Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Leggiamo nella Parashàt Vayiggash del breve incontro di Yaakov con il Faraone dopo il suo trasferimento in Egitto. La Torah riferisce che Yaakov estese una benedizione al monarca prima di lasciare la sua presenza (47:10). Rashi, citando il Midrash Tanchuma, spiega che Yaakov concesse al Faraone la benedizione che le acque del fiume Nilo sarebbero salite in suo onore. Nelle parole di Rashi, “Dal momento della benedizione di Yaakov in poi, il Faraone sarebbe andato sul Nilo e sarebbe salito per salutarlo e irrigare la terra”.
Rav Shmuel Trovitz, nel suo Ma’adanei Shmuel, suggerisce una spiegazione del motivo per cui Yaakov ha concesso al Faraone questo particolare desiderio. Scrive che l’innalzamento delle acque del Nilo simboleggia la storia di Yosef, che, come l’acqua del fiume, fu sollevato dalle profondità e procedette ad “irrigare” il paese. Yosef sedeva languendo in una prigione egiziana, dove era stato condannato dopo essere stato ingiustamente accusato di un crimine, finché il Faraone non lo sollevò dalla prigione e lo nominò secondo in comando sull’Egitto. Yosef ha quindi continuato a sostenere il paese durante un periodo di devastante carestia, proprio come le acque del fiume Nilo attraversano le terre agricole circostanti, fornendo cibo al paese. Rav Trovitz scrive che Yaakov ha esteso questa benedizione al Faraone per esprimere la sua gratitudine per aver sollevato Yosef dalle profondità della disperazione, desiderando che anche le acque del fiume fossero sollevate e traboccassero dalle loro sponde, portando prosperità al paese.
Tutti noi siamo stati “sollevati” in qualche modo. A tutti noi è stata data la capacità di elevarci, di estenderci oltre noi stessi. Ogni mattina, recitiamo una berakha ringraziando Dio “che non ci ha resi schiavi”, e con un’altra berakha lodiamo Dio che “matir assurim” – “libera coloro che sono legati”. Non siamo incatenati, confinati o rinchiusi in una “prigione”. Abbiamo tutti la capacità che Dio ci ha dato di perseguire obiettivi. Il parallelo tra l’ascesa al potere di Yosef e lo straripamento del fiume Nilo, ci insegna a usare le nostre capacità per “irrigare” la terra intorno a noi, per portare gioia e prosperità nel mondo. Dobbiamo utilizzare tutte le nostre benedizioni a beneficio del mondo, per contribuire ed essere una fonte di bontà. La storia di Yosef costituisce un esempio di come canalizzare i propri doni e trarne pieno vantaggio, per favorire la società nella misura più ampia possibile.
Di Rav David Silverberg