare loro che “l’uomo non vive solo di pane, ma dall’enunciazione della bocca di D-o vive l’uomo”.
Moshè descrive la terra che stanno per entrare come una terra dove “scorre il latte e il miele”, una terra benedetta con sette specie particolari (il grano, l’orzo, l’uva, i fichi, i melograni, l’ulivo e i datteri) e come il posto dove si concentra la provvidenza Divina.
Egli comanda il popolo di distruggere gli idoli degli abitanti precedenti del paese e di stare attentea non diventare arroganti e venire a pensare che “il mio potere e la mia forza mi hanno dato questa ricchezza”.
Un versetto importante della parashà è il secondo paragrafo dello Shema che riporta le mitzvòt fondamentali incluse nella prima parte dello Shema e che descrive le ricompense per l’osservanza dei comandamenti Divini e I risultati per un comportamento contrario (carestia ed esilio). Questo brano è anche la fonte del concetto di tefillà, preghiera e include un’allusione alla resurrezione dei morti nell’era Messianica. Da “chabadorg”
Commento: All’inizio di questa Parasha’ leggiamo che Moshe promette al popolo che chi osservera’ le Mitzvot verra’ premiato; questo premio sara’ elargito sia in questo mondo sia in quello futuro.
Ma quale sara’ precisamente il premio per l’osservanza delle Mitzvot? Il Midrash (Devarim Rabba’ 3:1) racconta che gli ebrei chiesero a Moshe quando Hashem li avrebbe premiati per l’adempimento delle Mitzvot; Moshe spiega loro che gli ebrei vengono si’ premiati ma solo in piccola parte in questo mondo.
Il vero premio e’ rimandato al mondo futuro, dove tutto e’ eterno e non passeggero.
Ma perche’ la ricompensa principale per le Mitzvot deve essere rimandata al mondo futuro?
Il Birkat Perez afferma che questo mondo materiale in cui viviamo oggi e’ totalmente inadeguato per contenere questa ricompensa poiche’ il suo godimento e’ limitato esclusivamente alla durata della vita umana ed e’ destinato a svanire; il mondo venire, con la sua eternita’, e’ l’unico luogo dove poter godere a pieno dei meriti che Hashem riserva a chi osserva le Mitzvot.
Inoltre, rimandando la ricompensa principale el mondo futuro, Hashem puo’ verificare la nostra lealta’ nei suoi confronti; se il premio fosse infatti pagato subito, Mitzva’ per Mitzva’, il singolo certamente perderebbe il proprio libero arbitrio di scegliere se osservare o meno la Torah. Ed il libero arbitrio e’ fondamentale per la sussistenza del mondo perche’ e’ su di esso che il rapporto uomo-D-o (Ben Adama Lamakom) si e’ sempre basato fin dalla creazione del mondo.
Il contrario avviene invece per le trasgressioni; Hashem preferisce punire subito i suoi figli nel mondo materiale (dove tutto e’ temporaneo ed evanescente) i modo da elargire solo premo nel mondo materiale.
Questo ragionamento e’ anche quello che sta alla base della piu’ classica risposta alla piu’ classica delle domande: perche’ gli Tzadikim – giusti – soffrono, mentre i Reshaim – malvagi – prosperano?
Perche’ Hashem decide di elargire ai malvagi tutti i premi che spettano loro in questo mondo dove ne potranno godere solo temporaneamente mentre riserva una grande ed eterna ricompensa a coloro che rispettano ed osservano la Torah e le Mitzvot.
Di Davide Cohenca