Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
È una legge strana, quasi incomprensibile. Eccola nella forma in cui appare nella parashà di questa settimana: “Ricordate quello che vi fecero gli Amaleciti lungo la strada quando usciste dall’Egitto. Quando eravate stanchi e sfiniti, vi incontrarono lungo il cammino e attaccarono tutti quelli che erano rimasti indietro; non avevano timore di Dio. Quando il Signore tuo Dio ti darà tregua da tutti i nemici che ti circondano nella terra che ti darà in eredità, cancellerai il nome di Amalek da sotto il cielo. Non dimenticare. (Deuteronomio 25:17-19)
Ai tempi di Mosè, gli Israeliti avevano due nemici: gli Egiziani e gli Amaleciti. Gli Egiziani ridussero in schiavitù gli Israeliti. Li trasformarono in una colonia di lavoro forzato. Li oppressero. Il faraone ordinò di annegare ogni bambino maschio israelita. È stato un tentativo di genocidio. Eppure, riguardo a loro, Mosè comandò: “Non disprezzare l’egiziano, perché sei stato straniero nella sua terra”. (Deuteronomio 23:8)
Gli Amaleciti non fecero altro che attaccare gli Israeliti, attacco che respinsero con successo (Esodo 17:13). Eppure Mosè ordinò: “Ricorda”. “Non dimenticare”. “Cancella il loro nome”. Nell’Esodo la Torà dice che “Dio sarà in guerra con Amalek per tutte le generazioni” (Esodo 17:16).
Perché questa differenza? Perché Mosè disse agli israeliti, in effetti, di perdonare gli egiziani ma non gli amaleciti?
La risposta si trova come corollario dell’insegnamento della Mishnah: “Quando l’amore dipende da una causa e la causa passa, anche l’amore passa. Ma se l’amore non dipende da una causa, allora l’amore non passerà mai”. Qual è un esempio di amore che dipende da una causa? Quello di Amnon per Tamar. E qual è l’esempio dell’amore che non dipendeva da una causa? Quello di David (pastore) e Jonathan (figlio di re Saul). (Avot 5:19)
Quando l’amore è condizionato, dura finché dura la condizione, ma non di più. Amnon figlio di re David amava – o meglio bramava – Tamar perché gli era proibita. Era la sua sorellastra. Una volta che aveva fatto i suoi comodi con lei, “Amnon la odiò con un astio intenso. Anzi, la odiò più di quanto l’avesse amata”. (Samuele II 13:15). Ma quando l’amore è incondizionato e irrazionale, non cessa mai. Per dirla con le parole di Dylan Thomas (porta inglese 1914-1953): “Anche se gli amanti si perdono, l’amore non si perderà e la morte non avrà alcun dominio”.
Lo stesso vale per l’odio. Quando l’odio è razionale, basato su una paura o una disapprovazione che – giustificata o meno – ha una sua logica, allora si può ragionare e porvi fine. Ma quando l’odio è incondizionato e irrazionale non si può ragionare. Non si può fare nulla per affrontarlo e porvi fine. Persiste.
Questa era la differenza tra gli Amaleciti e gli Egiziani. L’odio e la paura degli Egiziani nei confronti degli Israeliti non erano irrazionali. Il Faraone disse al suo popolo: “Gli israeliti stanno diventando troppo numerosi e forti per noi. Dobbiamo comportarci con saggezza con loro. Altrimenti, potrebbero aumentare così tanto che, in caso di guerra, si uniranno ai nostri nemici e combatteranno contro di noi, scacciandoci dal paese”. (Esodo 1:9-10)
Gli Egiziani temevano gli Israeliti perché erano numerosi. Costituivano una potenziale minaccia per la popolazione locale. Gli storici ci dicono che questa paura non era infondata. L’Egitto aveva già subito un’invasione di stranieri, gli Hyksos, un popolo asiatico con nomi e credenze cananee, che si era impadronito del Delta del Nilo durante il Secondo Periodo Intermedio dell’Egitto dei Faraoni. Alla fine gli Hyksos furono espulsi dall’Egitto e tutte le tracce della loro occupazione furono cancellate. Ma il loro ricordo permase. Non era irrazionale che gli egiziani temessero che gli ebrei fossero un’altra popolazione di questo tipo. Temevano gli israeliti perché erano forti.
Notate che c’è una differenza tra “razionale” e “giustificato”. In questo caso, la paura degli Egiziani era certamente ingiustificata. Gli israeliti non volevano conquistare l’Egitto. Al contrario, avrebbero preferito andarsene. Non tutte le emozioni razionali sono giustificate. Non è irrazionale provare paura di volare dopo la notizia di un grave disastro aereo, nonostante il fatto che statisticamente sia più pericoloso guidare un’auto che essere passeggeri di un aereo. Il punto è semplicemente che un’emozione razionale ma ingiustificata può, in linea di principio, essere curata attraverso il ragionamento.
Per gli Amaleciti era vero esattamente il contrario. Essi attaccarono gli israeliti quando erano “stanchi e deboli”. Hanno concentrato il loro attacco su coloro che erano “indietro”. Chi è debole e indietro non rappresenta un pericolo. Si trattava di un odio irrazionale e infondato.
Con l’odio razionale è possibile ragionare. Inoltre, gli Egiziani non avevano più motivo di temere gli Israeliti. Se ne erano andati. Non erano più una minaccia. Ma con l’odio irrazionale è impossibile ragionare. Non ha una causa, non ha una logica. Perciò potrebbe non scomparire mai. L’odio irrazionale è duraturo e persistente come l’amore irrazionale. L’odio simboleggiato da Amalek dura “per tutte le generazioni”. Tutto ciò che si può fare è ricordare e non dimenticare, essere costantemente vigili e combatterlo quando e dove appare.
Esiste una xenofobia razionale: la paura e l’odio dello straniero, dell’estraneo, di chi non è come noi. Nello stadio di cacciatore-raccoglitore dell’umanità, era fondamentale distinguere tra i membri della propria tribù e quelli di un’altra tribù. C’era competizione per il cibo e il territorio. Non era un’epoca di liberalismo e tolleranza. Era probabile che l’altra tribù uccidesse o spodestasse se ne avesse avuto l’occasione. Ma nel giro di due o tre generazioni i nuovi arrivati si acculturarono e si integrarono. Vennero considerati come un contributo all’economia nazionale e un’aggiunta di ricchezza e varietà alla sua cultura. Quando un’emozione come la paura dell’estraneo è razionale ma ingiustificata, alla fine declina e scompare.
L’antisemitismo è diverso. È il caso paradigmatico di odio irrazionale. Nel Medioevo gli ebrei erano accusati di avvelenare i pozzi, di diffondere la peste e, in una delle affermazioni più assurde di sempre – il libello di sangue – erano sospettati di uccidere i bambini cristiani per usare il loro sangue per fare le matzot per Pesach. Tutto ciò era palesemente impossibile, ma questo non impedì alla gente di crederci.
L’Illuminismo europeo, con il suo culto della scienza e della ragione, avrebbe dovuto porre fine a questo odio. Invece ha dato origine a una nuova versione, l’antisemitismo razziale. Nel XIX secolo gli ebrei erano odiati perché ricchi e perché poveri; perché capitalisti e perché comunisti; perché esclusivi e riservati e perché infiltrati ovunque; perché credenti in una fede antica e superstiziosa e perché cosmopoliti senza radici che non credevano a nulla. L’antisemitismo fu la suprema irrazionalità dell’Età della Ragione.
Ha dato origine a un nuovo mito, I Protocolli degli Anziani di Sion, un falso letterario prodotto dai membri della polizia segreta della Russia zarista verso la fine del XIX secolo. Il mito affermava che gli ebrei avevano il potere su tutta l’Europa – e questo, all’epoca dei pogrom russi del 1881 e delle leggi antisemite di maggio del 1882, spinse circa tre milioni di ebrei impotenti e impoveriti, a fuggire dalla Russia verso l’Occidente.
La situazione in cui si trovavano gli ebrei alla fine di quello che avrebbe dovuto essere il secolo dell’Illuminismo e dell’emancipazione è stata enunciata in modo eloquente da Theodor Herzl, nel 1897: “Abbiamo sinceramente cercato ovunque di fonderci con le comunità nazionali in cui viviamo, cercando solo di preservare la fede dei nostri padri. Non ci è stato permesso. Invano siamo patrioti leali, a volte superleali; invano facciamo gli stessi sacrifici di vita e di proprietà dei nostri concittadini; invano ci sforziamo di accrescere la fama della nostra terra natale nelle arti e nelle scienze, o la sua ricchezza con il commercio e gli scambi. Nelle nostre terre d’origine, dove abbiamo vissuto per secoli, veniamo ancora criticati come stranieri, spesso da uomini i cui antenati non erano ancora arrivati in un’epoca in cui i sospiri degli ebrei erano già stati uditi da tempo nel Paese… Se solo fossimo lasciati in pace… Ma credo che non saremo lasciati in pace”.
Questo fu profondamente scioccante per Herzl. Non meno scioccante è stato il ritorno dell’antisemitismo in alcune parti del mondo di oggi, in particolare in Medio Oriente e persino in Europa, a memoria d’uomo dell’Olocausto. Eppure la Torà ci spiega perché. L’odio irrazionale non muore.
Non tutta l’ostilità verso gli ebrei, o verso Israele come Stato ebraico, è irrazionale e, laddove non lo è, si può ragionare. Ma una parte di essa è irrazionale. In parte, anche oggi, è una ripetizione dei miti del passato, dal Libello di Sangue ai Protocolli di Sion. Tutto ciò che possiamo fare è ricordare e non dimenticare, affrontarlo e difenderci da esso.
Amalek non muore. Ma nemmeno il popolo ebraico. Attaccato tante volte nel corso dei secoli, vive ancora, testimoniando la vittoria del Dio dell’amore sui miti e sulla follia dell’odio.
Redazione Rabbi Sacks zzl
(Foto: Bibbia di Royaumont. Sconfitta di Amalec. Mosè ottiene la vittoria sugli Amaleciti, tenendo le mani alzate verso il cielo. Illustrazione del 1811)