Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
“Ed ho anche udito i gemiti de’ figliuoli d’Israele che gli Egiziani tengono in schiavitù, e mi son ricordato del mio patto. Perciò di’ ai figliuoli d’Israele: Io sono l’Eterno, vi sottrarrò ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi emanciperò dalla loro schiavitù, e vi redimerò con braccio steso e con grandi giudizi. E vi prenderò per mio popolo, e sarò vostro Dio; e voi conoscerete che io sono l’Eterno, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. E v’introdurrò nel paese, che giurai di dare ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe; e ve lo darò come possesso ereditario: io sono l’Eterno. Esodo 6,5-9.
La redenzione (Gheulà) così come ci viene rivelata in questi versetti, non è un unico atto onnicomprensivo, bensì una serie di quattro diverse tappe che formano un processo storico. La redenzione e la libertà non si manifestano generalmente in forma drastica, piuttosto costituisce il risultato di diversi fattori che sono causa di un cambio nella situazione generale.
La redenzione si esprime in questi versetti attraverso cinque concetti: “Vi sottrarrò” “Vi emanciperò” “Vi redimerò” “Vi prenderò” “Vi condurrò”. Anche in Egitto era necessario risvegliare nel popolo ebraico il desiderio di libertà, dato che le prime piaghe non addolcirono il cuore del faraone ma anzi aumentarono le richieste rispetto al lavoro degli schiavi ed il popolo iniziò a dubitare circa le possibilità della redenzione. All’inizio della nostra parashà, il Creatore prova a risvegliare e stimolare lo spirito del popolo ed aumentare le sue speranze rispetto alla redenzione. Per questo, viene chiesto a Moshè che spieghi “il programma” della redenzione che avverrà prossimamente.
I percorsi identitari di ognuno di noi, i passaggi da una età ad un’altra dei nostri figli, i progetti comunitari e familiari vanno accompagnati, passo dopo passo, seguendo la logica di una crescita ma anche quella di una stabilizzazione ed attesa dopo ogni tappa. Ad ogni espressione di libertà contenuta in questa parashà, Dio fa seguire un evento storico, un Suo intervento miracoloso che allo stesso tempo educhi il popolo e lo prepari alla tappa successiva. E le tappe non sono mai facili e non sono mai dei percorsi in discesa, perché alla fine di queste tappe ad attenderci c’è la consapevolezza dell’esistenza di Dio, una nuova idea di popolo ebraico che cancella per sempre l’idea di una comunità umana, quella della famiglia di Yaakov, legata da un credo comune e comuni parentele.
È in questo nuovo orizzonte di identità nazionale che possiamo trovare le spiegazioni per ognuna delle tappe verso la libertà che Dio ci offre ed è in questo orizzonte più ampio che spesso possiamo trovare il senso dell’investimento delle nostre energie nei piccoli orizzonti di alcune delle nostre piccole realtà ebraiche. Un bambino che celebra il proprio bar mitzvà in una piccola Comunità, una nascita ebraica all’interno di una città a maggioranza non ebraica, un ritorno alle proprie origini o alle proprie aspirazioni identitarie non sono solo avvenimenti familiari, personali o comunitari: sono investimenti per il futuro del nostro popolo ovunque esso viva, perché ci sia sempre per Dio un popolo da ricordare, da sostenere, da portare in ogni generazione verso la propria libertà. Una libertà che è il prerequisito per giungere nella nostra terra perché se cerchiamo la libertà in questa terra e ci arriviamo ancora “schiavi” dei nostri “Egitti” più diversi, rischiamo il revanscismo culturale e religioso, cosa che non farà bene né a noi né alla terra che ci accoglie.
Di rav Pinhas Punturello