Celebrazioni di Yom Kippur (dipinto di Maurycy Gotliebb)

Shabbat Yom Kippur. Fare Teshuvà è un dono per riavvicinarci ad Hashem e recuperare la nostra spiritualità

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò

Yom Kippur è il giorno più bello dell’anno. È un dono di Hashem, un giorno in cui possiamo liberarci da tutte le averot (peccati) che ci hanno allontanato da Hashem e portato via i nostri sentimenti di spiritualità. La mitzvà del giorno è la teshuvà: ammettere i nostri peccati, pentircene e accettare di smetterli. Dobbiamo credere che con la giusta teshuvà, le nostre deviazioni passate saranno completamente cancellate, come se non le avessimo mai fatte.

Iniziamo Yom Kippur con Kol Nidrei, che è un’antica formula che annulla i nostri voti. Uno dei motivi per cui iniziamo questo giorno fantastico con quella tefillà è perché i rabbini vogliono insegnarci una lezione sul potere della teshuvà.

Quando facciamo un voto, se qualcuno lo ha violato e solo in seguito è andato da un rabbino per fare l’hatarat nedarim (l’annullamento dei voti), e lui sente che c’è una ragione valida per l’hatarà, allora il voto viene annullato retroattivamente e si considera come se la persona non lo avesse mai fatto. Pertanto, la sua violazione scompare completamente, come se c’è mai stato un voto iniziale.

Questo è anche il modo in cui funziona la teshuvà. Possiamo tornare indietro nel tempo e considerare come se non avessimo mai peccato. Le ramificazioni positive sono infinite. Un atto di teshuvà può cambiare il corso dell’intera vita di una persona, così come delle sue generazioni future.

A Rav Yitzchak Zilberstein è stata raccontata una storia da un talmid chacham che oggi insegna la Torà alle masse. Ha detto di essere uno degli oltre 5.000 discendenti del suo trisavolo Yaakov. Ognuno di quei discendenti è un ben Torà e un timorato di Hashem. Alcuni di loro hanno la funzione di rabbini nelle comunità di tutto il mondo. E questo è avvenuto per merito di un saluto amichevole.

Il trisavolo Yaakov è cresciuto in una casa religiosa. Suo padre morì quando era giovane e lui fu travolto dal movimento illuminista che lo allontanò dalla Torà e dalle mitzvot.
Una mattina, si svegliò e si ricordò che era lo yahrtzeit (anniversario di morte) di suo padre, il quale aveva chiesto prima della sua dipartita che Yaakov recitasse sempre il Kaddish per lui nel suo yahrtzeit.
Non sapeva nemmeno se ci fosse una sinagoga nel suo nuovo quartiere, ma decise di fare lo sforzo di cercarne una. Cercò tutto il giorno, camminando per la città finché finalmente non ne trovò una. Era molto nervoso all’idea di entrarci, pensando che sarebbe stato giudicato in base al suo aspetto. Sperava di trovare un posto in fondo alla sinagoga dove non sarebbe stato notato; avrebbe recitato solo il Kaddish e se ne sarebbe andato. Quando entrò, vide che erano nel mezzo della silenziosa Amidà di Minchà. Aspettò in fondo alla sinagoga finché non terminarono le preghiere. Recitò il Kaddish per suo padre e poi cercò di sgattaiolare via. Mentre si dirigeva verso la porta, il rabbino della città, Rav Yitzchak Dov HaLevi Bamberger, lo raggiunse e lo salutò calorosamente. Invece di rimproverarlo per il suo vestito, gli disse quanto lo ammirasse per essere venuto alla sinagoga per recitare il Kaddish. Yaakov rimase lì con le lacrime agli occhi. Si era sentito così in colpa per aver abbandonato la Torà e le mitzvot, e ora le parole edificanti del rabbino lo rendevano speciale. Finì di parlare con il rabbino e  sentì qualcosa muoversi in lui, fu motivato a tornare all’osservanza religiosa.
Due anni dopo quel Kaddish, Yaakov era sotto la chuppà e sposò una ragazza che aspirava anche lei a raggiungere grandi vette spirituali. Insieme, fondarono una famiglia di bnei Torà, tredici figli che seguirono tutti la via di Hashem. E ora, 150 anni dopo quel Kaddish, Yaakov ha oltre 5.000 figli, tutti shomrei Torà e mitzvot.

Il potere di una decisione di avvicinarsi a Hashem può influenzare molte generazioni. Ognuno ha grandezza dentro di sé. Con una singola decisione di impegnarci a diventare più forti nella Torà e nelle mitzvot, possiamo tirandola fuori da noi stessi, cambiare il corso della storia.
Utilizziamo il fantastico giorno di Yom Kippur per fare teshuvà e rinnovare il nostro impegno con Hashem.

Di Rabbi David Ashear*

* Yitzchok Zilberstein (scritto anche Silberstein) (nato nel 1934) è un importante rabbino ortodosso, posek (autorità legale ebraica) ed esperto di etica medica. È l’av beis din del quartiere Ramat Elchanan di Bnei Brak, il Rosh Kollel di Kollel Bais David a Holon,e il Rav del Mayanei Hayeshua Medical Center a Bnei Brak. La sua opinione è spesso richiesta e citata su tutte le questioni di halakha, per la comunità yeshiva lituana israeliana.

**Il rabbino David Ashear è l’autore della nota serie “Living Emunah” pubblicata da Artscroll. Ha ricevuto la semichah dal rinomato Rav Dovid Feinstein Shlita sotto lo Yad Yosef Kollel. Attualmente dirige un programma yeshiva a Yad Yosef per i post-liceali e guida un minyan per giovani adulti durante lo Shabat. Inoltre è un ricercato oratore nella comunità sefardita siriana. È stato Maggid Shiur Daf Yomi per quasi dieci anni presso la Congregazione Beth Torà.

 

Foto: Celebrazioni di Yom Kippur (dipinto di Maurycy Gotliebb)